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Sospensione facoltativa: l’obbligo di motivazione

Un creditore si oppone all’ordinanza di sospensione di un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che la sospensione facoltativa, in attesa della definizione di un’altra causa pendente in appello, non è automatica. Il giudice deve esercitare un potere discrezionale e motivare specificamente sulle ragioni che lo portano a ritenere probabile una riforma della sentenza pregiudicante, cosa che nel caso di specie non era avvenuta.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Sospensione facoltativa: quando il giudice deve motivare la pausa

L’istituto della sospensione facoltativa del processo, disciplinato dall’art. 337, secondo comma, del codice di procedura civile, rappresenta uno strumento cruciale per la gestione di cause connesse. Tuttavia, il suo utilizzo non è automatico né privo di condizioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudice che decide di sospendere un giudizio in attesa della definizione di un’altra causa pendente in appello deve fornire una motivazione specifica e puntuale. Analizziamo insieme la vicenda.

I fatti del caso: due processi e un unico documento

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un professionista per il pagamento di una cospicua somma di denaro da parte di una società. A fondamento del ricorso monitorio, il professionista aveva prodotto un documento qualificato come riconoscimento di debito.

La società debitrice si opponeva al decreto, sostenendo che il documento non fosse un riconoscimento di debito puro e semplice, ma una “ricognizione di credito” legata a una proposta transattiva per lavori edili eseguiti presso l’abitazione della madre del creditore. Fatto ancora più rilevante, la società evidenziava come lo stesso identico documento fosse già stato utilizzato in un precedente giudizio, promosso da una società collegata al professionista. Quel primo giudizio si era concluso con una sentenza che aveva revocato il decreto ingiuntivo, e tale sentenza era attualmente oggetto di appello.

La decisione del tribunale: una sospensione immotivata

Dinanzi a questa situazione, il Tribunale adito per il secondo giudizio, dopo aver rigettato l’istanza di provvisoria esecuzione del decreto, decideva di sospendere il processo. La ragione? Attendere l’esito del giudizio d’appello relativo alla prima causa, ravvisando una “connessione oggettiva e parzialmente soggettiva” tale per cui la risoluzione della prima vicenda avrebbe determinato la decisione della seconda. Contro questa ordinanza di sospensione, il creditore proponeva ricorso per regolamento di competenza in Cassazione.

La Cassazione e il principio della sospensione facoltativa

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cogliendo l’occasione per chiarire i confini tra sospensione necessaria (art. 295 c.p.c.) e sospensione facoltativa (art. 337 c.p.c.). Quando la causa pregiudicante è stata decisa con una sentenza non ancora passata in giudicato (perché impugnata), la sospensione del giudizio dipendente non è mai obbligatoria.

Il giudice del secondo processo ha, invece, un potere discrezionale: può scegliere di sospendere il giudizio, ma questa scelta deve essere motivata. Non basta affermare genericamente che l’esito dell’appello influenzerà la decisione. Il giudice deve andare oltre.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha stabilito che l’esercizio del potere discrezionale di sospensione richiede una valutazione specifica. Il giudice deve motivare la sua scelta “evidenziando le ragioni che lo inducono a reputare non convincente la decisione emessa nel processo relativo alla causa pregiudicante e concretamente sussistente la possibilità che la stessa venga riformata”.

In altre parole, il giudice non può limitarsi a prendere atto della pendenza dell’appello. Deve effettuare una valutazione, seppur sommaria, sulla fondatezza del gravame e spiegare perché ritiene probabile un esito diverso in secondo grado. Nel caso di specie, il Tribunale aveva disposto la sospensione senza effettuare “alcuna valutazione di non manifesta infondatezza del gravame proposto”. Questa omissione ha reso l’ordinanza illegittima.

Conclusioni

La decisione in commento rafforza un importante principio di garanzia processuale. La sospensione del processo è un’eccezione al principio della sua ragionevole durata. Pertanto, quando non è obbligatoria per legge, la sospensione facoltativa deve essere giustificata da una motivazione robusta. Il giudice deve esplicitare il percorso logico che lo porta a ritenere opportuno “congelare” un processo, in particolare valutando le concrete possibilità che la sentenza impugnata, posta a fondamento della pregiudizialità, venga effettivamente modificata in appello. In assenza di tale motivazione, la sospensione è illegittima e il processo deve proseguire.

La sospensione di un processo in attesa di una sentenza d’appello in un’altra causa è obbligatoria o facoltativa?
Non è obbligatoria. Secondo la Corte, quando la causa pregiudicante è stata decisa con una sentenza non ancora definitiva perché impugnata, la sospensione del giudizio dipendente non è obbligatoria ai sensi dell’art. 295 c.p.c., ma può essere disposta in via facoltativa ai sensi dell’art. 337, secondo comma, c.p.c.

Cosa deve fare il giudice se decide per la sospensione facoltativa?
Il giudice deve esercitare un potere discrezionale e motivare la sua scelta. Non è sufficiente rilevare la pendenza di un’impugnazione, ma è necessario spiegare le ragioni per cui si ritiene non convincente la decisione impugnata e concretamente possibile una sua riforma in appello.

Perché l’ordinanza del Tribunale è stata annullata dalla Cassazione?
L’ordinanza è stata annullata perché il Tribunale ha disposto la sospensione senza effettuare alcuna valutazione sulla non manifesta infondatezza dell’appello pendente nell’altra causa. Ha omesso di motivare le ragioni per cui riteneva probabile una riforma della sentenza pregiudicante, violando così i principi che regolano l’esercizio del potere di sospensione facoltativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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