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Spese correzione errore materiale: niente condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale riguardo le spese nel procedimento di correzione di errore materiale. Un cittadino aveva richiesto la correzione di una sentenza e il Tribunale, nel rigettare l’istanza, lo aveva condannato al pagamento delle spese legali. La Cassazione ha annullato questa decisione, chiarendo che la procedura di correzione ha natura amministrativa e non contenziosa. Di conseguenza, non è configurabile una soccombenza e non può essere disposta alcuna condanna alle spese legali. Questa decisione si allinea a un recente intervento delle Sezioni Unite.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Spese correzione errore materiale: la Cassazione esclude la condanna

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema procedurale di grande importanza pratica: la possibilità di condannare alle spese legali la parte la cui istanza di correzione di errore materiale viene respinta. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha stabilito che in questo tipo di procedimento non si applica il principio della soccombenza, annullando la decisione di merito che aveva gravato il richiedente dei costi del giudizio.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un cittadino al Tribunale di Piacenza di correggere un errore materiale contenuto in una precedente sentenza. Nello specifico, la sentenza condannava l’attore a rimborsare le spese legali ai convenuti, nonostante il difensore di questi ultimi avesse chiesto la distrazione delle spese a proprio favore, dichiarandosi antistatario. L’interesse del richiedente era quello di evitare il pagamento di IVA e CPA pagando direttamente gli eredi del legale, nel frattempo deceduto. Il Tribunale, tuttavia, dichiarava inammissibile la domanda, ritenendola più un motivo di impugnazione che un mero errore materiale, e condannava il richiedente al pagamento di ulteriori spese legali per il procedimento di correzione, liquidate in 1.200 euro.

La questione delle spese nella correzione di errore materiale

Contro questa decisione, il cittadino ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione degli articoli 91 e 287 del codice di procedura civile. La tesi difensiva era chiara: il procedimento di correzione di errore materiale ha una natura puramente amministrativa e non contenziosa. Pertanto, non può esserci un vincitore e un vinto, e di conseguenza non possono trovare applicazione le regole sulla soccombenza che giustificano la condanna alle spese.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, basando la propria decisione su un principio di diritto recentemente enunciato dalle Sezioni Unite (Sentenza n. 29432 del 14/11/2024). La Suprema Corte ha ribadito che il procedimento di correzione degli errori materiali, disciplinato dagli articoli 287, 288 e 391-bis c.p.c., ha una natura “sostanzialmente amministrativa”. Il suo scopo non è quello di risolvere un conflitto di interessi tra le parti, ma di emendare un’irregolarità formale del provvedimento giudiziario, senza incidere sull’assetto di interessi già definito dalla decisione da correggere. In un contesto del genere, non è possibile configurare una situazione di soccombenza ai sensi dell’art. 91 c.p.c. Anche se si instaura un contraddittorio tra le parti, questo non trasforma la natura del procedimento in una lite contenziosa. Di conseguenza, il giudice non può liquidare le spese di giudizio a carico di nessuna delle parti.

Le conclusioni

La Corte ha quindi cassato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale nella parte in cui condannava il ricorrente alle spese. La decisione chiarisce definitivamente che, indipendentemente dall’esito dell’istanza di correzione, nessuna delle parti può essere condannata a pagare i costi legali della controparte. Inoltre, tenuto conto che il principio è stato chiarito solo di recente dalle Sezioni Unite, la Corte ha disposto l’irripetibilità delle spese anche per il giudizio di cassazione, lasciando che ogni parte sostenesse i propri costi. Questo principio garantisce che le parti non siano dissuase dal segnalare errori materiali per il timore di subire una condanna economica.

È possibile essere condannati a pagare le spese legali in un procedimento per la correzione di un errore materiale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, data la natura amministrativa e non contenziosa di tale procedimento, non si applica il principio della soccombenza e, pertanto, il giudice non può disporre la condanna alle spese a carico di nessuna delle parti.

Perché il procedimento di correzione di errore materiale non è considerato contenzioso?
Perché il suo scopo non è decidere su un conflitto tra le parti, ma semplicemente emendare una svista formale (come un errore di calcolo o di trascrizione) in un provvedimento giudiziario, senza modificare la sostanza della decisione già presa.

Cosa ha deciso la Corte riguardo alle spese del giudizio di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha dichiarato irripetibili le spese del giudizio di cassazione. Ciò significa che ciascuna parte ha dovuto sostenere i propri costi legali per questa fase, in considerazione del fatto che il principio di diritto applicato è stato chiarito in modo definitivo solo di recente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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