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Termine impugnazione sentenza: da quando decorre?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34386/2024, ha chiarito un punto cruciale sul termine impugnazione sentenza. Il caso riguardava un appello ritenuto tardivo dalla parte ricorrente, la quale sosteneva che il termine decorresse dalla lettura del dispositivo in udienza. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di autosufficienza, stabilendo che, in assenza di prova della lettura in udienza, il termine per l’impugnazione decorre dalla data di deposito della sentenza in cancelleria, momento che ne garantisce la conoscibilità legale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Termine impugnazione sentenza: quando inizia a decorrere?

Il calcolo del termine impugnazione sentenza rappresenta un momento cruciale nel processo civile, un errore può infatti compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 34386/2024, offre chiarimenti fondamentali su quale sia il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il conteggio, specialmente quando la data dell’udienza di discussione e quella del deposito ufficiale della sentenza non coincidono. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

La vicenda processuale

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto da un istituto di credito, sostenendo la falsità della firma apposta su una fideiussione dal proprio legale rappresentante. Il tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione, dichiarando la firma apocrifa.

L’istituto di credito proponeva appello e la Corte d’Appello, dopo aver disposto una nuova consulenza tecnica, ribaltava la decisione, ritenendo la firma autentica. La società soccombente, tuttavia, aveva eccepito la tardività dell’appello, sostenendo che il termine impugnazione sentenza di primo grado fosse iniziato a decorrere dalla data dell’udienza in cui il giudice aveva dato lettura del provvedimento, come previsto dall’art. 281 sexies c.p.c. La Corte d’Appello respingeva questa eccezione, osservando che la sentenza, pur emessa in quella data, era stata depositata in cancelleria solo due giorni dopo. Di conseguenza, il termine per l’appello doveva essere calcolato dalla data del deposito, rendendo l’impugnazione tempestiva.

Contro questa decisione, la società proponeva ricorso in Cassazione.

La pronuncia della Corte di Cassazione e il termine impugnazione sentenza

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio fondamentale: il difetto di autosufficienza. La società ricorrente, pur basando la sua intera argomentazione sulla presunta lettura della sentenza in udienza, non aveva allegato al proprio ricorso il verbale di quell’udienza o altri atti idonei a dimostrare tale circostanza.

Questo principio è essenziale nel giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non può accedere agli atti dei gradi precedenti per verificare i fatti, ma deve poter decidere unicamente sulla base di quanto esposto nel ricorso. La mancanza di questa prova documentale ha reso impossibile per la Corte valutare l’errore denunciato.

le motivazioni

Al di là del profilo di inammissibilità, la Corte ha ribadito un principio giuridico di grande importanza. Quando vi è una discrasia tra il momento in cui una sentenza viene deliberata (ad esempio, in un’udienza) e il momento in cui viene resa pubblica tramite il deposito in cancelleria, è quest’ultimo a determinare la sua esistenza giuridica e, di conseguenza, la decorrenza del termine lungo per l’impugnazione.

La pubblicazione tramite deposito ufficiale in cancelleria, con l’iscrizione nell’elenco cronologico e l’attribuzione di un numero identificativo, è il momento che garantisce la conoscibilità legale della decisione per tutte le parti. Se una parte sostiene che la pubblicazione sia avvenuta prima, attraverso la lettura in udienza ai sensi dell’art. 281 sexies c.p.c., ha l’onere di fornirne la prova certa. In assenza di tale prova, prevale la data del deposito come unico riferimento valido per calcolare il termine impugnazione sentenza.

le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi cardine della procedura civile:
1. Onere della prova: Chi eccepisce la tardività di un’impugnazione basandosi su una data di decorrenza anteriore a quella del deposito (come la lettura in udienza) deve provarlo in modo inequivocabile, allegando gli atti pertinenti al proprio ricorso.
2. Certezza del diritto: In caso di dubbio o di mancata prova, il dies a quo per il termine di impugnazione coincide con la data di deposito della sentenza in cancelleria. Questa data rappresenta il momento certo e ufficiale in cui la sentenza diventa conoscibile e quindi impugnabile.

Questa decisione sottolinea l’importanza del rigore formale e del principio di autosufficienza nel ricorso per cassazione, ricordando agli operatori del diritto che ogni affermazione deve essere supportata da adeguata documentazione per poter essere esaminata nel merito.

Da quando inizia a decorrere il termine per impugnare una sentenza se la data dell’udienza e quella del deposito in cancelleria sono diverse?
Secondo la Corte, il termine decorre dalla data del deposito in cancelleria, poiché è questo il momento che assicura la conoscibilità legale e ufficiale della decisione. Una decorrenza anticipata, legata alla lettura in udienza, deve essere provata dalla parte che la invoca.

Cosa si intende per ‘autosufficienza del ricorso’ in Cassazione?
Significa che il ricorso deve contenere tutti gli elementi di fatto e di diritto necessari a comprendere la questione e a decidere, senza che la Corte debba ricercare informazioni in altri fascicoli. La parte che ricorre deve riportare e allegare tutti i documenti e gli atti su cui si fonda la sua censura.

Su chi ricade l’onere di provare che una sentenza è stata pubblicata mediante lettura in udienza?
L’onere della prova ricade sulla parte che eccepisce la tardività dell’impugnazione avversaria e che, quindi, ha interesse a dimostrare che il termine per impugnare sia iniziato a decorrere prima della data di deposito in cancelleria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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