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Tempo tuta: quando va pagato? La Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20784/2024, ha ribadito che il cosiddetto ‘tempo tuta’ e il tempo per il passaggio di consegne costituiscono orario di lavoro da retribuire. La Corte ha ritenuto legittima la valutazione forfettaria del tempo per gli infermieri, unificando le due attività. Tuttavia, ha cassato la decisione della Corte d’Appello che negava tale diritto ad altro personale (tecnici, autisti) solo perché non effettuavano passaggi di consegne. Secondo la Suprema Corte, il solo obbligo di indossare la divisa sul luogo di lavoro è sufficiente a far sorgere il diritto alla retribuzione per il tempo necessario, indipendentemente da altre mansioni.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Tempo Tuta e Passaggio Consegne: Quando Rientrano nell’Orario di Lavoro Pagato?

La questione del tempo tuta, ovvero il tempo necessario ai lavoratori per indossare e dismettere la divisa, è da anni al centro di un acceso dibattito giurisprudenziale. Questo tempo, insieme a quello dedicato al passaggio di consegne, deve essere considerato orario di lavoro e quindi retribuito? Con la recente ordinanza n. 20784 del 2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, offrendo chiarimenti cruciali che impattano su un’ampia platea di lavoratori, specialmente nel settore sanitario.

I Fatti di Causa: La Controversia sul Tempo Lavoro

Un gruppo di dipendenti di un’azienda sanitaria locale, tra cui infermieri, tecnici di laboratorio, autisti di ambulanze e altro personale, si era rivolto al giudice per ottenere il riconoscimento economico del tempo impiegato per la vestizione/svestizione della divisa e per il passaggio di consegne tra un turno e l’altro. La Corte d’Appello aveva riconosciuto parzialmente le ragioni di alcuni di loro (gli infermieri impegnati in servizi di continuità assistenziale), quantificando il loro diritto in 15 minuti forfettari complessivi, comprensivi di entrambe le attività. Per gli altri lavoratori, invece, la domanda era stata interamente rigettata. I lavoratori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando sia la misura forfettaria sia il mancato riconoscimento del diritto per tutte le categorie professionali.

La Decisione della Corte di Cassazione: Analisi dei Motivi

La Suprema Corte ha esaminato i diversi motivi del ricorso, arrivando a una decisione che, da un lato, consolida principi già affermati e, dall’altro, introduce una svolta importante per alcune categorie di lavoratori.

Il Principio Generale: Tempo Tuta e Passaggio Consegne sono Orario di Lavoro

La Corte ribadisce con forza un principio ormai consolidato: sia il tempo tuta sia il tempo per il passaggio di consegne costituiscono, a tutti gli effetti, orario di lavoro da retribuire.

Per quanto riguarda la vestizione, il diritto alla retribuzione sorge quando l’obbligo di indossare una divisa è imposto da superiori esigenze di sicurezza e igiene, che richiedono che l’operazione avvenga all’interno dei locali aziendali. Questo tempo non è a libera disposizione del lavoratore, ma è funzionale alla prestazione lavorativa stessa.

Analogamente, il passaggio di consegne nel settore sanitario è considerato un momento essenziale per garantire la continuità terapeutica e la presa in carico del paziente, rappresentando quindi una prestazione di lavoro diligente e meritevole di compenso economico.

La Questione del Calcolo Forfettario per il tempo tuta e consegne

I ricorrenti contestavano la decisione della Corte d’Appello di unificare e quantificare in soli 15 minuti forfettari il tempo per vestizione e consegne. La Cassazione, tuttavia, ha ritenuto questa valutazione non irrazionale. Sebbene le due attività siano concettualmente distinte, esse sono spesso contigue e reciprocamente interferenti. Pertanto, una loro regolazione unitaria in un’unica misura onnicomprensiva può essere ragionevole per evitare una moltiplicazione dei tempi di lavoro non coerente con la realtà fattuale. La Corte ha ritenuto logica l’operazione interpretativa del giudice di merito, che ha valorizzato anche accordi collettivi successivi per determinare una misura quantitativamente non inappropriata.

La Svolta per gli Altri Lavoratori Sanitari

Il punto più innovativo della sentenza riguarda il personale per cui la domanda era stata rigettata (tecnici, autisti, ecc.). La Corte d’Appello aveva negato loro il diritto sostenendo che la loro attività non prevedesse la continuità assistenziale o il passaggio di consegne. La Cassazione ha censurato questo ragionamento, definendolo non corretto.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha chiarito che il fattore dirimente per il diritto alla retribuzione del tempo tuta non è la presenza di un passaggio di consegne, ma l’esistenza di un obbligo di indossare e dismettere la divisa sul posto di lavoro. Se tale obbligo sussiste, il tempo necessario per adempierlo deve essere retribuito, a prescindere dal fatto che il lavoratore svolga turni o effettui consegne. L’obbligo di indossare la divisa in azienda è un’imposizione del datore di lavoro che sottrae tempo al dipendente, rendendolo funzionale alla prestazione. La Corte d’Appello ha errato nel non accertare se, in concreto, per queste categorie di lavoratori fosse pacifico l’obbligo di vestizione sul luogo di lavoro. Di conseguenza, su questo punto specifico, la sentenza è stata cassata con rinvio, affinché il giudice di merito compia i necessari accertamenti.

Conclusioni: Cosa Cambia per i Lavoratori?

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui il tempo per indossare la divisa imposta dal datore di lavoro è tempo di lavoro. La novità di maggior rilievo è l’affermazione netta che questo diritto è autonomo e non dipende dall’espletamento di altre attività accessorie come il passaggio di consegne. Per i lavoratori, ciò significa che il solo fatto di dover indossare la divisa sul posto di lavoro, per ragioni di igiene o sicurezza, è di per sé sufficiente per rivendicare la retribuzione del tempo necessario. La decisione apre quindi la strada al riconoscimento di questo diritto per molte categorie professionali a cui, in precedenza, era stato negato sulla base di un’errata interpretazione dei loro obblighi contrattuali.

Il tempo necessario per indossare la divisa (‘tempo tuta’) è considerato orario di lavoro retribuito?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il tempo per indossare e togliere la divisa è orario di lavoro da retribuire quando tale operazione deve essere obbligatoriamente svolta sul luogo di lavoro per esigenze di igiene e sicurezza imposte dal datore di lavoro.

È legittimo che il datore di lavoro stabilisca un compenso forfettario che includa sia il tempo tuta sia il tempo per il passaggio di consegne?
Sì, secondo la Corte la regolazione unitaria e forfettaria di questi due tempi, se sono tra loro contigui e interferenti, non è di per sé illegittima. Può essere considerata una valutazione di merito ragionevole se la misura complessiva non è inappropriata.

Il diritto alla retribuzione per il tempo tuta spetta solo ai lavoratori che effettuano il passaggio di consegne?
No. La Corte ha chiarito che il diritto alla retribuzione per il tempo tuta è autonomo. Sorge per il solo fatto che il lavoratore abbia l’obbligo di indossare la divisa sul luogo di lavoro, a prescindere dal fatto che la sua mansione preveda o meno un passaggio di consegne con altri colleghi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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