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Sgravi contributivi: disoccupazione effettiva essenziale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12299/2025, ha stabilito che per beneficiare degli sgravi contributivi, lo stato di disoccupazione del lavoratore assunto deve essere effettivo e non solo formale. Un’impresa è stata condannata a restituire le agevolazioni ricevute poiché il dipendente, pur iscritto alle liste di disoccupazione, percepiva un reddito da lavoro autonomo superiore ai limiti di legge, invalidando così il requisito sostanziale per il beneficio.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sgravi Contributivi: L’Importanza della Disoccupazione Reale e non solo Formale

Gli sgravi contributivi rappresentano uno strumento fondamentale per incentivare l’occupazione, ma la loro fruizione è subordinata a requisiti precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: per accedere a tali benefici, lo stato di disoccupazione del lavoratore assunto deve essere effettivo e non meramente formale. L’iscrizione alle liste di collocamento non è, da sola, una garanzia sufficiente per il datore di lavoro.

I Fatti del Caso

Una impresa individuale aveva assunto un lavoratore, beneficiando degli sgravi contributivi previsti dalla legge per l’assunzione di persone disoccupate. Successivamente, l’INPS notificava un avviso di addebito per un importo di oltre 17.000 Euro, chiedendo la restituzione delle agevolazioni. Il motivo? L’ente previdenziale aveva accertato che il lavoratore, nell’anno dell’assunzione, aveva percepito un reddito da lavoro autonomo di 5.000 Euro, un importo superiore al limite consentito dalla legge per mantenere lo stato di disoccupazione.

Il Percorso Giudiziario

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione all’impresa, accogliendo l’opposizione all’avviso di addebito. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso dell’INPS. Secondo i giudici di secondo grado, il presupposto per le agevolazioni è uno stato di disoccupazione reale e non solo una certificazione formale rilasciata dal Centro per l’impiego. Il superamento del limite di reddito da parte del lavoratore rendeva di fatto illegittima la fruizione dei benefici.

Il Ricorso in Cassazione del Datore di Lavoro

L’imprenditore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel porre a suo carico l’onere di verificare l’effettiva sussistenza dello stato di disoccupazione. Secondo la tesi difensiva, l’attestazione del Centro per l’impiego avrebbe dovuto essere sufficiente a garantire la legittimità degli sgravi contributivi, conferendo allo status di disoccupato un carattere di pubblicità e certezza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che la normativa sugli sgravi contributivi è di stretta interpretazione, in quanto rappresenta una deroga al principio generale dell’obbligo contributivo. Il presupposto indefettibile per l’applicazione del beneficio è che lo stato di disoccupazione del lavoratore sia reale ed effettivo.

La Corte ha sottolineato che la ratio della legge è quella di incentivare l’assunzione di persone realmente prive di occupazione, per alleviare la pressione sul mercato del lavoro. Pertanto, l’analisi non può fermarsi al dato formale dell’iscrizione nelle liste di disoccupazione. Quando, come nel caso di specie, è pacifico che il lavoratore abbia percepito un reddito incompatibile con tale status, l’agevolazione perde la sua stessa ragion d’essere.

L’eventuale affidamento riposto dal datore di lavoro sulle risultanze delle liste del Centro per l’impiego non può fondare il diritto a rivendicare un’agevolazione di cui mancano i presupposti sostanziali. In altre parole, la verifica formale non sana un’irregolarità sostanziale.

Conclusioni: Implicazioni per i Datori di Lavoro

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per i datori di lavoro, il messaggio è chiaro: prima di procedere a un’assunzione agevolata, è fondamentale non limitarsi a verificare l’iscrizione del candidato alle liste di disoccupazione. Sebbene non sia richiesto un onere investigativo sproporzionato, è opportuno acquisire dal lavoratore dichiarazioni o documentazione che attestino l’assenza di altre fonti di reddito incompatibili con lo stato di disoccupazione. L’effettività della condizione del lavoratore è l’elemento chiave che legittima gli sgravi contributivi, e la sua assenza espone l’azienda al rischio concreto di dover restituire le somme risparmiate, con l’aggiunta di sanzioni e interessi.

È sufficiente la certificazione del Centro per l’impiego per ottenere gli sgravi contributivi per l’assunzione di un disoccupato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’iscrizione nelle liste di disoccupazione è un presupposto formale, ma non sufficiente. È necessario che lo stato di disoccupazione sia effettivo e reale.

Cosa si intende per stato di disoccupazione “effettivo” ai fini degli sgravi contributivi?
Si intende una condizione sostanziale in cui il lavoratore non solo è privo di impiego, ma non percepisce nemmeno redditi da altre attività (come il lavoro autonomo) che superino le soglie di legge considerate compatibili con lo stato di disoccupazione.

L’affidamento del datore di lavoro sulla certificazione formale lo tutela dalla richiesta di restituzione dei benefici?
No. La Corte ha stabilito che l’affidamento riposto nelle risultanze delle liste non può fondare il diritto a un’agevolazione se mancano i presupposti sostanziali in radice, come l’effettività dello stato di disoccupazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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