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Trasferimento personale pubblico: quale contratto si applica?

Un dipendente, a seguito di un trasferimento di personale pubblico da un ente soppresso a un Ministero, ha richiesto l’applicazione del contratto collettivo dell’ente di provenienza. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che al rapporto di lavoro si applica la contrattazione dell’amministrazione di destinazione. La tutela economica è garantita da un assegno ad personam riassorbibile, ma non dalla continuità delle precedenti indennità accessorie.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Trasferimento Personale Pubblico: Quale Contratto si Applica? La Risposta della Cassazione

Il trasferimento personale pubblico a seguito di soppressioni o riorganizzazioni di enti è una situazione complessa che solleva importanti questioni sul trattamento giuridico ed economico dei dipendenti. Una delle domande più frequenti è: quale contratto collettivo si applica dopo il passaggio alla nuova amministrazione? Quello di provenienza o quello di destinazione? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, consolidando un orientamento giurisprudenziale preciso.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un dipendente di un ente pubblico non economico (originariamente il Registro Italiano Dighe), che, a seguito della soppressione del proprio ente, è transitato nei ruoli di un Ministero. Prima del trasferimento, il lavoratore beneficiava di specifiche indennità previste dalla contrattazione collettiva integrativa del comparto di provenienza, la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo il passaggio al Ministero, queste indennità non gli sono state più corrisposte.

Il lavoratore ha quindi agito in giudizio, sostenendo che avrebbe dovuto continuare a beneficiare della disciplina contrattuale del suo ente di origine, inclusi gli emolumenti accessori come l’indennità di specificità organizzativa e quella di utilizzo flessibile della professionalità. La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha respinto integralmente le sue richieste, portando il caso all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica sul Trasferimento Personale Pubblico

Il nucleo del contendere verteva sull’interpretazione delle norme che regolano il trasferimento personale pubblico. Il ricorrente sosteneva che la normativa speciale e il principio di tutela del trattamento economico acquisito imponessero la cosiddetta ‘ultrattività’ della contrattazione collettiva dell’ente di provenienza. In altre parole, il vecchio contratto avrebbe dovuto continuare a regolare il suo rapporto di lavoro anche dopo il transito nel nuovo comparto ministeriale.

Di contro, l’amministrazione sosteneva che, una volta inserito nel nuovo contesto organizzativo, il dipendente dovesse essere soggetto alla contrattazione collettiva dell’ente di destinazione, come previsto in via generale dalla normativa sul pubblico impiego.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo una motivazione articolata e in linea con i suoi precedenti.

1. Inapplicabilità del Contratto di Provenienza

I giudici hanno stabilito un principio cardine: in caso di passaggio di personale tra amministrazioni pubbliche, il rapporto di lavoro viene regolato dalla contrattazione collettiva del comparto di destinazione. Il trasferimento comporta l’inserimento del dipendente in una realtà organizzativa diversa, con un mutato contesto di regole normative e retributive. L’ultrattività del contratto precedente è un’eccezione che deve essere espressamente prevista dalla legge, cosa che in questo caso non è avvenuta in via definitiva. Le norme che avevano temporaneamente mantenuto il vecchio contratto erano, appunto, transitorie e finalizzate a gestire il passaggio, non a ‘cristallizzare’ per sempre il vecchio regime.

2. La Funzione dell’Assegno ad Personam nel Trasferimento Personale Pubblico

La Corte ha chiarito che la tutela della retribuzione acquisita dal dipendente (il cosiddetto principio di irriducibilità) è garantita attraverso il riconoscimento di un ‘assegno ad personam’. Questo strumento serve a compensare la differenza qualora la retribuzione prevista dal nuovo contratto fosse inferiore a quella goduta in precedenza. Tuttavia, tale assegno non implica che l’intero apparato normativo ed economico del vecchio contratto continui ad applicarsi. Esso ha lo scopo di salvaguardare il livello retributivo raggiunto, calcolato sulla base degli emolumenti certi, predeterminati e continuativi, ma non di importare l’intera disciplina accessoria, spesso legata a specifiche modalità di svolgimento della prestazione nell’ente di origine.

3. L’Inammissibilità delle Censure sulla Contrattazione Integrativa

Infine, la Cassazione ha dichiarato inammissibili le critiche mosse dal ricorrente all’interpretazione che la Corte d’Appello aveva dato delle clausole della contrattazione integrativa. I giudici hanno ribadito che i contratti collettivi integrativi, a differenza di quelli nazionali, non possono essere oggetto di denuncia per violazione di legge in sede di legittimità (ex art. 360, n. 3, c.p.c.). La loro interpretazione è riservata al giudice di merito e può essere contestata solo per vizio di motivazione o per violazione dei canoni legali di ermeneutica contrattuale, oneri che il ricorrente non ha adeguatamente assolto.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza un principio di ordine e coerenza nel sistema del pubblico impiego. Il trasferimento personale pubblico comporta una piena integrazione del lavoratore nel nuovo contesto amministrativo, anche sotto il profilo contrattuale. La protezione economica è assicurata, ma non attraverso una perpetuazione di regimi contrattuali diversi all’interno della stessa amministrazione, che creerebbe disparità e violerebbe i principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. La disciplina applicabile è quella del comparto di arrivo, e la continuità retributiva è garantita dall’assegno ad personam per le sole componenti fisse e continuative dello stipendio.

In caso di trasferimento di personale da un ente pubblico soppresso a un Ministero, quale contratto collettivo si applica?
Si applica il contratto collettivo del comparto dell’amministrazione di destinazione (in questo caso, il Ministero), e non quello dell’ente di provenienza.

Come viene tutelato il livello retributivo del dipendente trasferito se il nuovo contratto è meno vantaggioso?
La tutela è garantita attraverso il riconoscimento di un assegno ‘ad personam’ riassorbibile, che copre la differenza tra il precedente trattamento economico e quello nuovo. Questo assegno si calcola sugli emolumenti certi, fissi e continuativi.

È possibile continuare a percepire le indennità accessorie, come quelle di flessibilità o di specificità organizzativa, previste dal vecchio contratto dopo il trasferimento?
No, la Corte ha stabilito che queste indennità, essendo legate a specifiche condizioni e modalità di lavoro dell’ente di provenienza, non seguono il dipendente nel nuovo rapporto, a meno che non siano previste anche dalla contrattazione dell’ente di destinazione. Non possono essere incluse nell’assegno ad personam se non hanno carattere di certezza, fissità e continuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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