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Sospensione lavoratore no vax: quando è legittima?

La Corte d’Appello di Ancona ha confermato la legittimità della sospensione di un lavoratore no vax, operatore socio-sanitario in una casa di cura. Nonostante il lavoratore fosse guarito da COVID-19 e avesse ancora tempo per la vaccinazione secondo una circolare ministeriale, i giudici hanno ritenuto prevalente il dovere del datore di lavoro di tutelare la salute dei pazienti fragili (art. 2087 c.c.), giustificando la sospensione cautelativa anche in assenza di un formale accertamento da parte dell’autorità sanitaria.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sospensione Lavoratore No Vax in Struttura Sanitaria: Quando è Legittima?

La questione della sospensione lavoratore no vax ha rappresentato uno dei temi più dibattuti nel diritto del lavoro durante l’emergenza pandemica. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Ancona offre un’analisi approfondita sui limiti e le responsabilità del datore di lavoro nel settore sanitario, bilanciando il diritto del singolo con la tutela della salute collettiva. Il caso esamina la legittimità della sospensione di un operatore socio-sanitario che, pur essendo guarito dal Covid-19, aveva procrastinato la vaccinazione.

I Fatti del Caso: La Sospensione di un Operatore Socio-Sanitario

Un operatore socio-sanitario, in servizio presso una casa di cura, veniva sospeso dalle mansioni e dalla retribuzione in data 29 luglio 2021. La decisione del datore di lavoro seguiva un certificato del medico aziendale che dichiarava il lavoratore ‘inidoneo’ per rischio biologico, in quanto non vaccinato contro il SARS-CoV-2.

Il lavoratore impugnava il provvedimento sostenendo di non essere inadempiente. Essendo guarito dal Covid in data 9 dicembre 2020, una circolare ministeriale gli consentiva di effettuare un’unica dose di vaccino entro 12 mesi dalla guarigione (quindi entro il 9 dicembre 2021). Al momento della sospensione, dunque, i termini non erano ancora scaduti. Chiedeva pertanto la reintegrazione e il risarcimento del danno.

Il Tribunale di primo grado rigettava il ricorso, ritenendo corretto l’operato della casa di cura in applicazione sia della normativa emergenziale (D.L. 44/2021) sia dei principi generali di tutela della salute sul luogo di lavoro (art. 2087 c.c.). Il lavoratore proponeva quindi appello.

La Decisione della Corte d’Appello e la Sospensione Lavoratore No Vax

La Corte d’Appello di Ancona ha respinto l’appello, confermando integralmente la sentenza di primo grado e la legittimità della sospensione. I giudici hanno stabilito che, in un contesto ad alto rischio come una struttura socio-sanitaria che ospita soggetti fragili, il dovere del datore di lavoro di garantire un ambiente sicuro prevale sulla possibilità del lavoratore di attendere la scadenza ultima per la vaccinazione.

Le Motivazioni: Tutela della Salute vs. Diritto del Lavoratore

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 2087 del Codice Civile, che impone al datore di lavoro un obbligo di protezione che va oltre il semplice rispetto delle normative specifiche. La Corte ha ragionato su diversi punti chiave:

1. Interpretazione della Circolare Ministeriale: La circolare invocata dal lavoratore, pur menzionando un termine di 12 mesi dalla guarigione, indicava che la vaccinazione doveva essere eseguita “preferibilmente entro i 6 mesi”. L’operatore sanitario aveva lasciato trascorrere questo primo termine senza giustificati motivi, una scelta che la Corte ha considerato una procrastinazione ingiustificata.

2. Prevalenza dell’Art. 2087 c.c.: In un ambiente con ospiti fragili e vulnerabili, il datore di lavoro ha una posizione di garanzia non solo verso i dipendenti, ma anche verso i degenti. Questo impone l’adozione di ogni misura possibile per prevenire il contagio. La scelta del lavoratore di non vaccinarsi, pur avendone la possibilità, creava un rischio che il datore di lavoro aveva il dovere di neutralizzare.

3. Irrilevanza della Mancata Certificazione Formale: Sebbene la procedura formale all’epoca prevedesse un atto di accertamento dell’inadempimento da parte dell’autorità sanitaria, la sua assenza non rendeva illegittima la condotta del datore di lavoro. L’obbligo di sicurezza imposto dall’art. 2087 c.c. è autonomo e impone al datore di agire proattivamente per eliminare i rischi, anche prima dell’intervento formale delle autorità.

4. Natura del Lavoro Sanitario: La Corte ha sottolineato che per un operatore sanitario la vaccinazione non era solo un obbligo legale, ma un requisito essenziale per svolgere la professione in sicurezza. La procrastinazione equivaleva a una condotta inadempiente rispetto all’obbligo di diligenza e sicurezza connaturato alle sue mansioni.

Le Conclusioni: Implicazioni per Datori di Lavoro e Lavoratori del Settore Sanitario

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel settore sanitario, e in particolare in strutture che ospitano persone fragili, la tutela della salute collettiva assume un’importanza preponderante. Il datore di lavoro non è un mero esecutore di norme, ma un garante attivo della sicurezza. La sospensione lavoratore no vax, in questo contesto, può essere considerata una misura legittima e doverosa per adempiere all’obbligo di protezione imposto dall’art. 2087 c.c., anche qualora la procedura formale di accertamento dell’inadempienza non si sia ancora conclusa. La decisione sottolinea che la scelta di procrastinare la vaccinazione da parte di un operatore sanitario non è neutra, ma costituisce un fattore di rischio che l’azienda è tenuta a gestire con la massima diligenza.

La sospensione di un operatore sanitario non vaccinato è legittima anche se non sono ancora scaduti i termini per la vaccinazione post-guarigione?
Sì, secondo la Corte è legittima. In un ambiente ad alto rischio con pazienti fragili, il dovere del datore di lavoro di tutelare la salute (art. 2087 c.c.) prevale. La procrastinazione della vaccinazione oltre il termine “preferibile” di sei mesi è stata considerata sufficiente a giustificare la sospensione cautelativa.

Il datore di lavoro può sospendere un dipendente senza attendere l’atto formale di accertamento dell’inadempimento da parte dell’autorità sanitaria?
Sì. La sentenza chiarisce che l’obbligo di sicurezza del datore di lavoro è autonomo e impone di agire per eliminare i rischi. Pertanto, la sospensione può essere disposta per adempiere a tale obbligo, anche prima che la procedura amministrativa formale di accertamento dell’inadempienza vaccinale sia conclusa.

Quale principio ha prevalso nella decisione della Corte tra il diritto del lavoratore e la tutela della salute pubblica?
Ha prevalso nettamente il principio della tutela della salute dei terzi (pazienti fragili) e della collettività lavorativa. La Corte ha stabilito che la posizione di garanzia del datore di lavoro in una struttura sanitaria impone l’adozione di tutte le misure necessarie per prevenire il contagio, giustificando la compressione del diritto individuale del lavoratore alla retribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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