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Superminimo cambio appalto: la Cassazione chiarisce

Una lavoratrice, in seguito a un cambio appalto, richiedeva alla nuova azienda il mantenimento di un superminimo percepito con il precedente datore di lavoro. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la disciplina del cambio appalto prevista dal CCNL Multiservizi non garantisce la conservazione dei trattamenti economici di miglior favore, come il superminimo, a meno che non si configuri un trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c. Nel caso specifico, è stata accertata una discontinuità organizzativa tra le due imprese, escludendo tale ipotesi. Inoltre, il superminimo era legato a uno specifico incarico che non è stato mantenuto dalla nuova appaltatrice, rendendolo non esigibile.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Superminimo Cambio Appalto: la Nuova Azienda non Deve Conservare le Condizioni Migliorative

Nel contesto di un superminimo cambio appalto, sorge spesso la domanda se il nuovo datore di lavoro sia obbligato a mantenere le condizioni retributive di maggior favore, come il superminimo, che il lavoratore percepiva in precedenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento decisivo, stabilendo che, in assenza di un trasferimento d’azienda, la clausola sociale del CCNL non garantisce la conservazione di tali elementi retributivi.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice, precedentemente impiegata presso una società addetta ai servizi di pulizia per un grande committente nazionale, era transitata alle dipendenze della nuova impresa appaltatrice a seguito di un cambio appalto. La lavoratrice aveva richiesto e ottenuto in prima istanza un decreto ingiuntivo per il pagamento di una somma a titolo di superminimo, che percepiva dal precedente datore di lavoro ma che la nuova società si era rifiutata di corrispondere.

La nuova appaltatrice si era opposta al decreto, sostenendo che al caso di specie si applicava la disciplina del cambio appalto prevista dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore, e non quella del trasferimento d’azienda (art. 2112 c.c.). Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda, revocando il decreto ingiuntivo e rigettando le pretese della lavoratrice. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione sul Superminimo nel Cambio Appalto

La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso della lavoratrice. I giudici hanno chiarito la portata delle norme del CCNL Multiservizi in materia di cambio appalto, distinguendole nettamente dalla disciplina del trasferimento d’azienda.

Distinzione tra Cambio Appalto e Trasferimento d’Azienda

Il punto cruciale della decisione è la distinzione tra le due fattispecie. La Corte ha ribadito che, per applicare la tutela dell’art. 2112 c.c. (che prevede la continuità del rapporto di lavoro e la conservazione di tutti i diritti), è necessario che vi sia un effettivo trasferimento di un’entità economica organizzata. Nel caso in esame, i giudici di merito avevano accertato l’esistenza di una “oggettiva discontinuità imprenditoriale” e di “mutate caratteristiche tecniche-organizzative dell’appalto”. Questi elementi, uniti alla presenza di una propria e autonoma struttura organizzativa da parte della nuova appaltatrice, hanno portato a escludere la configurabilità di un trasferimento d’azienda.

La Portata della Clausola Sociale del CCNL

Di conseguenza, la vicenda ricadeva interamente nella disciplina del cambio appalto prevista dall’art. 4 del CCNL Multiservizi. La Corte ha specificato che tale articolo garantisce ai lavoratori l’assunzione presso la nuova azienda senza periodo di prova e alle condizioni retributive previste dal medesimo CCNL, ma non garantisce il mantenimento del trattamento economico di miglior favore goduto in precedenza, incluso il superminimo. Si tratta, infatti, di una nuova assunzione (assunzione ex novo), non della prosecuzione del precedente rapporto.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che il superminimo percepito dalla lavoratrice era strettamente legato a un ruolo specifico, quello di “squadra lavoro”, che svolgeva presso la precedente appaltatrice. Tale incarico, e la relativa indennità, erano venuti meno con il passaggio alla nuova azienda per oggettive ragioni organizzative. Secondo la giurisprudenza consolidata, le indennità che compensano particolari modalità o gravosità della prestazione lavorativa non rientrano nella garanzia di irriducibilità della retribuzione se vengono a mancare i presupposti fattuali che le giustificavano. Essendo cessato l’incarico specifico, è legittimamente venuta meno anche la relativa componente retributiva. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili altre doglianze della lavoratrice, come quella relativa al suo ruolo di dirigente sindacale, in quanto formulate per la prima volta in gradi successivi del giudizio.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale nel diritto del lavoro relativo al superminimo cambio appalto. Stabilisce che, se non si configura un trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c. a causa di una discontinuità organizzativa, il lavoratore assunto dalla nuova impresa appaltatrice non ha un diritto automatico alla conservazione di trattamenti individuali migliorativi come il superminimo. La tutela offerta dalla clausola sociale del CCNL si limita a garantire la continuità occupazionale e l’applicazione delle condizioni economiche previste dal contratto collettivo stesso, senza estendersi agli accordi individuali pregressi, specialmente se legati a mansioni non più svolte.

In un cambio appalto, il nuovo datore di lavoro è obbligato a mantenere il superminimo percepito dal lavoratore presso il precedente appaltatore?
No, secondo la sentenza, se si applica la disciplina del cambio appalto prevista dal CCNL e non quella del trasferimento d’azienda, il nuovo datore di lavoro non è obbligato a mantenere il trattamento economico di miglior favore, come il superminimo, goduto in precedenza. La norma collettiva garantisce solo l’assunzione alle condizioni retributive previste dal CCNL stesso.

Quando si può escludere che un cambio appalto costituisca un trasferimento d’azienda?
Si può escludere quando vengono accertati elementi di discontinuità tra la vecchia e la nuova gestione, come mutate caratteristiche tecniche-organizzative dell’appalto e il fatto che il soggetto subentrante possieda una propria e autonoma struttura organizzativa e produttiva. In questi casi, non si applica la tutela dell’art. 2112 c.c.

Il superminimo legato a un incarico specifico è protetto dal principio di irriducibilità della retribuzione se quell’incarico cessa?
No. La Corte ha stabilito che un superminimo volto a compensare un ruolo specifico (nel caso di specie, l’incarico di “squadra lavoro”) non è protetto dal principio di irriducibilità se quell’incarico cessa di esistere presso il nuovo datore di lavoro per oggettive ragioni organizzative. Venendo meno la prestazione che lo giustificava, viene meno anche la relativa remunerazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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