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Trattamento dati biometrici: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’uso di software di proctoring per gli esami universitari online costituisce trattamento dati biometrici, anche se la valutazione finale è umana. Ha inoltre annullato la decisione di merito che riteneva legittimo il trasferimento di dati verso gli USA basato su clausole contrattuali standard generiche, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Trattamento Dati Biometrici negli Esami Online: La Cassazione Fissa i Paletti

Con la digitalizzazione forzata imposta dalla pandemia, molte università hanno adottato software di sorveglianza a distanza (proctoring) per garantire la regolarità degli esami. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato di petto le implicazioni privacy di tali sistemi, chiarendo quando si configura un trattamento dati biometrici e quali sono i requisiti per il trasferimento di tali dati al di fuori dell’UE. La decisione ribalta un precedente giudizio di merito, stabilendo principi cruciali per la tutela dei diritti degli studenti.

I Fatti del Caso: Esami Online e la Sanzione del Garante Privacy

Una prestigiosa università privata, per gestire gli esami durante l’emergenza sanitaria, aveva implementato un software di proctoring fornito da una società statunitense. Il sistema funzionava registrando video e catturando immagini dello studente e del suo schermo, segnalando tramite “flag” automatici eventuali comportamenti anomali o sospetti. Al termine della prova, il software elaborava un video finale con le anomalie evidenziate, che veniva poi sottoposto al docente per la valutazione definitiva.

A seguito del reclamo di uno studente, l’Autorità Garante per la Privacy interveniva, ritenendo che l’università avesse effettuato un illecito trattamento di dati biometrici e un trasferimento di dati verso gli USA privo di adeguate garanzie. L’Autorità infliggeva quindi una sanzione pecuniaria di 200.000 euro.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

L’università impugnava il provvedimento del Garante davanti al Tribunale. Quest’ultimo accoglieva parzialmente il ricorso, riducendo drasticamente la sanzione. Secondo il giudice di merito, non si configurava un trattamento di dati biometrici perché il software non identificava autonomamente e in modo univoco lo studente. La valutazione finale, infatti, era demandata al docente, una persona fisica. Pertanto, la semplice acquisizione di foto e video era da considerarsi trattamento di dati comuni. Inoltre, il Tribunale riteneva legittimo il trasferimento dei dati negli USA, giudicando sufficienti le Clausole Contrattuali Tipo (SCC) sottoscritte tra l’ateneo e il fornitore del software.

Le Motivazioni della Cassazione sul trattamento dati biometrici

L’Autorità Garante ha presentato ricorso in Cassazione, che ha accolto le sue tesi, cassando la sentenza del Tribunale e rinviando la causa per un nuovo giudizio. Le motivazioni della Suprema Corte sono un punto di riferimento fondamentale in materia.

Quando si Configura il Trattamento di Dati Biometrici?

La Cassazione ha stabilito che si è in presenza di un trattamento dati biometrici quando i dati personali sono ottenuti mediante un trattamento tecnico automatizzato specifico che, analizzando le caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona, ne consente o ne conferma l’identificazione univoca.

Nel caso specifico, il software non si limitava a registrare, ma elaborava attivamente le immagini, selezionava momenti sospetti e creava un prodotto finale (il video con i flag) finalizzato proprio a confermare l’identità dello studente e la regolarità della sua condotta. La Corte ha chiarito un punto decisivo: è irrilevante che l’esito finale del processo sia sottoposto alla verifica di una persona fisica. Il trattamento automatizzato con finalità identificativa è già avvenuto a monte e, come tale, ricade nella disciplina più stringente prevista dall’articolo 9 del GDPR per le categorie particolari di dati, tra cui quelli biometrici.

Trasferimento Dati Extra-UE: Le Clausole Contrattuali non Bastano “per relationem”

Anche sul secondo punto, la Corte ha sconfessato la decisione del Tribunale. Le Clausole Contrattuali Tipo, per essere una garanzia valida per il trasferimento di dati verso paesi terzi (come gli USA, dopo l’invalidamento del Privacy Shield), devono essere concrete e dettagliate. La normativa europea prevede che le misure tecniche e organizzative a protezione dei dati siano descritte specificamente in un’appendice allegata al contratto.

Nel caso in esame, il contratto si limitava a un generico rinvio (per relationem) a documenti e policy di sicurezza consultabili esternamente sul sito del fornitore. Secondo la Cassazione, questa modalità è illegittima perché non garantisce i diritti del terzo beneficiario del contratto, ovvero lo studente. Quest’ultimo deve poter conoscere in modo chiaro, stabile e accessibile quali specifiche misure sono state adottate per proteggere i suoi dati, senza dover fare affidamento su documenti esterni che potrebbero essere modificati unilateralmente dal fornitore.

Le Conclusioni: Cosa Cambia per Università e Aziende

L’ordinanza della Cassazione ha implicazioni pratiche di vasta portata. In primo luogo, stabilisce che l’uso di tecnologie di analisi video e comportamentale per finalità di identificazione o verifica rientra quasi sempre nel trattamento dati biometrici, con tutto ciò che ne consegue in termini di obblighi (valutazione d’impatto, base giuridica solida, misure di sicurezza rafforzate). In secondo luogo, pone fine alla prassi di utilizzare clausole contrattuali generiche per i trasferimenti extra-UE, imponendo una descrizione dettagliata e vincolante delle garanzie offerte, a diretta tutela degli interessati. Le organizzazioni che utilizzano tali tecnologie devono quindi rivedere attentamente i loro processi e contratti per conformarsi a questi principi rigorosi.

L’uso di un software che registra gli studenti durante un esame online è sempre considerato trattamento dati biometrici?
Secondo la Corte di Cassazione, sì, se il software non si limita a registrare passivamente ma effettua un trattamento tecnico specifico (come l’analisi delle immagini o la segnalazione di anomalie) che consente o conferma l’identificazione univoca della persona, anche se la valutazione finale spetta a un docente.

Per trasferire dati personali fuori dall’UE, è sufficiente inserire nel contratto un rimando alle misure di sicurezza del fornitore?
No. La Cassazione ha stabilito che le Clausole Contrattuali Tipo devono contenere una descrizione specifica e dettagliata delle misure di sicurezza in un’apposita appendice allegata al contratto. Un semplice rinvio a documenti esterni non è sufficiente a garantire i diritti degli interessati.

Se la decisione finale sull’identità di una persona è presa da un essere umano, il processo a monte può comunque essere qualificato come trattamento di dati biometrici?
Sì. La Corte ha chiarito che la natura del trattamento si qualifica sulla base dell’operazione tecnica automatizzata che viene eseguita sui dati. Se questa operazione è finalizzata a consentire l’identificazione univoca, si tratta di trattamento di dati biometrici, indipendentemente dal fatto che un essere umano intervenga successivamente per una verifica finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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