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Sotto-inquadramento: illecito permanente e prescrizione

La Corte di Cassazione ha stabilito che il sotto-inquadramento di un lavoratore, anche a seguito di una privatizzazione, costituisce un illecito permanente e non un atto istantaneo. Di conseguenza, il diritto a richiedere il corretto inquadramento non si prescrive. Inoltre, la prescrizione per le differenze retributive decorre solo dalla cessazione del rapporto di lavoro, a causa della mancanza di un regime di stabilità reale post-riforma del 2012. La Corte ha rigettato il ricorso di una grande azienda di telecomunicazioni, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano riconosciuto il diritto del dipendente a un livello superiore e al conseguente risarcimento economico.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sotto-inquadramento: Quando l’Errore del Datore di Lavoro Diventa un Illecito Permanente

Il corretto inquadramento professionale è un diritto fondamentale del lavoratore, ma cosa accade quando viene negato per anni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di sotto-inquadramento scaturito dalla privatizzazione di un’azienda pubblica, stabilendo principi cruciali sulla natura permanente dell’illecito e sulla decorrenza della prescrizione. Questa decisione offre importanti tutele ai dipendenti che si trovano in situazioni analoghe, chiarendo che il tempo non sempre sana le ingiustizie.

I Fatti del Caso: Dalla Privatizzazione alla Causa Legale

La vicenda riguarda un dipendente di un’ex azienda statale di servizi, transitato prima in una società a partecipazione pubblica e infine in una grande compagnia di telecomunicazioni privata. Durante questo passaggio, avvenuto nel contesto della privatizzazione del settore, al lavoratore era stato assegnato un livello di inquadramento che egli riteneva inferiore a quello spettante, in violazione del principio di tutela della professionalità acquisita. A suo avviso, le tabelle di equiparazione utilizzate per il passaggio dal sistema pubblico a quello privato non avevano garantito la corretta corrispondenza tra la sua qualifica pregressa e quella nuova. Di conseguenza, il lavoratore si era rivolto al Tribunale per ottenere il riconoscimento del corretto livello superiore e il pagamento delle differenze retributive maturate.

La Questione Giuridica e il Sotto-inquadramento

Il cuore della controversia legale si è concentrato su due aspetti principali: la natura del sotto-inquadramento e la prescrizione dei diritti che ne derivano. L’azienda sosteneva che qualsiasi presunto errore di inquadramento fosse un atto istantaneo, i cui effetti si erano consolidati nel tempo, e che quindi il diritto del lavoratore a contestarlo fosse ormai prescritto. Inoltre, l’azienda riteneva di aver correttamente applicato le tabelle di equiparazione previste dalla legge e dagli accordi sindacali.

I giudici di primo e secondo grado, tuttavia, avevano accolto le richieste del lavoratore, riconoscendo il suo diritto all’inquadramento superiore. La Corte d’Appello, in particolare, aveva qualificato il sotto-inquadramento come un illecito di natura permanente e non un atto singolo, escludendo così l’avvenuta prescrizione del diritto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Investita del caso, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando importanti principi in materia.

La Natura Permanente dell’Illecito

La Corte ha ribadito con forza che l’adibizione di un lavoratore a mansioni inferiori rispetto a quelle corrispondenti al suo corretto livello contrattuale costituisce un illecito di natura permanente. L’offesa al diritto del lavoratore non si esaurisce con l’atto iniziale di errato inquadramento, ma si protrae giorno per giorno, fino a quando il datore di lavoro non pone fine a tale condotta, assegnando finalmente le mansioni corrette. L’atto iniziale è solo il momento in cui la situazione antigiuridica viene instaurata, ma è la volontà del datore di mantenerla che fa perdurare l’illecito.

La Decorrenza della Prescrizione nel Rapporto di Lavoro

Un altro punto cruciale riguarda la prescrizione dei crediti retributivi. La Cassazione ha confermato il suo orientamento consolidato secondo cui, a seguito delle riforme del mercato del lavoro (in particolare la Legge n. 92/2012), il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non è più assistito da un regime di stabilità ‘reale’. Poiché il lavoratore non ha più la certezza della reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, si trova in una condizione di ‘timore’ verso il datore. Per questo motivo, la prescrizione quinquennale dei crediti di lavoro non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione.

Il Ruolo delle Tabelle di Equiparazione

Infine, la Corte ha specificato che le tabelle di equiparazione, sebbene previste dalla legge per gestire le transizioni come le privatizzazioni, non sono un dogma intangibile. Il giudice ha il potere e il dovere di verificarne la concreta applicazione e di disapplicarle qualora non assicurino una reale equivalenza delle posizioni lavorative e la conservazione della professionalità acquisita dal lavoratore. Il loro valore è ricognitivo, non costitutivo, e devono sempre rispettare il principio di equivalenza sostanziale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza significativamente la tutela dei lavoratori contro il sotto-inquadramento. Stabilisce che il diritto a rivendicare la corretta qualifica non si perde con il passare del tempo, poiché l’illecito si rinnova ogni giorno. Inoltre, protegge il diritto a ottenere le differenze retributive, posticipando l’inizio della prescrizione alla fine del rapporto di lavoro. Questa decisione rappresenta un monito per i datori di lavoro sull’importanza di garantire un corretto inquadramento contrattuale, non solo all’atto dell’assunzione ma per tutta la durata del rapporto.

L’errato inquadramento di un lavoratore è un atto istantaneo o un illecito permanente?
Secondo la Corte di Cassazione, il sotto-inquadramento è un illecito di natura permanente. La condotta illecita non si esaurisce con l’atto iniziale, ma si protrae nel tempo, giorno per giorno, finché il datore di lavoro non adibisce il dipendente a mansioni corrette.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per le differenze retributive dovute a un sotto-inquadramento?
La prescrizione dei crediti di lavoro, come le differenze retributive, decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro. Questo perché, a seguito delle riforme legislative (come la L. 92/2012), il rapporto non è più assistito da un regime di piena stabilità, e si presume che il lavoratore possa avere timore di agire contro il datore di lavoro mentre il rapporto è in corso.

Le tabelle di equiparazione usate nelle privatizzazioni sono sempre vincolanti per il giudice?
No, non sono sempre vincolanti. Il giudice può e deve verificare l’effettiva equivalenza delle posizioni di lavoro e può disapplicare tali tabelle se accerta che, nel caso specifico, non garantiscono il mantenimento della professionalità acquisita dal lavoratore, violando così il principio di tutela professionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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