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Spese processuali appello: quando non si pagano?

Una cittadina impugna una sentenza solo contro un ente per le spese legali. Un’altra parte, l’agente di riscossione, si costituisce in giudizio pur non essendo oggetto del gravame. La Cassazione stabilisce che in questi casi non sono dovute le spese processuali in appello a chi si costituisce inutilmente, poiché la notifica vale come mera ‘litis denuntiatio’ e non come una chiamata in causa.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese Processuali in Appello: Un Chiarimento Cruciale dalla Cassazione

Affrontare un giudizio di appello può essere complesso, soprattutto quando sono coinvolte più parti. Una delle preoccupazioni principali riguarda la gestione delle spese processuali in appello: chi paga e in quali circostanze? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto fondamentale, chiarendo quando una parte, pur essendo notificata dell’impugnazione, non ha diritto al rimborso delle proprie spese legali. La decisione ruota attorno alla distinzione tra una vera e propria chiamata in causa (vocatio in ius) e una semplice comunicazione della pendenza del giudizio (litis denuntiatio).

I Fatti del Caso

Tutto ha origine da una cartella di pagamento per sanzioni amministrative relative a violazioni del Codice della strada. Una cittadina si oppone alla cartella, citando in giudizio sia l’ente impositore (un Comune) sia l’agente incaricato della riscossione. Il Giudice di Pace rigetta l’opposizione e condanna la cittadina a pagare le spese legali a entrambe le controparti.

La contribuente decide di appellare la sentenza, ma contesta unicamente la sua condanna al pagamento delle spese in favore del Comune. L’appello, quindi, non mette in discussione la decisione presa nei confronti dell’Agente della Riscossione. Nonostante ciò, l’atto di appello viene notificato per conoscenza anche a quest’ultimo, il quale decide di costituirsi nel giudizio di secondo grado chiedendo, a sua volta, la condanna dell’appellante al pagamento delle spese.

Il Tribunale, in sede di appello, accoglie la domanda della cittadina contro il Comune, ma, sorprendentemente, la condanna a rifondere le spese legali sostenute dall’Agente della Riscossione. Secondo il Tribunale, il solo fatto di essersi costituito in giudizio dava diritto all’Agente di vedersi rimborsate le spese. È contro questa specifica condanna che la cittadina ricorre in Cassazione.

La Questione Giuridica: Notifica per Conoscenza o Chiamata in Causa?

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 332 del Codice di procedura civile, che disciplina le impugnazioni in caso di ‘cause scindibili’. Quando una sentenza decide su più rapporti giuridici distinti, l’impugnazione proposta contro una sola parte deve essere notificata anche alle altre. La domanda è: questa notifica obbliga la parte non direttamente coinvolta a partecipare al giudizio d’appello?

La difesa della ricorrente ha sostenuto che, non essendo stata formulata alcuna domanda contro l’Agente della Riscossione, la notifica dell’appello avesse il valore di mera litis denuntiatio (una comunicazione formale della pendenza del processo) e non di vocatio in ius (una convocazione in giudizio). Di conseguenza, la costituzione dell’Agente era superflua e non giustificava una condanna alle spese.

L’impatto sulle spese processuali in appello

La corretta qualificazione della notifica è determinante per la regolamentazione delle spese processuali in appello. Se la costituzione in giudizio di una parte è considerata non necessaria, perché l’appello non la riguarda, questa parte non può essere considerata né ‘vincitrice’ né ‘soccombente’ nel merito del gravame. Pertanto, non può trovare applicazione il principio generale della soccombenza (art. 91 c.p.c.), che impone alla parte perdente di pagare le spese della parte vincitrice.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi della ricorrente, cassando la sentenza del Tribunale. I giudici supremi hanno chiarito che la ratio dell’art. 332 c.p.c. è quella di evitare la proliferazione di giudizi di impugnazione separati contro la stessa sentenza, favorendo la concentrazione processuale. Tuttavia, la notifica prevista da questa norma non trasforma automaticamente il destinatario in una parte processuale a tutti gli effetti.

La Corte ha stabilito il seguente principio di diritto: nelle cause scindibili, quando l’impugnazione riguarda unicamente il capo della sentenza che regola i rapporti tra alcune delle parti (in questo caso, le spese tra la cittadina e il Comune), la notifica alle altre parti (l’Agente di Riscossione) ha il solo valore di litis denuntiatio. Di conseguenza:

1. I destinatari di tale notifica non diventano parti del giudizio di appello per il solo fatto di averla ricevuta.
2. La loro eventuale costituzione in giudizio deve considerarsi ‘inutile’.
3. Mancando una domanda formulata contro di loro, non possono essere considerati né ‘soccombenti’ né ‘vittoriosi’.

In definitiva, l’Agente della Riscossione, avendo sostenuto volontariamente spese di difesa non necessarie, non ha diritto ad alcuna condanna in suo favore. Il giudice d’appello ha quindi errato nel condannare la cittadina a pagare tali spese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chiunque si trovi a impugnare una sentenza emessa in un processo con più parti. Se l’appello è mirato e specifico, contestando solo la posizione di una delle controparti, le altre parti, pur ricevendo la notifica dell’atto, non sono tenute a partecipare al giudizio. Anzi, la loro costituzione risulterebbe strategicamente ed economicamente svantaggiosa, poiché non potrebbero ottenere il rimborso delle spese legali.

Per l’appellante, questo principio rappresenta una tutela contro l’aggravio di costi ingiustificati. Si afferma così che il diritto alla rifusione delle spese processuali sorge solo quando la partecipazione al giudizio è resa necessaria da una domanda specifica e non da una scelta volontaria e superflua.

Se appello una sentenza che coinvolge più parti, ma la mia impugnazione è diretta contro una sola di esse, devo pagare le spese legali delle altre se decidono di costituirsi in giudizio?
No. Secondo questa ordinanza, se l’appello riguarda una causa scindibile e non è diretto contro una parte specifica, la notifica a quest’ultima è una mera ‘litis denuntiatio’. Se tale parte decide di costituirsi, la sua attività è considerata inutile e non si avrà diritto al rimborso delle spese legali.

Qual è la differenza tra ‘litis denuntiatio’ e ‘vocatio in ius’ in un appello?
La ‘vocatio in ius’ è la chiamata formale in giudizio che rende il destinatario una parte a tutti gli effetti, contro cui vengono formulate delle domande. La ‘litis denuntiatio’, nel contesto dell’art. 332 c.p.c., è invece una semplice comunicazione della pendenza dell’impugnazione, che non rende il destinatario un convenuto in appello ma gli dà solo la possibilità di essere informato.

Perché la costituzione in giudizio dell’Agente della Riscossione è stata considerata ‘inutile’ dalla Corte?
È stata considerata inutile perché l’appello della cittadina riguardava esclusivamente la condanna alle spese del primo grado in favore del Comune. Non veniva mossa alcuna contestazione o domanda nei confronti dell’Agente della Riscossione, il cui capo di sentenza favorevole era già passato in giudicato. Pertanto, non c’era alcuna lite che lo coinvolgesse nel giudizio d’appello, rendendo la sua partecipazione e difesa non necessarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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