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Successione nell’appalto: quando non c’è obbligo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11431/2025, ha stabilito che nella successione nell’appalto non scatta l’obbligo per la nuova azienda di assumere i dipendenti della precedente se non vi è un effettivo trasferimento di personale e di beni strumentali. La Corte ha chiarito che la sola sostituzione di un’impresa con un’altra non configura automaticamente un trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c., specialmente in presenza di chiari ‘elementi di discontinuità’ tra le due gestioni.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Successione nell’appalto: la Cassazione definisce i limiti dell’obbligo di assunzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: la successione nell’appalto e le sue conseguenze sui rapporti di lavoro. La sentenza chiarisce in quali condizioni il subentro di una nuova azienda in un contratto di servizi non comporta l’obbligo di assumere il personale impiegato dal precedente appaltatore. Questa decisione fornisce un’importante guida per lavoratori e imprese, delineando il confine tra un semplice cambio di fornitore e un vero e proprio trasferimento d’azienda.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla richiesta di un gruppo di lavoratori impiegati in servizi di controllo accessi e reception presso strutture socio-sanitarie. A seguito di un cambio di appalto, la nuova società affidataria del servizio non ha proseguito i loro rapporti di lavoro. I lavoratori hanno quindi agito in giudizio, sostenendo che si fosse verificato un trasferimento d’azienda ai sensi dell’articolo 2112 del Codice Civile, con il conseguente diritto a mantenere il proprio posto di lavoro con il nuovo appaltatore. Mentre il tribunale di primo grado aveva accolto le loro domande, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, escludendo la configurabilità di un trasferimento d’azienda. I lavoratori hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla successione nell’appalto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 29, comma 3, del D.Lgs. 276/2003, come modificato nel 2016.

L’interpretazione della normativa di riferimento

La norma stabilisce che l’acquisizione del personale già impiegato nell’appalto, a seguito del subentro di un nuovo appaltatore, non costituisce trasferimento d’azienda se il nuovo soggetto è dotato di una propria struttura organizzativa e operativa e se sono presenti ‘elementi di discontinuità’ che determinano una specifica identità d’impresa.
La Corte ha chiarito che il presupposto fondamentale per poter anche solo discutere dell’applicazione delle tutele dell’art. 2112 c.c. è proprio ‘l’acquisizione del personale’. Se questo non avviene, e se mancano altri elementi di continuità, la questione non si pone.

L’assenza di trasferimento di personale e beni

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva accertato in fatto che non vi era stato alcun trasferimento né di personale né di beni o strumenti significativi dalla vecchia alla nuova società. Questa totale assenza di passaggio di risorse umane e materiali è stata considerata un elemento di discontinuità decisivo, tale da escludere la configurabilità di un trasferimento d’azienda. La nuova impresa ha iniziato il servizio utilizzando esclusivamente la propria organizzazione e i propri mezzi.

Le motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la legge, dopo la modifica del 2016, pur avendo invertito la presunzione precedente, subordina l’operatività dell’art. 2112 c.c. all’effettiva acquisizione del personale. Poiché nel caso di specie tale acquisizione non è avvenuta, viene a mancare il presupposto stesso della norma. Di conseguenza, il cambio di appalto si configura come una mera successione in un contratto commerciale, e non come un passaggio di un’entità economica organizzata.
Inoltre, i giudici hanno analizzato l’articolo 5 del CCNL Servizi Fiduciari, applicato dall’azienda subentrante. Hanno concluso che tale articolo non prevedeva un obbligo di assunzione, ma solo la facoltà di attivare ‘tentativi di cambio di appalto’, una procedura ben diversa da un obbligo di riassorbimento automatico della forza lavoro.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: la successione nell’appalto non garantisce automaticamente la continuità occupazionale. Per i lavoratori, significa che la tutela del posto di lavoro in caso di cambio appalto non è assoluta, ma dipende dalle modalità concrete con cui avviene il passaggio. Per le imprese subentranti, la sentenza offre maggiore certezza giuridica, chiarendo che, in assenza di un trasferimento di personale o di beni essenziali, esse non sono vincolate ad assumere i dipendenti dell’appaltatore uscente, a meno che non sia esplicitamente previsto da una clausola sociale vincolante nel contratto collettivo o nel bando di gara. La decisione ribadisce l’importanza degli ‘elementi di discontinuità’ come criterio per distinguere un cambio di gestione da un vero trasferimento d’azienda.

In una successione nell’appalto, il nuovo fornitore è sempre obbligato ad assumere i lavoratori del precedente?
No. Secondo la sentenza, l’obbligo non sussiste se non vi è un’effettiva acquisizione del personale e se sono presenti ‘elementi di discontinuità’ tra la gestione vecchia e nuova. Il solo cambio di azienda non è sufficiente a far scattare le tutele del trasferimento d’azienda.

Cosa si intende per ‘elementi di discontinuità’ in un cambio di appalto?
Si tratta di fattori che dimostrano una rottura tra la gestione del vecchio e del nuovo appaltatore. La sentenza identifica come elementi decisivi la mancata assunzione del personale e il mancato trasferimento di beni o strumenti significativi per l’esecuzione del servizio.

Il contratto collettivo (CCNL) può imporre l’obbligo di assunzione al nuovo appaltatore?
Sì, ma deve essere previsto in modo esplicito e vincolante. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la clausola del CCNL Servizi Fiduciari prevedesse solo l’avvio di una procedura di consultazione (‘tentativi di cambio di appalto’) e non un vero e proprio obbligo di assunzione per l’impresa subentrante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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