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Termine lungo appello: quando inizia a decorrere?

La Corte di Cassazione chiarisce che il termine lungo per l’appello, in caso di sentenza pronunciata ai sensi dell’art. 281-sexies c.p.c., decorre dalla data della lettura in udienza. Tale atto, insieme alla sottoscrizione del verbale, equivale a pubblicazione, rendendo irrilevanti successive comunicazioni della cancelleria o la correzione di meri errori materiali. Un ricorso presentato oltre i sei mesi da tale data è stato quindi correttamente dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine Lungo Appello: la Lettura in Udienza Equivale a Pubblicazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo la decorrenza del termine lungo appello nei casi in cui la sentenza di primo grado viene pronunciata secondo il rito dell’art. 281-sexies c.p.c. La Suprema Corte ha confermato che la lettura del dispositivo e delle motivazioni in udienza, seguita dalla sottoscrizione del verbale da parte del giudice, costituisce a tutti gli effetti la pubblicazione della sentenza, facendo scattare da quel momento il termine di sei mesi per impugnare.

I Fatti di Causa: Un Appello Dichiarato Tardivo

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Pescara, emessa il 31 ottobre 2018. Al termine della discussione orale, il giudice si era ritirato in camera di consiglio e, nello stesso giorno, aveva pubblicato la sentenza dandone lettura e allegandola al verbale d’udienza, come previsto dall’art. 281-sexies del codice di procedura civile.

La parte soccombente proponeva appello avverso tale decisione, notificando l’atto di impugnazione in data 6 maggio 2019. La Corte d’Appello dell’Aquila, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile per tardività. Secondo i giudici di secondo grado, il termine lungo di sei mesi per impugnare (previsto dall’art. 327 c.p.c.) era iniziato a decorrere dal 31 ottobre 2018, data della pronuncia in udienza, e sarebbe quindi scaduto il 30 aprile 2019. La notifica effettuata a maggio era, di conseguenza, fuori tempo massimo.

L’Appello e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, la parte soccombente ha proposto ricorso per Cassazione, basandosi su quattro motivi principali:
1. La decorrenza del termine per l’appello avrebbe dovuto iniziare non dalla data dell’udienza, ma dalla comunicazione di avvenuta pubblicazione da parte della cancelleria, poiché i difensori non erano presenti alla lettura della sentenza.
2. Il perfezionamento della pubblicazione sarebbe avvenuto solo con la comunicazione della cancelleria in data 5 novembre 2018.
3. La Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto non provata la comunicazione via PEC da parte della cancelleria.
4. Infine, si sosteneva che il termine per impugnare avrebbe dovuto decorrere dalla data di un’ordinanza di correzione di errore materiale, intervenuta successivamente, poiché tale errore incideva sulla sostanza della decisione.

La Decisione della Cassazione sul termine lungo appello

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati e confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire la propria consolidata giurisprudenza in materia.

La Regola dell’Art. 281-sexies c.p.c. e la Decorrenza dei Termini

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 281-sexies c.p.c. La Corte ha spiegato che, quando il giudice decide la causa tramite lettura del dispositivo e della motivazione in udienza, tale pronuncia, unitamente alla sottoscrizione del verbale, equivale alla pubblicazione della sentenza prevista dall’art. 133 c.p.c.

Di conseguenza, il termine lungo appello di sei mesi inizia a decorrere da quella data. Qualsiasi successiva comunicazione da parte della cancelleria è considerata ‘irrituale’ e irrilevante ai fini della tempestività dell’impugnazione. La legge, in questi casi, presume la conoscenza della sentenza da parte di tutti i soggetti processuali, inclusi quelli non presenti fisicamente alla lettura.

L’Irrilevanza della Correzione di Errore Materiale

Anche il quarto motivo, relativo alla correzione di un errore materiale, è stato respinto. La Cassazione ha precisato che un’ordinanza di correzione può riaprire i termini per l’impugnazione solo in casi eccezionali: quando la correzione svela un errore di giudizio (error in iudicando o in procedendo) o quando l’errore è tale da generare un ‘obiettivo dubbio’ sul contenuto effettivo della decisione, interferendo con la sostanza del giudicato.

Nel caso di specie, l’errore corretto era un semplice refuso relativo al beneficiario delle spese di lite. Tale errore non alterava la sostanza della decisione né creava incertezza sul suo contenuto, pertanto non era idoneo a far decorrere un nuovo termine per l’impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sulla base di un principio di certezza del diritto e di efficienza processuale. Il rito semplificato dell’art. 281-sexies è stato introdotto proprio per accelerare i tempi della giustizia. Far dipendere la decorrenza del termine per l’impugnazione da atti successivi e incerti, come la comunicazione della cancelleria, vanificherebbe lo scopo della norma. La lettura in udienza rappresenta un momento solenne e pubblico che fissa in modo incontrovertibile il ‘dies a quo’ per l’esercizio del diritto di impugnazione. La giurisprudenza è costante nell’affermare che la sottoscrizione del verbale d’udienza da parte del giudice è l’atto che perfeziona la pubblicazione, rendendo la sentenza immediatamente conoscibile e definitiva, salvo impugnazione nei termini.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma che la data di lettura della sentenza in udienza, nel rito ex art. 281-sexies c.p.c., è il momento cruciale da cui calcolare il termine lungo di sei mesi per proporre appello. Gli avvocati devono prestare la massima attenzione a questa data, poiché né la loro assenza in aula né successive comunicazioni della cancelleria possono posticipare la decorrenza del termine perentorio. Allo stesso modo, la correzione di un mero refuso non offre una seconda opportunità per impugnare una decisione già consolidata.

Da quando decorre il termine lungo per l’appello se la sentenza viene letta in udienza ai sensi dell’art. 281-sexies c.p.c.?
Il termine lungo di sei mesi per proporre appello decorre dalla data della pronuncia in udienza. Secondo la Corte di Cassazione, la lettura del dispositivo e delle motivazioni, unitamente alla sottoscrizione del verbale da parte del giudice, equivale alla pubblicazione della sentenza.

La mancata presenza degli avvocati alla lettura della sentenza sposta l’inizio del termine per impugnare?
No. La Corte ha ribadito che le sentenze e le ordinanze pronunciate in udienza si reputano conosciute sia dalle parti presenti sia da quelle che avrebbero dovuto essere presenti. L’assenza dei difensori al momento della lettura è irrilevante ai fini della decorrenza del termine.

La correzione di un errore materiale nella sentenza riapre i termini per l’impugnazione?
No, non necessariamente. Il termine per l’impugnazione non viene riaperto se la correzione riguarda un semplice errore di redazione o un refuso che non ingenera un dubbio obiettivo sul contenuto della decisione e non ne altera la sostanza. La riapertura dei termini avviene solo se la correzione svela un errore di giudizio o riforma impropriamente la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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