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Sgravi contributivi: basta l’iscrizione in mobilità

Un’impresa assumeva una lavoratrice iscritta nelle liste di mobilità, richiedendo i relativi sgravi contributivi previsti dalla Legge 223/1991. L’ente previdenziale negava il beneficio, sostenendo che dovesse applicarsi una norma meno favorevole poiché la lavoratrice percepiva l’indennità di disoccupazione e non quella di mobilità. La Corte di Cassazione ha dato ragione all’impresa, stabilendo che per le assunzioni a tempo indeterminato perfezionate prima del 1° gennaio 2017, l’unico requisito necessario per accedere ai più vantaggiosi sgravi contributivi era la mera iscrizione del lavoratore nelle liste di mobilità, indipendentemente dal tipo di sussidio percepito.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sgravi Contributivi: L’Iscrizione in Mobilità è Requisito Sufficiente

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarimento in materia di sgravi contributivi per l’assunzione di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità. La decisione stabilisce un principio fondamentale: per le assunzioni effettuate prima della soppressione di tali liste (1° gennaio 2017), il diritto al beneficio contributivo più favorevole era legato alla sola iscrizione del lavoratore negli elenchi, a prescindere dal fatto che percepisse o meno la specifica indennità di mobilità.

I Fatti del Caso: Assunzione e Contenzioso sugli Sgravi

Una società datrice di lavoro aveva assunto a tempo indeterminato, in data 30 novembre 2016, una lavoratrice regolarmente iscritta nelle liste di mobilità. In virtù di tale assunzione, l’azienda riteneva di avere diritto agli incentivi previsti dall’art. 25, comma 9, della Legge n. 223/1991, che consistevano in una significativa riduzione dei contributi per i primi diciotto mesi.

L’ente previdenziale, tuttavia, aveva notificato un avviso di addebito, contestando la fruizione di tali benefici. Secondo l’ente, poiché la lavoratrice non percepiva l’indennità di mobilità ma un’altra forma di sussidio di disoccupazione, si sarebbe dovuta applicare una normativa diversa e meno vantaggiosa (l’art. 2, comma 10-bis, della Legge n. 92/2012).

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla società, annullando l’avviso di addebito e riconoscendo il diritto agli sgravi. L’ente previdenziale ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e gli sgravi contributivi

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente, confermando le sentenze dei giudici di merito. Il Collegio ha stabilito che la Corte territoriale ha correttamente applicato la normativa vigente al momento dell’assunzione, senza incorrere in alcun errore di interpretazione.

Le Motivazioni: Il Principio “Ratione Temporis” e l’Interpretazione Letterale

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione del principio ratione temporis. L’assunzione si è perfezionata il 30 novembre 2016, in un momento in cui la Legge n. 223/1991 era ancora pienamente in vigore, poiché la sua abrogazione sarebbe scattata solo dal 1° gennaio 2017.

La Corte ha sottolineato che il testo dell’art. 25, comma 9, della citata legge, era chiaro e non lasciava spazio a interpretazioni estensive. La norma subordinava il riconoscimento degli sgravi contributivi a due sole, tassative condizioni:

1. L’assunzione a tempo indeterminato.
2. L’iscrizione del lavoratore nelle liste di mobilità.

Nessun altro requisito, come la percezione effettiva dell’indennità di mobilità, era previsto dal dato testuale. L’argomentazione dell’ente previdenziale, che invocava l’applicazione di un’altra norma in quanto lex specialis, è stata respinta. Secondo i giudici, non vi era un concorso apparente di norme da risolvere, ma semplicemente una disciplina chiara da applicare al caso di specie, perfezionatosi sotto il suo vigore.

La Corte ha inoltre evidenziato come la ratio legis (la finalità della legge) fosse quella di incentivare l’occupazione stabile, favorendo il riassorbimento dei lavoratori espulsi dai processi produttivi e, al contempo, riducendo l’onere per le finanze pubbliche derivante dalla gestione delle stesse liste di mobilità.

Le Conclusioni: Certezza del Diritto e Sostegno all’Occupazione

Questa ordinanza rafforza il principio della certezza del diritto, confermando che i benefici e le agevolazioni devono essere valutati sulla base della normativa vigente al momento in cui si realizzano i presupposti. L’interpretazione letterale e sistematica della norma ha prevalso su tentativi di applicare retroattivamente discipline più restrittive. La decisione tutela i datori di lavoro che, fidando su un quadro normativo chiaro, hanno effettuato investimenti per promuovere l’occupazione stabile, riconoscendo la piena legittimità degli sgravi contributivi ottenuti in conformità alla legge dell’epoca.

Per ottenere gli sgravi contributivi per l’assunzione di un lavoratore in mobilità prima del 2017, era necessario che percepisse la specifica indennità di mobilità?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’unico requisito richiesto dalla normativa all’epoca vigente (Legge n. 223/1991) era la sua iscrizione nelle liste di mobilità, unitamente all’assunzione con contratto a tempo indeterminato.

Perché la Corte non ha applicato la normativa meno favorevole prevista per chi percepiva l’indennità di disoccupazione?
La Corte ha applicato il principio ratione temporis, secondo cui si applica la legge in vigore al momento del fatto. Poiché l’assunzione è avvenuta il 30 novembre 2016, quando la Legge n. 223/1991 era ancora efficace, quella era l’unica normativa pertinente, senza che potesse essere applicata retroattivamente una disciplina successiva o diversa.

Qual era la finalità degli sgravi contributivi previsti dalla Legge n. 223/1991 secondo la Corte?
Secondo la sentenza, la finalità della norma era duplice: da un lato, incrementare l’occupazione stabile assumendo lavoratori da queste liste; dall’altro, ‘sfoltire’ le liste di mobilità stesse per alleviare gli oneri che la loro esistenza comportava per la finanza pubblica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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