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Sovracanone idroelettrico: quando è dovuto?

Con la sentenza n. 34475 del 27/12/2019, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che il sovracanone idroelettrico è dovuto dalle società concessionarie per il solo fatto che le opere di presa ricadano nel territorio di un comune, anche solo parzialmente incluso in un bacino imbrifero montano, a prescindere dall’altitudine. La Corte ha rigettato il ricorso di una società energetica, affermando che la finalità di finanziare opere infrastrutturali è programmatica e non un presupposto per il pagamento, confermando la natura solidaristica e non corrispettiva del tributo.

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Pubblicato il 11 luglio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Sovracanone Idroelettrico: La Cassazione Conferma l’Obbligo di Pagamento

Il tema del sovracanone idroelettrico rappresenta un punto di incontro cruciale tra produzione energetica, finanza locale e solidarietà territoriale. Con la sentenza n. 34475 del 2019, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno fornito un chiarimento fondamentale sulla sua applicazione, respingendo le argomentazioni di una grande società di produzione energetica contro alcuni consorzi di comuni montani. La decisione consolida l’orientamento secondo cui il pagamento del tributo non è condizionato alla dimostrazione di specifiche necessità infrastrutturali.

I fatti del caso

La vicenda nasce dalla richiesta di pagamento avanzata da due consorzi di comuni montani nei confronti di una società energetica. I consorzi chiedevano il versamento del sovracanone idroelettrico previsto dalla legge, in relazione a un impianto idroelettrico di grande derivazione.

La società concessionaria si opponeva alla richiesta, sollevando due principali obiezioni:
1. La presunta incostituzionalità della norma che ha esteso l’obbligo di pagamento anche a impianti le cui opere di presa non si trovano fisicamente in zona montana, ma semplicemente nel territorio di un comune parzialmente incluso in un bacino imbrifero montano.
2. L’interpretazione della legge nel senso che il pagamento fosse subordinato alla dimostrazione, da parte dei comuni, dell’esistenza di interventi infrastrutturali in corso che necessitavano di finanziamento.

Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche aveva dato ragione ai consorzi, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

La natura del sovracanone idroelettrico e i motivi del ricorso

Il ricorso della società si fondava su due pilastri. Il primo motivo metteva in discussione la legittimità costituzionale dell’art. 1, comma 137, della L. 228/2012, per violazione del principio di ragionevolezza (Art. 3 Cost.). Secondo la ricorrente, la norma avrebbe snaturato la ratio originaria del sovracanone idroelettrico, che era legata allo sfruttamento di risorse idriche prettamente montane. Estendendo l’obbligo a prese d’acqua a bassa quota, purché all’interno di un comune ‘montano’, si sarebbe creato un collegamento irrazionale tra il tributo e il territorio.

Il secondo motivo sosteneva che la frase “Al fine di consentire la prosecuzione degli interventi infrastrutturali” contenuta nella legge istituisse una condizione necessaria. In pratica, senza la prova di lavori in corso da parte dei comuni, l’obbligo di pagamento non sarebbe sorto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno rigettato integralmente il ricorso, fornendo motivazioni chiare e definitive su entrambi i punti.

In primo luogo, la Corte ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale. Ha qualificato il sovracanone idroelettrico come una prestazione patrimoniale imposta di natura tributaria. In questo ambito, il legislatore gode di ampia discrezionalità. La scelta di estendere il tributo a tutti gli impianti in comuni appartenenti a bacini montani, indipendentemente dall’altitudine, non è irragionevole. Anzi, persegue una finalità solidaristica e di riequilibrio, eliminando disparità di trattamento e sostenendo l’autonomia finanziaria di tutte le collettività locali gravate dalla presenza di impianti idroelettrici.

Sul secondo punto, la Corte ha stabilito che la dicitura “Al fine di consentire la prosecuzione degli interventi infrastrutturali” non costituisce un presupposto dell’obbligo, bensì un’enunciazione programmatica della finalità del prelievo. Il pagamento del sovracanone deriva dalla titolarità della concessione, non da un rapporto sinallagmatico (di scambio) con la realizzazione di specifiche opere. Pertanto, la società concessionaria non ha alcun potere di sindacare o richiedere la prova della destinazione delle somme, la cui vigilanza spetta alle autorità contabili.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia delle Sezioni Unite cristallizza un principio di notevole importanza pratica. I titolari di concessioni di grande derivazione idroelettrica sono tenuti al pagamento del sovracanone idroelettrico se le loro opere di presa ricadono, anche solo in parte, nel territorio di un comune compreso in un bacino imbrifero montano. Questo obbligo sussiste:
Indipendentemente dalla quota altimetrica dell’opera di presa.
Senza che i comuni debbano dimostrare l’esistenza di specifici interventi infrastrutturali in corso da finanziare.

La sentenza rafforza la natura solidaristica e redistributiva del tributo, concepito come una forma di compensazione a beneficio delle comunità locali il cui territorio è interessato dallo sfruttamento delle risorse idriche, contribuendo a sostenere la loro autonomia finanziaria.

Il sovracanone idroelettrico è dovuto anche se l’opera di presa dell’acqua si trova in una zona non montana di un comune?
Sì. Secondo la Corte, se il comune è compreso, anche solo in parte, in un bacino imbrifero montano già delimitato, il sovracanone è dovuto indipendentemente dalla quota altimetrica dell’opera di presa.È necessario che i comuni dimostrino l’esistenza di lavori infrastrutturali in corso per poter richiedere il sovracanone?
No. La Corte ha chiarito che la finalità di sostenere tali lavori è un enunciato programmatico e non un presupposto per l’insorgenza dell’obbligo di pagamento. Il concessionario non può sindacare la destinazione delle somme.

Qual è la natura giuridica del sovracanone idroelettrico?
Si tratta di una prestazione patrimoniale imposta, avente natura tributaria, con una finalità solidaristica. È finalizzata a integrare le risorse degli enti territoriali interessati e a sostenere l’autonomia locale, non a compensare una specifica prestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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