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Sgravi contributivi: no a operazioni fittizie

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli sgravi contributivi per l’assunzione di lavoratori in mobilità non spettano se l’impresa che assume e quella che ha licenziato sono collegate o controllate da un unico centro decisionale. La natura giuridica non-profit dell’ente che assume è irrilevante se l’operazione mira a eludere la ratio della legge, che è incentivare un reale incremento occupazionale. La valutazione deve essere sostanziale e non meramente formale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sgravi Contributivi: la Cassazione Dice No alle Assunzioni di Comodo

Gli sgravi contributivi rappresentano un importante strumento per incentivare le assunzioni, ma il loro utilizzo deve essere genuino e finalizzato a un reale incremento dell’occupazione. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la sostanza prevale sulla forma. Non è possibile beneficiare delle agevolazioni se l’operazione di licenziamento e successiva riassunzione, anche attraverso enti di natura diversa come le fondazioni onlus, è orchestrata da un unico centro decisionale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di sgravi contributivi da parte di una Fondazione Onlus per aver assunto un cospicuo numero di lavoratori precedentemente licenziati da una società di servizi e iscritti nelle liste di mobilità. L’elemento cruciale del caso risiede nel legame tra i due enti: la società di servizi, poi fallita, era partecipata al 90% da un’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona. La stessa Azienda Pubblica aveva costituito la Fondazione Onlus, nominandone il Presidente e la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione, con l’obiettivo di proseguire le attività socio-assistenziali precedentemente svolte dalla società fallita.

L’Ente Previdenziale aveva negato gli sgravi, sostenendo l’esistenza di un’operazione elusiva, ma la Corte d’Appello aveva dato ragione alla Fondazione, basandosi su una valutazione formale: la Fondazione, in quanto ente morale senza scopo di lucro, non poteva avere “assetti proprietari coincidenti” con una società commerciale.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’analisi degli sgravi contributivi

La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, accogliendo il ricorso dell’Ente Previdenziale. I giudici hanno chiarito che l’analisi per la concessione degli sgravi contributivi non può fermarsi alla veste giuridica dei soggetti coinvolti, ma deve scavare in profondità per comprendere la “realtà effettuale” dell’operazione.

L’Interpretazione Sostanziale del Collegamento tra Imprese

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 8, comma 4-bis, della legge n. 223/1991. Questa norma esclude i benefici quando l’impresa che assume ha “assetti proprietari sostanzialmente coincidenti” o un “rapporto di collegamento o controllo” con l’impresa che ha licenziato. La Cassazione ha sottolineato che queste espressioni sono volutamente ampie per prevenire abusi. Il concetto di controllo non si limita a quello civilistico (art. 2359 c.c.), ma include qualsiasi situazione di influenza dominante di fatto, che riveli un unico centro decisionale.

Irrilevanza della Natura Giuridica dell’Ente Assumente

La Corte ha ritenuto errata la decisione dei giudici di merito di dare peso decisivo alla natura non-profit della Fondazione. Sebbene una fondazione non abbia soci o quote, può essere comunque soggetta al controllo di un altro ente che ne determina le scelte strategiche. Nel caso di specie, l’Azienda Pubblica, attraverso la nomina degli organi direttivi e l’esercizio di un controllo analogo, era chiaramente il soggetto che aveva architettato l’intera operazione di trasferimento del personale.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla ratio legis della normativa sugli sgravi contributivi. Lo scopo di tali benefici non è quello di agevolare ristrutturazioni aziendali in cui i lavoratori vengono semplicemente spostati da un’entità all’altra all’interno dello stesso gruppo o della stessa sfera di influenza. L’obiettivo è, invece, promuovere un effettivo e genuino incremento dell’occupazione, offrendo una nuova opportunità a lavoratori espulsi dal mercato del lavoro.

Un’interpretazione meramente formale, come quella adottata dalla Corte d’Appello, aprirebbe la porta a facili elusioni. Basterebbe utilizzare schermi giuridici, come la costituzione di un ente non commerciale, per aggirare il divieto e ottenere indebitamente i benefici. La valutazione del giudice, pertanto, non deve essere “atomistica”, cioè non deve analizzare i singoli elementi in modo isolato (la natura della fondazione, il tipo di controllo pubblico), ma deve esaminarli nella loro “convergenza globale”. Solo un’analisi complessiva può svelare se, dietro le forme, si cela un’operazione unitaria volta a mascherare la continuità aziendale e a frodare lo spirito della legge.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione rafforza il principio della prevalenza della sostanza sulla forma nell’ambito del diritto del lavoro e previdenziale. Per le imprese, la lezione è chiara: gli sgravi contributivi sono legati a un aumento netto e reale dei posti di lavoro. Qualsiasi operazione che, pur apparendo come una nuova assunzione, nasconda una mera continuità del rapporto di lavoro sotto un diverso datore di lavoro, ma riconducibile allo stesso centro di interessi, è destinata a essere considerata illegittima. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti attenendosi a questo criterio di valutazione sostanziale.

È possibile ottenere sgravi contributivi per l’assunzione di lavoratori licenziati da un’azienda con cui si ha un forte legame?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i benefici sono esclusi se l’azienda che assume e quella che ha licenziato presentano assetti proprietari sostanzialmente coincidenti o sono legate da un rapporto di collegamento o controllo, indicando un unico centro decisionale.

La natura non-profit dell’ente che assume, come una fondazione, permette di accedere agli sgravi in questi casi?
No. La forma giuridica dell’ente che assume (società commerciale, fondazione, onlus) è irrilevante. Ciò che conta è la realtà sostanziale dell’operazione. Se emerge che un unico soggetto ha orchestrato sia i licenziamenti sia le successive riassunzioni, gli sgravi non sono dovuti.

Come viene valutato il ‘collegamento o controllo’ tra le due imprese ai fini degli sgravi?
La valutazione non deve essere solo formale, basata sulle rigide definizioni del codice civile, ma sostanziale. Il giudice deve analizzare tutti gli elementi nel loro complesso per verificare se, di fatto, le decisioni di entrambe le entità promanano da un unico centro di interessi, la cui azione è finalizzata a eludere lo scopo della legge, che è quello di incentivare un reale e nuovo incremento occupazionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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