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Sostituzione dirigente medico: niente stipendio sup.

Un dirigente medico ha svolto per 12 anni mansioni superiori in sostituzione, chiedendo le relative differenze retributive. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che per la dirigenza medica non si applica la regola generale sulle mansioni superiori (art. 2103 c.c.). L’unica compensazione prevista è l’indennità di sostituzione, indipendentemente dalla durata dell’incarico. La decisione si fonda sulla specificità del ruolo dirigenziale sanitario, che prevede incarichi a termine e non una progressione di carriera basata sulle mansioni.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sostituzione dirigente medico: niente differenze retributive, anche se dura 12 anni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2876/2024, ha ribadito un principio cruciale nel diritto del lavoro sanitario: la sostituzione di un dirigente medico in un incarico superiore non dà diritto alla retribuzione corrispondente a quel livello, neanche se la sostituzione si protrae per un lungo periodo. L’unico compenso previsto è la specifica indennità di sostituzione. Analizziamo questa importante decisione che chiarisce la netta distinzione tra le regole del pubblico impiego sanitario e quelle generali del lavoro privato.

I fatti del caso

Un dirigente farmacista di I livello di un’azienda sanitaria locale ha svolto, ininterrottamente per quasi 12 anni (dal 1995 al 2006), le mansioni di direttore responsabile di II livello di una farmacia ospedaliera. L’incarico riguardava un posto vacante che è stato successivamente messo a concorso. Il dirigente ha quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento delle mansioni superiori svolte e, di conseguenza, il pagamento delle differenze retributive tra il suo livello e quello superiore, oltre al risarcimento dei danni.

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda. I giudici di merito hanno ritenuto che, sebbene lo svolgimento dei compiti superiori fosse provato, la normativa specifica per la dirigenza sanitaria escludesse l’applicazione dell’art. 2103 del Codice Civile, che normalmente garantisce la retribuzione superiore in questi casi. Il dirigente ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Le ragioni della sostituzione dirigente medico e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il ragionamento della Suprema Corte si basa su un orientamento ormai consolidato che distingue nettamente la disciplina della dirigenza sanitaria da quella degli altri lavoratori.

I giudici hanno chiarito che il concetto di ‘mansioni superiori’ e il relativo adeguamento retributivo, come previsto dall’art. 2103 c.c. e dall’art. 52 del D.Lgs. 165/2001 (Testo Unico sul Pubblico Impiego), non si applicano ai dirigenti medici e sanitari. Questo perché la loro carriera non si basa su una progressione automatica legata alle mansioni svolte, ma sull’affidamento di incarichi dirigenziali a termine, conferiti tramite procedure specifiche.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella specialità del rapporto di lavoro della dirigenza sanitaria. La normativa di settore (in particolare l’art. 18 del CCNL dell’8 giugno 2000) prevede un meccanismo specifico per la sostituzione di un dirigente medico: al sostituto spetta unicamente una ‘indennità sostitutiva’ e non il trattamento economico accessorio del sostituito.

La Corte ha sottolineato i seguenti punti chiave:

1. Ruolo unico della dirigenza: La dirigenza sanitaria è inquadrata in un ruolo e livello unico. La differenziazione avviene tramite l’attribuzione di incarichi specifici (struttura semplice, complessa, ecc.), che sono temporanei e gestionali.
2. Inapplicabilità dell’art. 2103 c.c.: La peculiarità di questo sistema rende inapplicabile l’art. 2103 c.c. La sostituzione avviene all’interno dello stesso ruolo e livello unico, non configurandosi come svolgimento di mansioni di un livello ‘superiore’ in senso tradizionale.
3. Irrilevanza della durata: La prosecuzione dell’incarico oltre i limiti di tempo previsti dal contratto collettivo (6 o 12 mesi) non cambia la natura della prestazione. La lunga durata non trasforma la sostituzione in un diritto alla retribuzione piena, poiché l’indennità è considerata la remunerazione adeguata e specifica per tale situazione.
4. Tutela della concorrenza: Consentire un adeguamento retributivo automatico per sostituzioni prolungate equivarrebbe ad aggirare le norme imperative che impongono procedure concorsuali pubbliche per la nomina dei dirigenti. Questo creerebbe un abuso non solo nei confronti del dirigente (che assume maggiori responsabilità), ma anche verso gli altri aspiranti a quell’incarico e verso l’interesse pubblico al buon andamento dell’amministrazione.

La Corte ha concluso che il pagamento della sola indennità non crea una disparità di trattamento ingiustificata, data la diversità di procedura e presupposti tra un dirigente nominato tramite concorso e uno che svolge un incarico in sostituzione provvisoria.

Le conclusioni

L’ordinanza 2876/2024 consolida un principio fondamentale per chi opera nella sanità pubblica: la sostituzione di un dirigente medico, anche se prolungata per anni, non dà diritto alle differenze retributive ma solo all’indennità contrattualmente prevista. La decisione riafferma la specificità del sistema della dirigenza sanitaria, basato su incarichi a termine e procedure selettive, rispetto alle regole generali del diritto del lavoro. Per i dirigenti, ciò significa che l’assunzione di maggiori responsabilità in via temporanea è compensata in modo forfettario, senza creare un diritto automatico a un inquadramento economico superiore, al fine di salvaguardare i principi di legalità e imparzialità della pubblica amministrazione.

Un dirigente medico che sostituisce un superiore per molti anni ha diritto alla sua stessa retribuzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, anche se la sostituzione dura a lungo, al dirigente spetta solo la specifica indennità di sostituzione prevista dal contratto collettivo, e non le differenze retributive corrispondenti al livello superiore.

Perché l’articolo 2103 del Codice Civile sulle mansioni superiori non si applica ai dirigenti sanitari?
Non si applica perché la dirigenza sanitaria ha un regime speciale. I dirigenti sono inquadrati in un ruolo unico e la loro progressione si basa su incarichi a termine conferiti con procedure specifiche, non su un avanzamento di carriera legato alle mansioni svolte. La sostituzione avviene quindi all’interno dello stesso ruolo.

La durata della sostituzione è irrilevante ai fini della retribuzione?
Sì. La Corte ha stabilito che la prosecuzione dell’incarico di sostituzione oltre i termini previsti (ad esempio, 12 mesi) è irrilevante. L’indennità sostitutiva è considerata l’unica e adeguata remunerazione, indipendentemente dalla durata, per non aggirare le procedure concorsuali obbligatorie per la copertura del posto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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