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Termine riscossione spese penali: non c’è decadenza

Una contribuente si opponeva a una cartella di pagamento per multe e ammende penali, sostenendo che l’ente di riscossione avesse superato il termine per l’iscrizione a ruolo del debito. I giudici di merito le avevano dato ragione, annullando la cartella. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il termine per la riscossione delle spese penali non è perentorio. Di conseguenza, il suo superamento non provoca la decadenza del diritto di riscossione né la nullità dell’atto, confermando la piena validità della pretesa creditoria.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Riscossione Spese Penali: la Cassazione esclude la decadenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale riguardante il termine riscossione spese penali. Molti cittadini si sono chiesti se il superamento della scadenza prevista per l’iscrizione a ruolo di multe e ammende comporti l’annullamento del debito. La Suprema Corte ha fornito una risposta netta, confermando un orientamento consolidato: tale termine non ha natura perentoria e il suo mancato rispetto non determina la decadenza del potere di riscossione.

I Fatti del Caso: La controversia sulla cartella di pagamento

Il caso ha origine dall’opposizione presentata da una cittadina contro una cartella di pagamento. La cartella riguardava crediti (multe e ammende) derivanti da una sentenza penale, iscritti a ruolo da un’importante società pubblica che si occupa della gestione di tali crediti per conto dello Stato. La debitrice sosteneva che la società avesse violato il termine previsto dall’art. 227-ter del D.P.R. 115/2002 per procedere all’iscrizione a ruolo, chiedendo di conseguenza l’annullamento della cartella.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto la tesi della cittadina, dichiarando la nullità della cartella di pagamento. Secondo i giudici di merito, il mancato rispetto del termine legale implicava la decadenza per l’ente dal potere di procedere alla riscossione coattiva. Di fronte a questa doppia sconfitta, la società di riscossione ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul termine riscossione spese penali

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso “manifestamente fondato”, ribaltando completamente le decisioni dei gradi precedenti. Accogliendo il ricorso, la Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello e, decidendo direttamente nel merito, ha rigettato l’originaria opposizione all’esecuzione proposta dalla contribuente. In sostanza, ha stabilito che la cartella di pagamento era pienamente valida ed efficace.

Le Motivazioni: Perché il termine non è perentorio

La Corte ha basato la sua decisione su un indirizzo giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno spiegato che il termine riscossione spese penali, specificamente quello per l’iscrizione a ruolo previsto dall’art. 227-ter del d.P.R. n. 115 del 2002, non è stabilito dalla legge “a pena di decadenza”. Questo significa che la sua natura non è perentoria.

Perché questa distinzione è cruciale? Un termine è perentorio quando la legge prevede esplicitamente che il suo mancato rispetto comporti la perdita di un diritto. In questo caso, la norma non contiene una simile previsione. La Corte ha sottolineato che, per crediti di questa natura (spese processuali penali), non aventi carattere tributario, non sussiste uno “spazio operativo funzionale” per l’istituto della decadenza.

Inoltre, i giudici hanno chiarito che non si può applicare per analogia la disciplina prevista per i crediti tributari. L’articolo 25 del d.P.R. n. 602 del 1973, che stabilisce termini di decadenza per la notifica delle cartelle relative a imposte e tasse, ha una portata specifica e non generale. È pensato per dare certezza al contribuente sulle pretese del fisco, un’esigenza che non è considerata altrettanto stringente per la riscossione delle spese di giustizia penale. Pertanto, il superamento del termine non invalida l’iscrizione a ruolo, né l’improcedibilità della riscossione, né tantomeno la nullità della cartella.

Le Conclusioni: Implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di notevole importanza pratica. I debitori per spese di giustizia, multe e ammende penali non possono fare affidamento sul mero superamento del termine di iscrizione a ruolo per vedere annullato il proprio debito. La pretesa dello Stato rimane valida anche se l’ente di riscossione agisce con ritardo.

La decisione ribadisce che le norme sulla decadenza sono di stretta interpretazione e non possono essere estese a casi non espressamente previsti. Per i cittadini, ciò significa che l’unica via per contestare efficacemente una cartella di pagamento per crediti di natura penale è basarsi su altri motivi, come la prescrizione del credito o vizi formali dell’atto, ma non sul ritardo dell’iscrizione a ruolo. La Corte, infatti, ha anche specificato che le doglianze relative alla genericità della cartella andavano proposte come opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) e non erano state oggetto di appello, risultando quindi non esaminabili in quella sede.

Il termine per l’iscrizione a ruolo delle spese processuali penali è perentorio?
No, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, il termine previsto dall’art. 227-ter, comma 1, del d.P.R. n. 115 del 2002 non è previsto a pena di decadenza e, pertanto, non ha natura perentoria.

Cosa succede se l’ente di riscossione iscrive a ruolo il debito dopo la scadenza prevista dalla legge?
Il mancato rispetto del termine non determina la decadenza dal potere di iscrivere a ruolo il credito, né l’improcedibilità della riscossione o la nullità della cartella di pagamento. L’atto di riscossione rimane valido.

La disciplina sulla decadenza per i crediti tributari si applica anche alle spese processuali penali?
No. La Corte ha chiarito che la decadenza stabilita dall’art. 25 del d.P.R. n. 602 del 1973 si applica solo ai crediti erariali per i quali sussiste l’esigenza di certezza per il contribuente e non ha portata generale. Non può essere estesa alla riscossione delle spese processuali penali, che non hanno natura tributaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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