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Superminimo non assorbibile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 11771/2025, ha rigettato il ricorso di una nota società di logistica, confermando il diritto di un lavoratore al mantenimento del superminimo non assorbibile anche a seguito del riconoscimento di un inquadramento superiore. La Corte ha stabilito che la clausola contrattuale che limitava l’assorbimento ai soli futuri aumenti dei minimi tabellari escludeva implicitamente l’assorbimento per altre cause, come la promozione. Questa decisione ribadisce l’importanza della specifica pattuizione individuale nel derogare al principio generale dell’assorbimento retributivo.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Superminimo non assorbibile: quando la promozione non riduce la busta paga

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto del lavoro: la sorte del superminimo non assorbibile in caso di promozione del dipendente a un livello superiore. La decisione chiarisce che le pattuizioni individuali tra azienda e lavoratore sono decisive e possono prevalere sul principio generale dell’assorbimento retributivo, garantendo al dipendente il mantenimento integrale del proprio trattamento economico.

Il caso: Inquadramento superiore e la questione del superminimo

Un dipendente di una nota società di logistica ha ottenuto in Corte d’Appello il riconoscimento del diritto a un inquadramento superiore (II livello del CCNL Terziario) sulla base delle mansioni di coordinamento e controllo effettivamente svolte. La Corte territoriale ha condannato l’azienda al pagamento delle differenze retributive, quantificate in circa 19.500 euro.

Il punto più controverso, tuttavia, riguardava un ‘superminimo’ che l’azienda erogava al lavoratore. Secondo l’impresa, tale somma avrebbe dovuto essere ‘assorbita’, e quindi di fatto annullata, dall’aumento di stipendio derivante dalla promozione. La Corte d’Appello, però, ha dato ragione al lavoratore, stabilendo che il superminimo non era assorbibile in quanto la pattuizione individuale ne prevedeva l’assorbimento solo in caso di futuri aumenti dei minimi salariali previsti dal CCNL, e non per altre cause come il passaggio a un livello superiore.

L’azienda ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando sia il riconoscimento dell’inquadramento superiore sia la decisione sul superminimo.

L’analisi della Cassazione e il superminimo non assorbibile

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda su tutta la linea, confermando integralmente la sentenza d’appello. L’analisi dei giudici si è concentrata su due aspetti principali.

La reiezione dei motivi sull’inquadramento

Innanzitutto, la Cassazione ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso relativi al presunto errore nel riconoscere l’inquadramento superiore. I giudici hanno sottolineato che le censure dell’azienda miravano, in realtà, a ottenere un riesame dei fatti e delle prove testimoniali già valutate dal giudice di merito. Questo tipo di valutazione è precluso in sede di legittimità, dove la Corte può giudicare solo sulla corretta applicazione delle norme di diritto e non sul merito della vicenda.

L’interpretazione del superminimo non assorbibile

Il cuore della decisione riguarda la questione del superminimo non assorbibile. La Corte ha ribadito il principio generale secondo cui il superminimo è, di norma, soggetto ad assorbimento in caso di miglioramenti retributivi, a meno che le parti non abbiano pattuito diversamente. L’onere di provare l’esistenza di un accordo che escluda l’assorbimento spetta al lavoratore.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente interpretato la volontà delle parti. La lettera di assunzione e i successivi accordi specificavano che il superminimo sarebbe stato assorbito solo da futuri aumenti dei ‘minimi tabellari’.

Le motivazioni

Secondo la Cassazione, questa pattuizione doveva essere interpretata in modo restrittivo. Limitare l’assorbimento a una sola specifica ipotesi (aumento dei minimi tabellari) significava escludere implicitamente tutte le altre, compreso l’aumento di stipendio derivante da una promozione. La progressione di carriera, infatti, non è un mero aumento dei minimi, ma una ‘diversa dinamica salariale’ legata a maggiori responsabilità e all’anzianità di servizio.

Inoltre, i giudici hanno applicato il principio di conservazione del contratto (art. 1367 c.c.), secondo cui le clausole devono essere interpretate nel senso in cui possano avere un qualche effetto. Se si fosse seguita la tesi dell’azienda, la clausola specifica sull’assorbimento sarebbe stata inutile (pleonastica), poiché avrebbe semplicemente ribadito il principio generale. La sua presenza, invece, indicava la chiara volontà delle parti di derogare a tale principio, tutelando il superminimo in casi diversi dall’aumento dei minimi CCNL.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante principio a tutela dei lavoratori: la chiarezza delle clausole contrattuali è fondamentale. Un accordo che specifica le condizioni di assorbimento del superminimo prevale sulla regola generale. Per le aziende, ciò significa che la redazione dei contratti individuali deve essere estremamente precisa per evitare future contestazioni. Per i lavoratori, è la conferma che un superminimo, se correttamente pattuito come ‘non assorbibile’ in determinate circostanze, rappresenta un elemento stabile e garantito della retribuzione, che non può essere eroso da successivi miglioramenti di carriera.

Quando un superminimo non è assorbibile in caso di promozione a un livello superiore?
Un superminimo non è assorbibile se esiste una specifica pattuizione individuale tra datore di lavoro e lavoratore che esclude l’assorbimento per questa causa. Nel caso esaminato, il contratto limitava l’assorbimento ai soli futuri aumenti dei minimi tabellari, escludendo quindi implicitamente l’assorbimento dovuto a un passaggio a un livello superiore.

Qual è il principio generale sull’assorbimento del superminimo?
Il principio generale è che il superminimo, essendo un’eccedenza rispetto ai minimi tabellari, è soggetto ad assorbimento. Ciò significa che viene assorbito, e quindi ridotto o annullato, in caso di aumenti della retribuzione previsti dal CCNL o per passaggi di livello, a meno che le parti non abbiano esplicitamente pattuito diversamente.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibili i motivi relativi all’errato inquadramento del lavoratore?
La Corte ha ritenuto inammissibili tali motivi perché criticavano la valutazione dei fatti e delle prove (come le testimonianze) effettuata dal giudice di merito. Il ruolo della Corte di Cassazione è quello di verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità), non di riesaminare nel merito le prove e i fatti della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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