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Terzo elemento contrattuale: no se il contratto è CFL

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15589/2024, ha stabilito che il “terzo elemento contrattuale” non spetta ai lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro (CFL) e successivamente stabilizzati, se la contrattazione collettiva ha soppresso tale voce retributiva preservandola solo per i dipendenti già a tempo indeterminato. La Corte ha ritenuto legittima questa distinzione, escludendo la violazione del principio di non discriminazione e chiarendo che il computo del periodo di formazione nell’anzianità di servizio non estende il diritto a emolumenti mai percepiti in precedenza.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Terzo Elemento Contrattuale: la Cassazione nega il diritto ai lavoratori ex CFL

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su una questione di grande rilevanza nel diritto del lavoro: la spettanza del cosiddetto terzo elemento contrattuale ai lavoratori assunti con contratto di formazione e lavoro (CFL) e successivamente stabilizzati. La Suprema Corte, consolidando un orientamento ormai prevalente, ha escluso tale diritto, chiarendo i confini tra il riconoscimento dell’anzianità di servizio e l’applicazione di specifiche clausole della contrattazione collettiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di un gruppo di dipendenti di un’azienda di trasporti di vedersi riconosciuto il diritto a percepire una voce retributiva accessoria, denominata “terzo elemento”. Questi lavoratori erano stati assunti con un contratto di formazione e lavoro prima del 25 luglio 1997. In quella data, un nuovo contratto collettivo nazionale di settore aveva soppresso tale emolumento, ma ne aveva previsto il mantenimento per i soli “lavoratori già in forza a tempo indeterminato”.

Successivamente, i contratti di formazione dei ricorrenti erano stati trasformati in rapporti a tempo indeterminato. Sulla base di ciò, i lavoratori avevano agito in giudizio, sostenendo di aver diritto al “terzo elemento” in virtù del principio, sancito dalla legge, secondo cui il periodo di formazione è computato a tutti gli effetti nell’anzianità di servizio. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano accolto le loro domande, ritenendo discriminatoria la clausola collettiva.

Il Dibattito sul Terzo Elemento Contrattuale e l’Anzianità

Il fulcro della controversia risiede nell’interpretazione del rapporto tra due principi. Da un lato, la normativa sui contratti di formazione e lavoro (D.L. 726/1984) stabilisce che, in caso di trasformazione del rapporto, il periodo di formazione vale come anzianità di servizio. Dall’altro, l’autonomia della contrattazione collettiva permette alle parti sociali di modificare la struttura della retribuzione, anche sopprimendo determinate voci.

I giudici di merito avevano dato prevalenza al primo principio, ritenendo che il riconoscimento dell’anzianità dovesse comportare una totale equiparazione, anche economica, con i lavoratori che erano già a tempo indeterminato al momento della stipula del nuovo contratto collettivo. L’azienda, invece, ha sostenuto in Cassazione che la clausola avesse una finalità puramente conservativa, volta a non pregiudicare il trattamento economico di chi già percepiva l’emolumento, senza estenderlo ad altre categorie di lavoratori.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’azienda, cassando la sentenza d’appello e rigettando nel merito la domanda dei lavoratori. Le motivazioni della decisione si fondano su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che la clausola del contratto collettivo non è discriminatoria. La sua finalità non era quella di creare una disparità di trattamento ingiustificata, ma quella di evitare una improvvisa decurtazione della retribuzione per i dipendenti che già beneficiavano del “terzo elemento”. Si tratta di una clausola “di salvaguardia” del tutto legittima.

In secondo luogo, i giudici hanno precisato la portata del riconoscimento dell’anzianità di servizio. Se è vero che il periodo di formazione conta ai fini della maturazione di scatti di anzianità o altri benefici legati al tempo di servizio, ciò non significa che il lavoratore acquisisca retroattivamente il diritto a voci retributive che non hanno mai fatto parte del suo trattamento economico. I lavoratori in CFL, al momento della soppressione del “terzo elemento”, non lo percepivano; pertanto, non potevano vantare alcun “diritto quesito” al suo mantenimento.

Infine, la Corte ha sottolineato che il contratto di formazione e lavoro, pur essendo finalizzato alla stabilità, appartiene al genere dei contratti a termine. Le parti collettive possono legittimamente, nel contesto di una riforma retributiva, equiparare tali lavoratori a quelli di nuova assunzione ai soli fini dell’esclusione da voci salariali in via di soppressione, senza che ciò violi né la normativa nazionale né quella europea in materia di contratti a tempo determinato.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti dell’equiparazione tra lavoratori con diversa tipologia contrattuale. Viene riaffermata l’autonomia delle parti sociali nel definire la struttura della retribuzione, anche attraverso clausole che differenziano gli effetti di una riforma tra diverse platee di dipendenti, purché ciò avvenga in modo ragionevole e non discriminatorio. La decisione stabilisce un punto fermo: il riconoscimento dell’anzianità pregressa non comporta l’automatica estensione di benefici economici ai quali il lavoratore, durante il precedente rapporto a termine, non aveva mai avuto diritto.

Un lavoratore assunto con contratto di formazione e lavoro, poi trasformato in indeterminato, ha diritto al “terzo elemento contrattuale” se questo è stato soppresso prima della trasformazione?
No. Secondo la Cassazione, la clausola del contratto collettivo che preserva tale elemento solo per chi era già a tempo indeterminato è legittima. Il lavoratore in formazione non aveva un diritto quesito a tale voce retributiva, poiché non l’ha mai percepita.

Il principio per cui il periodo di formazione vale come anzianità di servizio non dovrebbe garantire parità di trattamento economico?
La Cassazione chiarisce che il computo del periodo di formazione nell’anzianità di servizio è valido per gli istituti legati all’anzianità (es. scatti), ma non può estendere retroattivamente il diritto a componenti retributive che non facevano parte del trattamento economico durante il contratto di formazione.

La differenza di trattamento tra lavoratori già a tempo indeterminato e lavoratori in formazione è discriminatoria?
No. La Corte ha stabilito che non si tratta di una discriminazione illegittima. La contrattazione collettiva può legittimamente differenziare il trattamento nel contesto di una riforma della struttura retributiva, specialmente quando la finalità è quella di proteggere i livelli salariali esistenti senza estendere benefici in via di soppressione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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