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Ticket mensa notturno: spetta dopo le 6 ore di lavoro

Un infermiere del settore pubblico si era visto negare i buoni pasto per i turni di notte. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il diritto al ticket mensa notturno sorge ogni qualvolta il turno di lavoro supera le sei ore, garantendo così il diritto a una pausa, indipendentemente da accordi locali che possano prevedere diversamente per periodi specifici.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Ticket Mensa Notturno: La Cassazione Conferma il Diritto Dopo Sei Ore di Lavoro

Il diritto al buono pasto per chi lavora di notte è da tempo oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che il ticket mensa notturno spetta a tutti i lavoratori il cui turno superi le sei ore, a prescindere da accordi sindacali locali che possano disporre diversamente. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un infermiere professionale, dipendente di un’Azienda Sanitaria Locale, aveva richiesto il pagamento dei buoni pasto per i turni notturni svolti in un periodo compreso tra il 2001 e il 2008. La sua richiesta era stata respinta sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano basato la loro decisione su un accordo sindacale locale che riconosceva il buono pasto per il turno di notte solo a partire dal 1° gennaio 2009, considerandolo una previsione innovativa e non applicabile retroattivamente.

Insoddisfatto della decisione, l’infermiere ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo la violazione di diverse norme di legge e contrattuali e lamentando un’errata interpretazione della disciplina sul diritto alla mensa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Decidendo nel merito, ha accertato il diritto dell’infermiere a ricevere i buoni pasto per il periodo in questione, condannando l’Azienda Sanitaria al pagamento della somma richiesta, oltre a interessi e rivalutazione monetaria.

Le Motivazioni: Il Diritto al ticket mensa notturno è legato alla pausa

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: l’attribuzione del buono pasto non è una mera concessione, ma un’agevolazione di carattere assistenziale strettamente legata all’organizzazione del lavoro. Il suo scopo è conciliare le esigenze del servizio con quelle quotidiane dei dipendenti, garantendo il loro benessere fisico quando l’orario di lavoro si protrae.

Il presupposto fondamentale per il diritto al buono pasto è l’effettuazione di un orario di lavoro giornaliero che superi le sei ore. Tale durata, infatti, dà diritto al lavoratore a una pausa non lavorata, finalizzata proprio alla consumazione del pasto. Secondo la Corte, questo collegamento tra durata del lavoro, pausa e buono pasto è un principio generale che non può essere derogato dalla contrattazione decentrata in senso peggiorativo per il lavoratore.

I giudici hanno quindi ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato nell’interpretare l’accordo integrativo, disconnettendo il diritto alla mensa dalla fruizione dell’intervallo. Il diritto sorge automaticamente al superamento del limite orario, a prescindere dal fatto che il turno sia diurno, pomeridiano o notturno.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori turnisti e stabilisce chiaramente che il diritto al buono pasto è un diritto soggettivo legato a un presupposto oggettivo: la durata della prestazione lavorativa. Le aziende, in particolare nel settore pubblico privatizzato, non possono negare il ticket mensa notturno sulla base di accordi locali che creino discriminazioni tra lavoratori impiegati in turni diversi, se tutti superano la soglia delle sei ore. La decisione sottolinea l’importanza del buono pasto come strumento per garantire il benessere psicofisico del lavoratore, un principio che prevale su eventuali interpretazioni restrittive della contrattazione collettiva.

Quando sorge il diritto al buono pasto per un lavoratore turnista?
Il diritto al buono pasto sorge quando l’orario di lavoro giornaliero supera le sei ore, poiché tale durata dà diritto a una pausa non lavorata finalizzata alla consumazione del pasto.

Un accordo sindacale locale può escludere il diritto al ticket mensa notturno per un certo periodo?
No, secondo la Corte di Cassazione, un accordo locale non può negare il diritto al buono pasto se sono soddisfatte le condizioni oggettive (superamento delle sei ore di lavoro), in quanto si tratta di un diritto connesso al benessere del lavoratore e al diritto alla pausa.

Il diritto al buono pasto è identico per il turno di giorno e per quello di notte?
Sì. La sentenza chiarisce che il diritto è legato esclusivamente alla durata della prestazione lavorativa (superiore a sei ore) e non alla sua collocazione nell’arco della giornata. Pertanto, spetta sia per i turni diurni che per il ticket mensa notturno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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