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Sospensione sanzione disciplinare: rigetto per motivi generici

La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rigettato l’istanza di un avvocato volta a ottenere la sospensione di una sanzione disciplinare. La sanzione consisteva nella sospensione dalla professione per due anni e sei mesi per illeciti deontologici legati alla gestione di fondi dei clienti. La Corte ha ritenuto che le argomentazioni del professionista sul rischio di un danno grave e irreparabile (periculum in mora) fossero troppo generiche, in quanto la perdita di clienti e il danno economico sono conseguenze naturali di una sospensione e non circostanze eccezionali che giustifichino la concessione della misura cautelare.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sospensione Sanzione Disciplinare: Quando il Danno non è Abbastanza Grave per la Cassazione

Ottenere la sospensione di una sanzione disciplinare in attesa del giudizio definitivo in Cassazione è un percorso complesso. Un’ordinanza interlocutoria delle Sezioni Unite chiarisce i rigorosi criteri applicati, sottolineando che non basta lamentare un generico danno economico o la perdita di clientela. La Corte esige la prova di circostanze eccezionali e specifiche, legate alla situazione socio-economica del professionista. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Contesto: La Sanzione e il Ricorso

Un avvocato veniva sanzionato dal Consiglio Nazionale Forense (CNF) con la sospensione dall’esercizio della professione per due anni e sei mesi. La sanzione, già ridotta rispetto a quella di primo grado, scaturiva da gravi incolpazioni, tra cui l’aver indotto i propri clienti ad attivare carte prepagate su cui erano confluite ingenti somme da un risarcimento per un sinistro mortale, per poi utilizzare tali carte personalmente e trattenere somme eccedenti i compensi pattuiti, senza rendicontazione.
L’avvocato ha impugnato la decisione del CNF dinanzi alla Corte di Cassazione e, contestualmente, ha richiesto la sospensione dell’esecutività della sanzione in via cautelare.

Le Ragioni della Richiesta di Sospensione della Sanzione Disciplinare

Il professionista ha basato la sua istanza su due pilastri fondamentali per la concessione delle misure cautelari:
1. Fumus boni iuris: La parvenza di fondatezza del ricorso. L’avvocato sosteneva la prescrizione degli illeciti e l’esistenza di un accordo con i clienti che lo autorizzava a prelevare le somme.
2. Periculum in mora: Il rischio di un danno grave e irreparabile. Secondo il ricorrente, la sospensione avrebbe causato la perdita di clienti, di avviamento professionale e di future opportunità lavorative, oltre a un grave pregiudizio economico dovuto ai costi fissi dello studio legale.

La Decisione della Cassazione: Istanza Rigettata

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno rigettato l’istanza di sospensione. La Corte, pur senza entrare nel merito dei motivi di ricorso (che verranno valutati nella decisione finale), ha ritenuto che i presupposti per la concessione della misura cautelare non fossero soddisfatti, in particolare per quanto riguarda il periculum in mora.

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che le ragioni addotte dal ricorrente per dimostrare il danno imminente erano eccessivamente generiche. La perdita di clienti, il danno all’immagine professionale e le difficoltà economiche sono stati qualificati come “effetti immanenti della sanzione disciplinare irrogata”. In altre parole, si tratta di conseguenze del tutto normali e prevedibili di una sospensione dall’attività professionale. Per ottenere una sospensione cautelare, il professionista avrebbe dovuto allegare e provare “ulteriori circostanze, di natura eccezionale, che siano legate alla situazione socio-economica e individuale del ricorrente”. Il semplice riferimento ai danni intrinseci alla sanzione non è sufficiente a superare la soglia richiesta dalla legge.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per bloccare l’esecuzione di una sanzione disciplinare non basta descrivere le sue ovvie conseguenze negative. È necessario fornire alla Corte elementi concreti, specifici ed eccezionali che dimostrino un pregiudizio che va oltre la normale afflittività della sanzione. I professionisti che si trovano in questa situazione devono quindi preparare un’istanza cautelare estremamente dettagliata, supportata da prove documentali che attestino un danno irreparabile unico per la loro specifica condizione personale ed economica, distinguendolo dalle conseguenze che qualsiasi altro collega subirebbe nella medesima situazione.

Per quale motivo è stata respinta la richiesta di sospendere la sanzione disciplinare?
La richiesta è stata respinta perché le ragioni presentate a sostegno del pericolo di un danno irreparabile (periculum in mora) sono state giudicate troppo generiche. La Corte ha ritenuto che la perdita di clienti e il danno economico siano conseguenze normali e prevedibili di una sanzione di sospensione, non circostanze eccezionali.

È sufficiente lamentare la perdita di clienti e un danno economico per ottenere la sospensione di una sanzione?
No, secondo questa ordinanza non è sufficiente. Questi vengono considerati ‘effetti immanenti’ della sanzione. Per ottenere la sospensione, è necessario dimostrare l’esistenza di ‘ulteriori circostanze, di natura eccezionale’, specificamente legate alla situazione socio-economica e individuale del professionista.

Qual era la sanzione disciplinare inflitta all’avvocato nel caso di specie?
All’avvocato era stata inflitta dal Consiglio Nazionale Forense la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per un periodo di due anni e sei mesi, a seguito di una parziale riforma di una precedente decisione che prevedeva una sospensione di tre anni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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