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Sostituzione temporanea dirigente medico: limiti e diritti

Un dirigente medico ha svolto per anni una sostituzione temporanea di una posizione superiore, ben oltre i termini massimi. La Corte di Cassazione ha confermato che, nonostante la lunga durata, al dirigente spetta solo l’indennità di sostituzione prevista dal contratto collettivo e non la retribuzione piena della qualifica superiore. La Corte ha inoltre escluso la possibilità di ricorrere all’azione per ingiustificato arricchimento, consolidando un orientamento giurisprudenziale specifico per la dirigenza sanitaria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sostituzione Temporanea Dirigente Medico: Niente Paga Superiore Oltre i Termini

La sostituzione temporanea di un dirigente medico in una posizione apicale è una prassi comune nelle aziende sanitarie per garantire la continuità del servizio. Ma cosa accade se questo incarico si protrae ben oltre i limiti di tempo previsti dalla contrattazione collettiva? Il dirigente sostituto ha diritto alla retribuzione piena corrispondente alla mansione superiore svolta? Con l’ordinanza n. 3368/2024, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, ribadendo un principio consolidato che delimita i diritti economici dei dirigenti sanitari in questi casi.

Il Caso: Una Sostituzione Temporanea Prolungata

Una dirigente medica di primo livello presso un’azienda ospedaliera riceveva, nel 2010, l’incarico di sostituzione temporanea del dirigente di una struttura complessa, andato in pensione. L’incarico, inizialmente previsto fino al 1° gennaio 2011, si è di fatto protratto fino al pensionamento della stessa dirigente, il 31 dicembre 2015. Durante tutto questo periodo, l’azienda ospedaliera non aveva mai attivato le procedure per la copertura definitiva del posto vacante.

Ritenendo di aver diritto a un trattamento economico superiore, la dirigente si rivolgeva al giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento della retribuzione corrispondente alla qualifica di dirigente di struttura complessa o, in subordine, un indennizzo per indebito arricchimento dell’azienda ai sensi dell’art. 2041 c.c.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le sue richieste, basando le loro decisioni sull’interpretazione della normativa specifica per la dirigenza medica e del contratto collettivo di settore. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: La Sostituzione Temporanea e i Suoi Limiti Retributivi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando il proprio orientamento giurisprudenziale. Secondo gli Ermellini, la pretesa della dirigente non poteva trovare accoglimento per due ragioni fondamentali.

Il Principio di Specialità della Normativa Sanitaria

Il primo punto chiave riguarda l’inapplicabilità, per la dirigenza sanitaria, della disciplina generale sulle mansioni superiori prevista dall’art. 2103 del Codice Civile. La normativa del pubblico impiego privatizzato (in particolare l’art. 19 del D.Lgs. 165/2001) e le norme specifiche per il settore sanitario (come l’art. 15-ter del D.Lgs. 502/1992) stabiliscono un regime speciale.

Per la sostituzione temporanea, la disciplina è dettata dall’art. 18 del CCNL dell’8 giugno 2000. Questa norma prevede l’erogazione di una specifica “indennità di sostituzione”, ma non il diritto all’integrale trattamento economico del dirigente sostituito. La Corte ha chiarito che questa regola vale anche quando l’incarico si protrae illegittimamente oltre i termini massimi (sei mesi, prorogabili a dodici). La prosecuzione dell’incarico non trasforma il diritto del sostituto, che rimane limitato alla sola indennità prevista contrattualmente.

L’Esclusione dell’Indebito Arricchimento

Anche la richiesta di indennizzo basata sull’art. 2041 c.c. (azione di indebito arricchimento) è stata respinta. La Corte ha ricordato che tale azione ha carattere “sussidiario”, cioè può essere esercitata solo quando il danneggiato non abbia a disposizione altri rimedi legali per tutelare i propri diritti.

Nel caso di specie, la dirigente aveva a disposizione l’azione basata sul contratto di lavoro, che infatti aveva esercitato. La presenza di una specifica previsione contrattuale (l’indennità di sostituzione) costituisce la “giusta causa” della prestazione e definisce il corretto compenso, escludendo il presupposto del “depauperamento” della lavoratrice e dell’ingiustificato arricchimento dell’ente.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla coerenza con la propria giurisprudenza pregressa e sulla specificità del rapporto di lavoro della dirigenza sanitaria. I giudici hanno sottolineato che la qualifica dirigenziale non si identifica con lo svolgimento di determinate mansioni, ma con l’idoneità professionale a ricoprire un incarico. Per questo, il sistema retributivo è strutturato in modo diverso rispetto agli altri lavoratori.

La normativa e la contrattazione collettiva, nel prevedere una specifica indennità, hanno già ponderato e definito la giusta remunerazione per la sostituzione temporanea. Questa indennità è ritenuta sufficiente a compensare le maggiori responsabilità, senza che si configuri una violazione del principio di equa retribuzione sancito dall’art. 36 della Costituzione. La prosecuzione dell’incarico oltre i termini, sebbene illegittima, non è sufficiente a modificare questo quadro normativo e a legittimare una pretesa economica superiore.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 3368/2024 riafferma un principio fondamentale per i dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale: lo svolgimento di una sostituzione temporanea, anche se prolungata per anni a causa dell’inerzia dell’amministrazione, non dà diritto alla retribuzione corrispondente alla posizione superiore. L’unico diritto economico riconosciuto è quello all’indennità di sostituzione, come espressamente previsto dal contratto collettivo. Questa decisione chiarisce i limiti delle tutele economiche in tali situazioni e conferma l’impossibilità di ricorrere a rimedi generali come l’azione per indebito arricchimento quando il rapporto è regolato da specifiche norme contrattuali.

Un dirigente medico in sostituzione temporanea, che prosegue l’incarico oltre il termine massimo previsto, ha diritto alla retribuzione piena del dirigente sostituito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, anche se la sostituzione si protrae oltre i termini massimi (6 o 12 mesi), il dirigente ha diritto esclusivamente all’indennità di sostituzione prevista dal CCNL di settore e non all’integrale trattamento economico della qualifica superiore.

Perché al dirigente medico in sostituzione non si applica la disciplina generale sulle mansioni superiori (art. 2103 c.c.)?
Perché la dirigenza sanitaria è soggetta a una normativa speciale (D.Lgs. 165/2001 e D.Lgs. 502/1992) e a una contrattazione collettiva specifica che derogano alla disciplina generale. La qualifica dirigenziale esprime un’idoneità professionale a ricoprire un incarico, non lo svolgimento di specifiche mansioni, e la sua retribuzione è regolata da norme ad hoc.

È possibile chiedere un indennizzo per indebito arricchimento (art. 2041 c.c.) se la sostituzione temporanea si protrae a lungo?
No. L’azione per indebito arricchimento è sussidiaria, cioè esperibile solo in mancanza di altri rimedi. Poiché il rapporto di lavoro prevede già un rimedio specifico (l’indennità di sostituzione), questo esclude la possibilità di ricorrere all’azione ex art. 2041 c.c., in quanto esiste una causa giustificatrice della prestazione e del relativo compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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