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Tempo divisa infermieri: l’onere della prova in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10345/2025, ha rigettato il ricorso di un’infermiera che chiedeva la retribuzione per il ‘tempo divisa’. La Corte ha stabilito che spetta al lavoratore l’onere della prova, ossia dimostrare di aver effettuato le operazioni di vestizione e svestizione prima di timbrare in entrata e dopo aver timbrato in uscita. In assenza di tale prova, la richiesta di compenso aggiuntivo non può essere accolta.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Tempo Divisa Infermieri: L’Onere della Prova in Cassazione

Il riconoscimento del tempo divisa come orario di lavoro retribuito è una questione da tempo dibattuta, specialmente nel settore sanitario. Con l’ordinanza n. 10345/2025, la Corte di Cassazione torna sul tema, chiarendo un aspetto cruciale: l’onere della prova. La Suprema Corte ha stabilito che spetta al lavoratore, in questo caso un’infermiera, dimostrare che il tempo impiegato per indossare e togliere la divisa sia avvenuto al di fuori dell’orario registrato dalle timbrature.

I Fatti di Causa

Una professionista sanitaria citava in giudizio l’Azienda Sanitaria Provinciale per ottenere il pagamento di un’indennità relativa al tempo impiegato per le operazioni di vestizione e svestizione dal giugno 2009 al settembre 2019.

In primo grado, il Tribunale accoglieva parzialmente la domanda, riconoscendo una somma a titolo di differenza retributiva nei limiti della prescrizione quinquennale. Successivamente, la Corte d’Appello, su ricorso dell’Azienda Sanitaria, ribaltava la decisione e rigettava completamente la richiesta della lavoratrice. La motivazione della Corte territoriale si fondava sulla mancata prova che le operazioni di cambio divisa fossero state eseguite al di fuori dell’orario di lavoro risultante dalle timbrature del cartellino.

La lavoratrice decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando un’errata interpretazione delle norme del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore.

La Decisione della Cassazione sul Tempo Divisa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nell’affermazione di un chiaro principio di diritto: l’infermiere che chiede il pagamento di una somma aggiuntiva per il tempo divisa è tenuto a dimostrare di aver effettuato tali operazioni prima della timbratura in entrata e dopo quella in uscita.

Secondo gli Ermellini, la semplice allegazione di aver svolto queste attività non è sufficiente. È necessario fornire una prova concreta che collochi temporalmente la vestizione e la svestizione al di fuori dell’orario di lavoro ufficialmente registrato e, quindi, già retribuito.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Suprema Corte si basa su un’attenta analisi sia delle norme contrattuali sia dei principi generali sull’onere della prova.

L’Interpretazione del Contratto Collettivo

La Corte ha esaminato l’art. 27 del CCNL Sanità 2016-2018. Questa norma prevede il riconoscimento di un massimo di 15 minuti complessivi per le operazioni di vestizione, svestizione e passaggio di consegne, ma pone una condizione esplicita: tale tempo deve risultare dalle “timbrature effettuate”. Di conseguenza, il contratto collettivo non istituisce un’indennità automatica, ma impone che il tempo dedicato a queste attività sia ricompreso e certificato all’interno dell’orario di lavoro registrato. Se le operazioni avvengono al di fuori di tale perimetro, il lavoratore deve provarlo.

L’Onere della Prova a Carico del Lavoratore

La Cassazione ribadisce un principio fondamentale del processo civile: chi agisce in giudizio per far valere un diritto deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. In questo caso, il diritto a una retribuzione aggiuntiva si fonda sul presupposto di aver svolto una prestazione lavorativa (il cambio divisa, considerato tempo di lavoro) eccedente l’orario ordinario.

Nel caso specifico, la lavoratrice non aveva fornito prove adeguate. La richiesta di prova testimoniale, ad esempio, non era stata formulata in modo specifico per dimostrare che fosse stata costretta a indossare la divisa prima di timbrare l’ingresso e a toglierla dopo aver timbrato l’uscita. La Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto indimostrato che queste operazioni fossero state eseguite fuori dall’orario di lavoro retribuito.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 10345/2025 consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro in materia di tempo divisa. Non è sufficiente per un lavoratore affermare di impiegare del tempo per il cambio uniforme per avere diritto a una retribuzione extra. È indispensabile fornire la prova rigorosa che tale tempo si collochi al di fuori dell’orario di lavoro registrato dalle timbrature. Questa pronuncia sottolinea l’importanza, per i lavoratori che intendono avanzare simili pretese, di raccogliere elementi probatori specifici e inequivocabili, come testimonianze precise o disposizioni aziendali che impongano il cambio divisa prima dell’inizio e dopo la fine del turno registrato.

Il tempo per indossare la divisa è sempre retribuito?
No, non automaticamente come somma aggiuntiva. È considerato orario di lavoro retribuito se rientra nel tempo registrato dalle timbrature. Per ottenere un compenso extra, il lavoratore deve dimostrare che le operazioni di vestizione e svestizione sono avvenute prima della timbratura in entrata e dopo quella in uscita.

Chi deve dimostrare che la vestizione avviene fuori dall’orario di lavoro?
L’onere della prova è a carico del lavoratore. È lui che, chiedendo un pagamento aggiuntivo, deve dimostrare di aver lavorato oltre l’orario registrato, compiendo le operazioni di cambio divisa prima di timbrare l’inizio e dopo aver timbrato la fine del servizio.

Cosa prevede il Contratto Collettivo Sanità sul tempo divisa?
L’art. 27 del CCNL Sanità 2016-2018 riconosce fino a un massimo di 15 minuti complessivi per vestizione, svestizione e passaggio di consegne, a condizione che questo tempo risulti dalle timbrature effettuate. Non crea un’indennità separata, ma include tale tempo nell’orario di lavoro da registrare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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