LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Stabilizzazione del personale: il contratto è decisivo

Un ufficiale della Capitaneria di Porto ha richiesto l’inclusione in una procedura di stabilizzazione del personale indetta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che per la stabilizzazione del personale è indispensabile un rapporto di lavoro subordinato e formale con l’amministrazione che bandisce la procedura. Un mero collegamento funzionale o un rapporto di fatto non sono sufficienti, data la natura eccezionale di tali procedure rispetto al principio del concorso pubblico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Stabilizzazione del personale: La Cassazione chiarisce il requisito del contratto formale

La stabilizzazione del personale precario nella Pubblica Amministrazione rappresenta una deroga fondamentale al principio costituzionale del concorso pubblico. Proprio per questa sua natura eccezionale, i requisiti per accedervi devono essere interpretati in modo rigoroso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine: per partecipare a una procedura di stabilizzazione è indispensabile l’esistenza di un rapporto di lavoro formale e diretto con l’amministrazione che l’ha indetta. Un semplice collegamento funzionale, anche se prolungato nel tempo, non è sufficiente.

I fatti di causa: un rapporto di lavoro tra due Amministrazioni

Il caso esaminato riguardava un ufficiale subalterno che aveva prestato servizio per diversi anni presso una Capitaneria di Porto. Sebbene la Capitaneria di Porto rientri nell’ordinamento militare e dipenda dal Ministero della Difesa, essa svolge numerose funzioni di natura civile strettamente connesse alle competenze del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

Quando il MIT ha bandito una procedura per la stabilizzazione del proprio personale precario, l’ufficiale ha presentato domanda, ritenendo di averne diritto in virtù delle mansioni svolte. La sua richiesta è stata però respinta, poiché formalmente non era un dipendente del MIT, ma del Ministero della Difesa. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno confermato l’esclusione, spingendo il lavoratore a ricorrere in Cassazione.

L’importanza del contratto formale nella stabilizzazione del personale

Il ricorrente sosteneva che, al di là dell’inquadramento formale, le sue attività erano prevalentemente riconducibili a quelle del MIT e che dovesse prevalere l’aspetto funzionale del rapporto. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa interpretazione, dichiarando il ricorso inammissibile e allineandosi a un consolidato orientamento giurisprudenziale.

La Corte ha sottolineato che le norme sulla stabilizzazione del personale, in quanto derogatorie dell’art. 97 della Costituzione, sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate oltre i casi espressamente previsti. La legge di riferimento (L. n. 296/2006) individua chiaramente i destinatari nel “personale in servizio a tempo determinato” presso l’amministrazione che indice la procedura. Questo requisito postula la necessaria esistenza di un contratto di lavoro subordinato, formale e a tempo determinato, stipulato direttamente con quell’ente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che non è possibile valorizzare prestazioni lavorative rese “di fatto” o in virtù di un rapporto di dipendenza con un’altra amministrazione dello Stato. L’accertamento di un legame meramente funzionale, pur esistente, non può surrogare la mancanza del requisito essenziale: un vincolo contrattuale formale. Il principio dell’accesso agli impieghi pubblici tramite concorso è la regola generale, e le eccezioni, come la stabilizzazione, sono ammesse solo per consolidare esperienze lavorative maturate all’interno della stessa amministrazione. Permettere la stabilizzazione di personale proveniente da altri enti significherebbe ampliare in modo indiscriminato l’area delle eccezioni, violando il principio costituzionale.

Inoltre, i giudici hanno ritenuto irrilevante anche una normativa successiva invocata dal ricorrente, poiché questa si limitava ad autorizzare il MIT a bandire nuovi concorsi pubblici, senza alcun riferimento alla precedente procedura di stabilizzazione del 2007.

Conclusioni: l’importanza del rapporto formale nel pubblico impiego

La decisione riafferma con forza un principio fondamentale del diritto del lavoro pubblico: la forma del rapporto giuridico è un elemento non negoziabile per l’accesso a benefici come la stabilizzazione. Non conta con chi si collabora o per chi si svolgono di fatto le proprie mansioni, ma con chi si è stipulato il contratto di lavoro. Questa ordinanza serve da monito per tutti i lavoratori precari della PA: la possibilità di una stabilizzazione è legata indissolubilmente all’esistenza di un rapporto di lavoro diretto e formalizzato con l’ente che offre tale opportunità, escludendo ogni interpretazione estensiva basata su collegamenti funzionali o rapporti di fatto.

È sufficiente un rapporto di lavoro “di fatto” con una Pubblica Amministrazione per accedere alla stabilizzazione del personale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che per accedere a una procedura di stabilizzazione è indispensabile un requisito formale, ovvero l’esistenza di uno o più contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con la stessa amministrazione che ha bandito la procedura. Un rapporto di mero fatto non è sufficiente.

Un lavoratore di un’amministrazione (es. Ministero della Difesa) può partecipare alla stabilizzazione indetta da un’altra amministrazione (es. Ministero dei Trasporti) per cui svolgeva funzioni?
No. La decisione chiarisce che il requisito del rapporto di lavoro formale deve sussistere con l’amministrazione che indice la stabilizzazione. L’alterità del datore di lavoro (appartenere a un’altra amministrazione) impedisce la partecipazione, anche se le mansioni svolte erano funzionalmente collegate all’ente che ha bandito la procedura.

Le norme sulla stabilizzazione del personale sono interpretabili in modo estensivo?
No. Essendo una deroga al principio costituzionale dell’accesso agli impieghi pubblici mediante concorso (art. 97 Cost.), le norme sulla stabilizzazione devono essere considerate tassative e di stretta interpretazione. Non possono essere applicate oltre i casi e le condizioni espressamente previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati