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Termine disciplinare: da quando decorre la decadenza?

La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine disciplinare di 120 giorni per la conclusione del procedimento a carico di un dipendente pubblico decorre dalla data in cui la notizia dell’infrazione perviene al responsabile della struttura in cui il dipendente lavora o all’Ufficio Procedimenti Disciplinari (UPD), e non dalla conoscenza acquisita da altri organi, come il Direttore Generale. Nel caso di specie, una sanzione disciplinare era stata annullata perché il termine era stato fatto decorrere erroneamente dalla notifica di un atto al Direttore Generale. La Corte ha cassato la decisione, riaffermando il principio della conoscenza ‘specifica’ e ‘qualificata’ per l’avvio del termine perentorio.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Termine Disciplinare: la Cassazione Specifica il Momento Esatto della Decorrenza

Nel mondo del pubblico impiego, il rispetto delle scadenze procedurali è fondamentale per garantire la legittimità delle azioni amministrative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale riguardo al termine disciplinare per la conclusione dei procedimenti a carico dei dipendenti pubblici. La sentenza chiarisce in modo inequivocabile da quale momento esatto inizia a decorrere il termine di decadenza di 120 giorni, sottolineando l’importanza di individuare il soggetto la cui conoscenza dell’infrazione è giuridicamente rilevante.

I Fatti del Caso: La Sanzione e le Decisioni dei Giudici di Merito

Il caso trae origine da una sanzione disciplinare – una sospensione dal servizio e dalla retribuzione per trenta giorni – inflitta da un’Azienda Sanitaria Locale a un proprio dipendente. Il lavoratore aveva impugnato il provvedimento, e sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto le sue ragioni, annullando la sanzione. La motivazione dei giudici di merito si fondava sull’intervenuta decadenza del potere disciplinare: l’amministrazione, secondo loro, aveva concluso il procedimento oltre il termine disciplinare perentorio di 120 giorni previsto dalla legge.
La Corte d’Appello, in particolare, aveva identificato il dies a quo (il giorno di partenza del termine) nella data in cui il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria aveva ricevuto la notifica di un ricorso al TAR. Tale ricorso, presentato dal dipendente stesso per altre questioni, aveva di fatto portato a conoscenza dell’ente la condotta potenzialmente illecita che ha poi dato origine al procedimento disciplinare.

Il Ricorso in Cassazione: La Questione del Termine Disciplinare

L’Azienda Sanitaria ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della Corte d’Appello. La tesi difensiva dell’ente pubblico si basava su un punto di diritto fondamentale: la conoscenza dell’illecito da parte del Direttore Generale non era sufficiente a far scattare il cronometro dei 120 giorni. Secondo la ricorrente, la legge e la giurisprudenza costante individuano due soggetti specifici la cui conoscenza è rilevante: il responsabile della struttura in cui il dipendente lavora oppure l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD). Poiché il Direttore Generale non ricopriva nessuno di questi due ruoli, la sua conoscenza non poteva essere considerata il dies a quo.

La Decisione della Corte: Quando Inizia a Decorrere il Termine Disciplinare?

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Azienda Sanitaria, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. Gli Ermellini hanno riaffermato con forza il principio secondo cui, ai sensi dell’art. 55-bis del D.Lgs. 165/2001 (nel testo applicabile ratione temporis), il termine disciplinare per la conclusione del procedimento decorre dalla data di prima acquisizione della notizia dell’infrazione da parte di soggetti ben identificati.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la conoscenza che fa scattare il termine di decadenza deve essere ‘qualificata’. Non è sufficiente una conoscenza generica da parte di un qualsiasi organo dell’amministrazione. La legge richiede che la notizia giunga a chi ha il potere e il dovere di attivare l’azione disciplinare. Questi soggetti sono:
1. L’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD): l’organo tecnicamente competente a gestire l’istruttoria.
2. Il responsabile della struttura di appartenenza del dipendente: il superiore gerarchico diretto, che ha la responsabilità della gestione del personale della sua unità.

La Corte d’Appello ha errato nel dare rilievo alla notifica pervenuta al Direttore Generale, in quanto quest’ultimo non era né il responsabile diretto della struttura del dipendente, né un membro dell’UPD. La conoscenza da parte di altri organi o articolazioni dell’ente è irrilevante ai fini del calcolo del termine perentorio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e offre importanti implicazioni pratiche. Per le pubbliche amministrazioni, è essenziale che i flussi informativi interni siano strutturati in modo tale che le notizie di potenziali illeciti disciplinari vengano trasmesse tempestivamente e direttamente agli organi competenti (responsabile di struttura o UPD). Per i dipendenti, questa decisione garantisce che il procedimento disciplinare non sia avviato sulla base di una conoscenza vaga e non qualificata all’interno dell’ente, ma solo quando chi ha il potere di agire viene formalmente informato. La corretta individuazione del dies a quo è garanzia di certezza del diritto e di corretto svolgimento dell’azione amministrativa.

A partire da quale momento inizia a decorrere il termine per concludere un procedimento disciplinare nel pubblico impiego?
Il termine perentorio di 120 giorni inizia a decorrere dalla data in cui la notizia dell’infrazione perviene all’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) o, se anteriore, dalla data in cui perviene al responsabile della struttura in cui il dipendente lavora.

La conoscenza di un illecito da parte del Direttore Generale di un’azienda pubblica è sufficiente a far partire il termine disciplinare?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la conoscenza da parte del Direttore Generale non è rilevante ai fini della decorrenza del termine, a meno che non coincida con la figura di responsabile diretto della struttura del dipendente o non faccia parte dell’UPD.

Cosa succede se un procedimento disciplinare si conclude oltre il termine di 120 giorni previsto dalla legge?
Se il termine non viene rispettato, l’amministrazione decade dal potere di esercitare l’azione disciplinare. Di conseguenza, l’eventuale sanzione irrogata è illegittima e può essere annullata dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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