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Tempo divisa: sì al compenso extra se previsto

Un infermiere ha ottenuto il pagamento di 10 minuti giornalieri per il cosiddetto ‘tempo divisa’. L’azienda sanitaria datrice di lavoro ha sostenuto che tale tempo fosse già incluso in un compenso forfettario per il cambio turno. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’azienda inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Corte ha chiarito che se il contratto integrativo aziendale migliora una specifica voce (il cambio consegne) non può implicitamente peggiorare un’altra (il tempo divisa), che resta dovuta separatamente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Tempo Divisa: Quando Va Pagato come Straordinario? La Cassazione Fa Chiarezza

Il tempo necessario per indossare e togliere la divisa da lavoro, noto come tempo divisa, è da considerarsi orario di lavoro retribuito? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12519/2025, torna su questo tema cruciale nel diritto del lavoro, offrendo importanti chiarimenti sull’interpretazione dei contratti collettivi nazionali e aziendali. La decisione conferma che, in determinate condizioni, questo tempo deve essere compensato separatamente, anche in presenza di accordi che prevedono compensi forfettari per altre attività accessorie come il cambio consegne.

I Fatti del Caso: Un Infermiere Contro l’Azienda Sanitaria

La vicenda ha origine dalla richiesta di un infermiere di un’azienda sanitaria locale, il quale chiedeva il pagamento di una somma a titolo di differenze retributive. La richiesta si basava sul riconoscimento di 10 minuti giornalieri per il tempo divisa nel periodo dal 2018 al 2020. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano accolto la domanda del lavoratore, condannando l’azienda al pagamento.

L’azienda sanitaria, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il tempo per la vestizione fosse già compreso nei 10 minuti di sovrapposizione tra i turni, già compensati attraverso riposi, come previsto da un contratto integrativo aziendale. Secondo l’azienda, riconoscere un ulteriore compenso avrebbe significato una duplicazione della retribuzione.

La Difesa dell’Azienda e l’Interpretazione degli Accordi

L’azienda sanitaria ha basato la sua difesa su diversi punti:
1. Assorbimento del compenso: Il contratto integrativo aziendale, prevedendo 10 minuti per il cambio consegne, avrebbe assorbito anche il tempo per la vestizione.
2. Mancanza di autorizzazione: Il lavoro straordinario, per essere retribuito, deve essere espressamente autorizzato, cosa che in questo caso non era avvenuta.
3. Irrilevanza delle timbrature: Secondo l’azienda, le timbrature del cartellino non sarebbero state rilevanti per il calcolo dell’orario, che doveva basarsi solo sulla durata teorica del turno.

La Decisione della Cassazione sul tempo divisa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’azienda sanitaria inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione in modo nuovo, ma conferma la correttezza della sentenza della Corte di Appello, ritenendo che i motivi del ricorso non fossero idonei a metterne in discussione il fondamento logico-giuridico.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Cassazione sono fondamentali per comprendere la portata del principio affermato. La Corte ha ritenuto che il ricorso dell’azienda non cogliesse il punto centrale della decisione d’appello (il cosiddetto decisum).

La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato che:

1. La vestizione è lavoro: Il tempo per indossare la divisa era sistematicamente necessario, imposto dall’azienda e propedeutico allo svolgimento delle mansioni. Pertanto, rientra a pieno titolo nell’orario di lavoro e non necessita di una specifica autorizzazione per essere considerato straordinario.

2. Distinzione tra vestizione e cambio consegne: Il CCNL Sanità distingue nettamente il tempo per la vestizione/svestizione (art. 27, c. 11, pari a 10 minuti) da quello per il cambio di consegne (art. 27, c. 12, pari a 5 minuti). Sono due istituti distinti.

3. L’accordo aziendale non può peggiorare il CCNL: Il contratto integrativo aziendale aveva previsto 10 minuti per il cambio consegne. Questa, secondo i giudici, è una previsione di miglior favore rispetto ai 5 minuti del CCNL, ma riguarda esclusivamente il cambio consegne. Interpretare questo accordo come comprensivo anche del tempo divisa costituirebbe una deroga in peius (peggiorativa) del CCNL, inammissibile perché comprimerebbe un diritto del lavoratore.

In sostanza, l’azienda ha cercato di utilizzare una norma aziendale migliorativa su un aspetto (cambio consegne) per eliminare un altro diritto distinto (compenso per la vestizione). La Cassazione ha confermato che ciò non è possibile. L’interpretazione dei contratti aziendali è di competenza dei giudici di merito e, in questo caso, la loro lettura è stata ritenuta logica e coerente con i canoni legali di ermeneutica contrattuale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato ma di grande importanza pratica. Il tempo divisa è orario di lavoro retribuito quando la divisa deve essere indossata sul luogo di lavoro per ragioni di igiene o per imposizione aziendale. I contratti aziendali possono introdurre condizioni di miglior favore rispetto al CCNL, ma non possono essere utilizzati per comprimere altri diritti già garantiti dalla contrattazione nazionale. Per i datori di lavoro, emerge la necessità di formulare accordi integrativi chiari e specifici, evitando ambiguità che possano portare a contenziosi. Per i lavoratori, si tratta di una conferma della tutela di un diritto fondamentale legato all’effettivo tempo messo a disposizione del datore di lavoro.

Il tempo necessario per indossare la divisa aziendale deve sempre essere retribuito?
Sì, deve essere retribuito quando la vestizione è sistematicamente necessaria, imposta dall’azienda e funzionale allo svolgimento delle mansioni lavorative. In questi casi, è considerata orario di lavoro a tutti gli effetti.

Un accordo aziendale può eliminare il compenso per il tempo divisa previsto dal CCNL?
No. Un accordo aziendale può prevedere condizioni di miglior favore per il lavoratore, ma non può peggiorare (deroga in peius) i diritti già stabiliti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). Se il CCNL prevede un compenso per il tempo divisa, un accordo aziendale non può eliminarlo implicitamente attraverso il potenziamento di un’altra voce retributiva.

È necessaria l’autorizzazione del datore di lavoro per considerare il tempo divisa come straordinario?
No, secondo la sentenza, quando la vestizione è un’attività obbligatoria e imposta dall’azienda, il tempo impiegato non necessita di una specifica autorizzazione datoriale per essere riconosciuto e retribuito come lavoro straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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