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Straordinario pubblico: basta l’autorizzazione implicita

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al compenso per lavoro straordinario nel pubblico impiego sussiste anche in presenza di una autorizzazione implicita. Nel caso esaminato, una dipendente di un museo ha ottenuto il pagamento delle ore eccedenti l’orario ordinario perché queste erano state inserite in turni di servizio obbligatori, qualificati come “essenziali” dall’amministrazione stessa. La Corte ha ritenuto che imporre un turno di lavoro più lungo e poi negare il compenso per mancanza di un atto formale di autorizzazione sia contrario ai principi di correttezza e buona fede.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Straordinario Pubblico: Sì al Compenso con l’Autorizzazione Implicita

Il pagamento del lavoro straordinario nel pubblico impiego è un tema spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: per ottenere il compenso non è sempre necessaria un’autorizzazione formale e scritta. L’autorizzazione implicita straordinario, desumibile da ordini di servizio che impongono orari prolungati, è sufficiente a fondare il diritto del lavoratore alla retribuzione. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di una dipendente del Ministero della Cultura, impiegata come addetta alla vigilanza presso un importante museo nazionale. La lavoratrice aveva accumulato un notevole monte ore di lavoro straordinario tra il 2014 e il 2017, per il quale chiedeva il relativo compenso economico.

L’Amministrazione si opponeva alla richiesta, sostenendo che tali prestazioni non fossero mai state preventivamente e formalmente autorizzate, condizione ritenuta indispensabile dalla normativa di settore. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello, tuttavia, hanno dato ragione alla lavoratrice, seppur parzialmente. I giudici di merito hanno individuato una autorizzazione implicita straordinario in un ordine di servizio che definiva alcuni turni, denominati “di sottoguardia”, come “servizio essenziale” e prevedeva per essi un orario di 8 ore, superiore a quello standard. Secondo le corti, schedulare turni obbligatori più lunghi equivale ad autorizzare le ore eccedenti. Il Ministero ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione: il Valore dell’Autorizzazione Implicita Straordinario

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Ministero, confermando le decisioni dei gradi precedenti e consolidando un principio di notevole importanza pratica. I giudici hanno chiarito che, nel pubblico impiego contrattualizzato, il diritto al compenso per lo straordinario sorge quando la prestazione è resa in modo coerente con la volontà del datore di lavoro, anche se questa non è espressa in un atto formale.

La Valenza dell’Ordine di Servizio

Il punto centrale della decisione è il valore attribuito all’ordine di servizio. La Cassazione ha specificato che non si trattava di un generico atto organizzativo, ma di una disposizione che, nel definire un turno come “essenziale” e “indispensabile” e nel prevedere un orario specifico e prolungato (8 ore, con un’eccedenza di oltre 2 ore rispetto al turno normale), conteneva in sé un’autorizzazione implicita a svolgere lavoro straordinario.

Il Principio di Correttezza e Buona Fede

La Corte ha inoltre sottolineato come sarebbe contrario ai doveri di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.), che devono sempre governare il rapporto di lavoro, pretendere che un dipendente svolga un turno obbligatorio più lungo per poi negargli il compenso appellandosi a un cavillo formale come la mancanza di un separato documento di autorizzazione. L’inserimento dello straordinario nella pianificazione ordinaria del lavoro è, di per sé, la più chiara manifestazione della volontà del datore di lavoro.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su consolidati principi giuridici. Innanzitutto, viene richiamato l’art. 2126 del codice civile, che garantisce la retribuzione per il lavoro effettivamente prestato, anche in assenza di un contratto valido, a tutela della dignità del lavoratore (art. 36 Cost.). Questo principio si applica anche allo straordinario, purché la prestazione sia stata eseguita non insciente o prohibente domino, cioè non all’insaputa o contro la volontà del datore.

In secondo luogo, la Corte chiarisce che le normative sui vincoli di spesa pubblica, che impongono procedure rigorose per l’autorizzazione dello straordinario, servono a regolare la responsabilità dei dirigenti verso l’amministrazione, ma non possono essere usate per negare al lavoratore il giusto compenso per un’attività richiesta e svolta. La responsabilità per l’eventuale superamento dei limiti di spesa ricade sul funzionario che ha disposto il servizio, non sul dipendente che lo ha eseguito.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso basati sulla presunta violazione di contratti collettivi integrativi, poiché il Ministero non ha rispettato gli oneri processuali di specifica allegazione e trascrizione delle clausole violate, impedendo di fatto ai giudici di valutarne la pertinenza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela ai lavoratori del pubblico impiego. Viene stabilito che il datore di lavoro non può agire in modo contraddittorio: se organizza e impone turni di lavoro che eccedono l’orario contrattuale, deve farsene carico economicamente. L’autorizzazione implicita straordinario diventa così un concetto chiave per garantire che ogni ora di lavoro prestata su richiesta dell’amministrazione venga correttamente retribuita, a prescindere da formalismi burocratici che rischierebbero di ledere i diritti fondamentali del lavoratore.

È necessario un atto formale per autorizzare il lavoro straordinario nel pubblico impiego?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sempre necessario un atto formale. È sufficiente una autorizzazione implicita, che può essere desunta da atti o comportamenti del datore di lavoro, come l’inserimento delle ore extra in turni di servizio obbligatori.

Un ordine di servizio che pianifica turni più lunghi del normale può valere come autorizzazione allo straordinario?
Sì. La Corte ha stabilito che un ordine di servizio che qualifica un turno come “essenziale” e prevede un orario di lavoro specifico e superiore a quello ordinario costituisce di per sé un’autorizzazione implicita allo svolgimento delle ore di lavoro eccedenti.

Il datore di lavoro pubblico può rifiutarsi di pagare lo straordinario appellandosi alla mancanza di autorizzazione, se lo ha inserito lui stesso nei turni obbligatori?
No, sarebbe un comportamento contrario ai principi di correttezza e buona fede. Se il datore di lavoro programma e impone lo svolgimento di lavoro straordinario inserendolo nei turni, non può poi strumentalmente negarne il pagamento eccependo la mancanza di un atto formale di autorizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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