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Superminimo assorbibile: quando non può essere toccato

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’azienda di logistica non poteva assorbire il ‘superminimo assorbibile’ concesso ai dipendenti al momento del loro passaggio di livello automatico. La clausola contrattuale prevedeva l’assorbimento solo in caso di aumenti dei minimi tabellari previsti dal CCNL, e non per progressioni di carriera. La Corte ha quindi confermato il diritto dei lavoratori a mantenere il superminimo, sottolineando la necessità di un’interpretazione letterale e restrittiva delle clausole di assorbimento.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Superminimo assorbibile e passaggio di livello: quando l’azienda non può ridurlo

Il superminimo assorbibile è una componente della retribuzione che spesso genera contenziosi tra datori di lavoro e dipendenti. Si tratta di una somma aggiuntiva, concessa individualmente, che può essere ‘assorbita’, ovvero ridotta, in caso di futuri aumenti salariali. Ma questo assorbimento ha dei limiti precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: il passaggio di livello automatico, previsto dal CCNL, non rientra tra le cause che giustificano la riduzione del superminimo, a meno che non sia esplicitamente previsto.

I Fatti di Causa

Il caso ha coinvolto alcuni lavoratori di una grande società di logistica. Assunti inizialmente come lavoratori somministrati e successivamente a tempo indeterminato, svolgevano mansioni di ‘addetto alle operazioni di magazzino’. Al momento dell’assunzione, l’azienda aveva concesso loro un superminimo assorbibile di circa 50 euro.

Successivamente, come previsto dal Contratto Collettivo Nazionale, dopo un determinato periodo di tempo i lavoratori sono passati automaticamente dal 5° al 4° livello di inquadramento, con un conseguente aumento di stipendio. L’azienda, tuttavia, ha ‘assorbito’ il superminimo precedentemente concesso, di fatto annullando parte del beneficio economico derivante dalla promozione.

I lavoratori hanno quindi agito in giudizio, sostenendo di aver diritto a conservare il superminimo anche dopo il passaggio di livello. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato loro ragione, condannando l’azienda a pagare le differenze retributive e a ripristinare il superminimo in busta paga.

La Decisione della Corte di Cassazione sul superminimo assorbibile

La società ha presentato ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte ha respinto il gravame, confermando le sentenze dei gradi precedenti. I giudici hanno stabilito che l’assorbimento del superminimo operato dall’azienda era illegittimo. Il diritto dei lavoratori a mantenere l’importo aggiuntivo, anche dopo la promozione, è stato pienamente riconosciuto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’attenta interpretazione della clausola contrattuale che istituiva il superminimo. La lettera di assunzione specificava chiaramente le condizioni per l’assorbimento. Si leggeva che ‘ogni eventuale futuro aumento dei minimi contrattuali introdotto da disposizioni di legge o dal CCNL sarà assorbito nel superminimo assorbibile’.

I giudici hanno evidenziato due punti cruciali:

1. Interpretazione Letterale: La clausola era tassativa e limitava l’assorbimento solo a una specifica ipotesi: l’aumento dei ‘minimi contrattuali’ (la paga base) deciso a livello nazionale dalla legge o dal CCNL.
2. Natura del Passaggio di Livello: L’aumento di stipendio derivante dal passaggio automatico dal 5° al 4° livello non è un ‘aumento dei minimi contrattuali’. Si tratta, invece, di una diversa dinamica salariale legata alla progressione di carriera e all’anzianità di servizio, già prevista e regolata dal CCNL fin dall’inizio del rapporto di lavoro.

In altre parole, il passaggio di livello non è un evento futuro e incerto come un rinnovo contrattuale, ma uno sviluppo normale e previsto della carriera del lavoratore. Pertanto, non rientrando nell’unica ipotesi specificata nel contratto, non poteva giustificare l’assorbimento del superminimo.

La Corte ha applicato il principio generale secondo cui le clausole che derogano a un principio (in questo caso, il mantenimento di un emolumento) devono essere interpretate in modo restrittivo. Se le parti avessero voluto includere anche i passaggi di livello tra le cause di assorbimento, avrebbero dovuto scriverlo esplicitamente.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre un’importante lezione pratica sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. I patti di assorbimento del superminimo sono legittimi, ma la loro efficacia dipende dalla precisione con cui sono redatti. Se un’azienda intende assorbire il superminimo anche in caso di scatti di anzianità, promozioni o passaggi di livello, deve specificarlo chiaramente nel contratto individuale di lavoro. In assenza di una previsione esplicita, il superminimo assorbibile può essere ridotto solo in caso di aumenti generali della paga base previsti dal CCNL. Per i lavoratori, questa sentenza rafforza la tutela della retribuzione e della progressione economica legata alla carriera.

Un’azienda può sempre assorbire un ‘superminimo assorbibile’ con qualsiasi aumento di stipendio?
No. L’assorbimento è possibile solo per le specifiche ipotesi previste esplicitamente nell’accordo individuale tra l’azienda e il lavoratore. Se l’accordo limita l’assorbimento solo agli aumenti dei minimi contrattuali, altri tipi di aumenti, come quelli per un passaggio di livello, sono esclusi.

Come viene interpretata la clausola sul superminimo assorbibile?
La clausola viene interpretata in modo letterale e restrittivo. La Corte ha stabilito che se una specifica causa di assorbimento (come il passaggio di livello) non è menzionata, si presume che le parti non abbiano voluto includerla. Il principio è che ciò che non è esplicitamente previsto come causa di assorbimento non può essere utilizzato per ridurre il superminimo.

L’aumento di stipendio dovuto a un passaggio di livello automatico è considerato un ‘aumento dei minimi contrattuali’?
No. Secondo la Corte, l’aumento per un passaggio di livello non è un aumento dei minimi tabellari, ma rappresenta una diversa dinamica salariale legata all’anzianità di servizio e alla progressione di carriera del lavoratore, già prevista dal CCNL come uno sviluppo normale del rapporto di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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