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Squilibrio contrattuale: no risarcimento per cattivo affare

Un tifoso cita in giudizio una società sportiva poiché il costo del suo abbonamento stagionale si è rivelato superiore alla somma dei singoli biglietti a seguito di una riduzione dei prezzi. La Corte di Cassazione ha negato il risarcimento, stabilendo che lo squilibrio contrattuale non giustifica l’intervento del giudice se il contratto è stato liberamente concluso. Un “cattivo affare” non è di per sé motivo di tutela legale, salvaguardando così la libertà negoziale delle parti.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Squilibrio contrattuale: no risarcimento per cattivo affare

L’acquisto di un bene o servizio che successivamente viene offerto a un prezzo inferiore è una situazione frustrante. Ma un affare economicamente svantaggioso può essere considerato un illecito contrattuale? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, tracciando una linea netta tra un cattivo affare e un vero e proprio squilibrio contrattuale meritevole di tutela legale. Il caso riguarda un tifoso che aveva acquistato un abbonamento stagionale per le partite della sua squadra del cuore, scoprendo poi che il costo totale dei singoli biglietti sarebbe stato inferiore.

I Fatti del Caso: L’Abbonamento Più Caro dei Biglietti Singoli

Un tifoso citava in giudizio una nota società sportiva per ottenere un risarcimento. L’oggetto del contendere era un abbonamento per le partite casalinghe della stagione 2016/2017, acquistato al prezzo di 1.510,00 €. Successivamente, la società decideva di abbassare il prezzo dei singoli biglietti per le 19 partite in programma, portando il costo totale per un non abbonato a soli 975,00 €. Il tifoso, sentendosi danneggiato, chiedeva la restituzione della differenza, pari a 535,00 €, lamentando un inadempimento contrattuale e una violazione del principio di buona fede.

Lo Sviluppo del Processo nei Gradi di Merito

In primo grado, il Giudice di Pace accoglieva la domanda del tifoso, riconoscendo una violazione della buona fede da parte della società e condannandola a un risarcimento di 535,00 €. La decisione, tuttavia, veniva completamente ribaltata in appello. Il Tribunale, riformando la sentenza, sosteneva che l’aspettativa di un risparmio economico da parte dell’abbonato rientrasse nella sua sfera soggettiva e non trovasse alcun fondamento giuridico. Secondo il giudice di secondo grado, non era provato che la società sportiva avesse mai garantito sconti o vantaggi economici agli abbonati, né tale clausola poteva considerarsi implicita nel contratto.

Le Motivazioni della Cassazione: il cattivo affare e lo squilibrio contrattuale

La questione è giunta infine dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha dichiarato il ricorso del tifoso inammissibile. Le motivazioni della Corte sono di fondamentale importanza per comprendere i limiti dell’intervento giudiziario nei rapporti contrattuali tra privati.

La Libertà Negoziale al Centro del Sistema

La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: la libertà negoziale. Un contratto non può essere considerato “immeritevole” di tutela giuridica solo perché è economicamente sconveniente per una delle parti. L’ordinamento protegge il contraente il cui consenso è stato viziato da errore, dolo o violenza, ma non chi, in modo libero e informato, ha compiuto scelte contrattuali che si sono rivelate insoddisfacenti.

Secondo gli Ermellini, chi fa un “cattivo affare” non può pretendere di sciogliersi dal contratto invocando un generico squilibrio contrattuale. L’intervento del giudice per riequilibrare le prestazioni è limitato a casi eccezionali e specificamente previsti dalla legge, come la rescissione per lesione. Permettere un intervento giudiziario generalizzato sulla convenienza economica di un accordo violerebbe il principio fondamentale della libertà contrattuale.

L’Esclusione del Dolo Incidente e del Potere Correttivo del Giudice

Il ricorrente aveva anche lamentato un presunto dolo incidente, sostenendo che la società non lo avesse informato della futura riduzione dei prezzi. La Corte ha respinto anche questa tesi, sottolineando come la richiesta del tifoso fosse puramente risarcitoria e non mirasse all’annullamento o alla risoluzione del contratto.

Inoltre, è stata negata l’esistenza di un non meglio precisato “potere correttivo” del giudice in grado di modificare l’equilibrio economico di un contratto. Anche il Codice del Consumo, pur prevedendo tutele contro le clausole vessatorie, stabilisce esplicitamente che la valutazione di vessatorietà non riguarda l’adeguatezza del corrispettivo, purché questo sia determinato in modo chiaro e comprensibile.

Conclusioni: La Libertà Contrattuale Prevale sulla Convenienza Economica

La decisione della Corte di Cassazione riafferma con forza che la convenienza economica di un contratto è rimessa alla libera valutazione delle parti e non può essere oggetto di un sindacato successivo da parte del giudice. Il rischio di concludere un “cattivo affare” fa parte della normale dinamica del mercato e della libertà d’impresa. Solo in presenza di vizi della volontà o di altre specifiche patologie contrattuali previste dalla legge, il sistema giuridico offre strumenti di tutela. Per i consumatori, questa sentenza sottolinea l’importanza di valutare attentamente tutte le condizioni contrattuali prima di assumere un impegno, poiché l’aspettativa di un vantaggio economico, se non esplicitamente garantita, rimane una speranza soggettiva priva di tutela legale.

Un contratto può essere contestato solo perché economicamente svantaggioso?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un contratto non può essere invalidato solo perché una delle parti ha fatto un “cattivo affare”. La libertà negoziale consente di stipulare accordi anche non convenienti, a patto che il consenso sia stato dato liberamente e in modo informato.

Il giudice può modificare un contratto per correggere uno squilibrio contrattuale tra le prestazioni?
Di norma, no. L’intervento del giudice è limitato a casi eccezionali previsti dalla legge (come la rescissione per lesione o la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta). Non esiste un “potere correttivo” generale del giudice per riequilibrare l’economia di un contratto liberamente pattuito.

L’acquisto di un abbonamento implica la garanzia di un risparmio rispetto ai biglietti singoli?
Non automaticamente. Secondo la sentenza, l’aspettativa di un risparmio è soggettiva e non costituisce un fondamento giuridico, a meno che tale vantaggio non sia stato esplicitamente garantito nel contratto o non risulti in modo inequivocabile dalla comune intenzione delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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