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Selezione dirigenti sanitari: obbligo di motivazione

Un medico ha contestato l’esito di una selezione per un ruolo direttivo in un ospedale. La Cassazione ha confermato la responsabilità dell’ente per perdita di chance, stabilendo che la procedura di selezione dirigenti sanitari, pur avendo natura fiduciaria, deve rispettare i principi di comparazione, trasparenza e motivazione, a tutela della buona fede e dell’imparzialità.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Selezione Dirigenti Sanitari: la Scelta Discrezionale non è Arbitraria

La procedura di selezione dirigenti sanitari rappresenta un momento cruciale per il buon andamento del Servizio Sanitario Nazionale. La nomina di figure apicali, infatti, incide direttamente sulla qualità delle cure e sull’efficienza delle strutture. Con l’ordinanza n. 1488/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: anche quando la scelta finale ha carattere fiduciario, la procedura non può prescindere da obblighi di trasparenza, comparazione e motivazione. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

Un medico neurologo, dirigente di primo livello, impugnava l’esito negativo di una procedura di selezione per il conferimento dell’incarico di Direttore di Unità Complessa di Neurologia presso un ente ospedaliero. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano riscontrato l’illegittimità della procedura, ravvisando una violazione delle regole di correttezza e buona fede. In particolare, le valutazioni della commissione erano state ritenute laconiche e slegate dalla documentazione, e la scelta finale del Direttore Generale era risultata priva di una motivazione adeguata. L’ospedale veniva quindi condannato a risarcire il medico per la perdita di chance subita. L’ente sanitario, tuttavia, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la procedura non avesse natura concorsuale e che la scelta finale, essendo fiduciaria, fosse insindacabile.

La Procedura di Selezione Dirigenti Sanitari e i Limiti alla Discrezionalità

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 15-ter del D.Lgs. 502/1992. Secondo l’ente ricorrente, questa norma affiderebbe alla commissione il solo compito di individuare una rosa di candidati idonei, lasciando poi all’organo direttivo una libertà di scelta quasi assoluta, basata sulla fiducia.

La Corte di Cassazione, confermando un orientamento ormai consolidato (in particolare la sentenza n. 21768/2022), smonta questa tesi. I giudici supremi chiariscono che la selezione dirigenti sanitari, anche se non è un concorso pubblico in senso stretto, deve necessariamente fondarsi su una procedura comparativa. Questo obbligo non deriva solo dalla normativa di settore, ma discende direttamente dai principi costituzionali di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.) e dalle clausole generali di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.).

L’Obbligo di Motivazione

La discrezionalità nella scelta non equivale ad arbitrarietà. La Corte sottolinea che, per soddisfare il requisito motivazionale, la decisione finale deve:
1. Essere comparativa: Non basta indicare le qualità del prescelto; è necessario spiegare perché gli altri candidati, pur idonei, sono stati ritenuti meno preferibili.
2. Essere trasparente: I criteri seguiti e le ragioni giustificatrici della scelta devono essere esternati in modo chiaro e comprensibile.
3. Essere sostanziale: La motivazione non può esaurirsi in formule generiche o apodittiche, ma deve fare riferimento concreto alle caratteristiche e alle esperienze professionali dei singoli candidati.

Nel caso di specie, la procedura si era limitata a un giudizio di idoneità superficiale, seguito da un provvedimento finale “impalpabile” e privo di riferimenti alla capacità professionale. Questo ha integrato un vero e proprio inadempimento contrattuale da parte dell’ente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso. Ha affermato che la comparazione tra aspiranti è funzionale non solo alla tutela dei candidati, ma anche all’interesse pubblico alla salute dei cittadini, che esige la selezione dei più capaci. La procedura deve quindi contemplare adeguate forme di partecipazione e concludersi con una scelta sorretta da una “congrua motivazione”.

Anche riguardo al risarcimento del danno da perdita di chance, la Corte ha confermato la decisione d’appello. Il danno non è stato riconosciuto in re ipsa, ma è stato il risultato di una valutazione prognostica. I giudici di merito hanno correttamente considerato l’elevata professionalità e il curriculum internazionale del medico escluso, concludendo che esisteva una “significativa probabilità” che venisse prescelto se la procedura si fosse svolta correttamente. Il risarcimento è stato quindi calcolato in via equitativa, ponderando l’entità del danno potenziale (la differenza retributiva) con il grado di probabilità di successo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di garanzia fondamentale nel pubblico impiego contrattualizzato. La selezione dirigenti sanitari deve seguire un iter trasparente e meritocratico. La natura fiduciaria dell’incarico non conferisce all’amministrazione un potere illimitato, ma impone una responsabilità ancora maggiore nel motivare le proprie scelte. Una decisione priva di un’adeguata giustificazione comparativa non solo lede i diritti del candidato ingiustamente escluso, ma viola anche l’interesse collettivo a che le posizioni di vertice della sanità pubblica siano ricoperte dai professionisti più meritevoli.

Una procedura di selezione per un dirigente sanitario è un concorso pubblico?
No, non è un concorso in senso stretto, ma la Corte di Cassazione stabilisce che deve comunque basarsi su una procedura comparativa che rispetti i principi di trasparenza, imparzialità e buona fede.

La scelta finale del candidato da parte del direttore generale può essere totalmente discrezionale?
No. Sebbene la scelta abbia un carattere fiduciario, non può essere arbitraria. Deve essere supportata da una motivazione congrua, che spieghi in modo comparativo perché il candidato prescelto è stato preferito agli altri idonei, con riferimento specifico alle loro capacità professionali.

Come si calcola il danno da perdita di chance in una selezione illegittima?
Il danno non è automatico né equivale all’intero beneficio perso. Il giudice deve valutare la probabilità concreta e significativa che il candidato avrebbe avuto di vincere la selezione se fosse stata regolare. Il risarcimento è calcolato in misura ponderata, tenendo conto di questa probabilità e dell’incertezza dell’esito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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