LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Scioglimento ente bilaterale: recesso di un sindacato

Un sindacato ha richiesto lo scioglimento di un ente bilaterale dopo aver firmato un diverso contratto collettivo. I giudici di merito hanno respinto la richiesta, interpretando l’atto come un semplice recesso che non estingue l’ente. La Corte di Cassazione, data la specificità della materia, ha rinviato la causa alla propria Sezione Lavoro per la decisione finale, senza ancora pronunciarsi sul merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Scioglimento Ente Bilaterale: Quando il Recesso di un Sindacato non Basta

Il tema dello scioglimento ente bilaterale è al centro di una complessa vicenda giuridica che vede contrapposte diverse organizzazioni sindacali. La questione fondamentale è se il recesso di uno dei sindacati fondatori dal contratto collettivo nazionale (CCNL) che ha dato vita all’ente possa determinarne automaticamente la liquidazione. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha affrontato il tema, non per decidere nel merito, ma per rimettere la questione alla Sezione Lavoro, competente per materia.

I Fatti: la Scissione Sindacale e la Richiesta di Liquidazione

La controversia nasce quando un’associazione sindacale, tra i fondatori di un importante ente bilaterale del settore assicurativo, decide di non aderire al rinnovo del CCNL del 2014. Al contrario, sottoscrive un accordo collettivo differente con altre organizzazioni.

In seguito a questa scelta, il sindacato ha citato in giudizio l’ente bilaterale e le altre sigle sindacali firmatarie del CCNL originario, chiedendo:

1. L’accertamento della cessazione dell’efficacia dell’ente bilaterale.
2. La conseguente dichiarazione di liquidazione e scioglimento.
3. La nomina di un liquidatore per gestire il patrimonio dell’ente.

La richiesta si fondava su una specifica clausola dello statuto dell’ente, la quale prevedeva lo scioglimento nel caso in cui il CCNL di riferimento perdesse efficacia “per tutti gli appartenenti alla categoria”.

La Posizione dei Giudici di Merito: un caso di Recesso, non di Scioglimento

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno respinto le domande del sindacato ricorrente. I giudici hanno interpretato la mossa del sindacato non come una causa di estinzione dell’ente, ma come un semplice atto di recesso dall’associazione.

Secondo questa interpretazione, il venir meno di uno degli associati originari non determina la fine dell’ente, che può continuare a operare con le altre organizzazioni sindacali. La decisione del sindacato di uscire dall’accordo collettivo rappresenta l’esercizio della libertà sindacale, ma le sue conseguenze sono quelle tipiche del recesso da un’associazione non riconosciuta (art. 37 c.c.): il socio uscente perde ogni diritto sul fondo comune e non può chiederne la divisione.

I giudici hanno quindi escluso che la condizione prevista dallo statuto per lo scioglimento ente bilaterale si fosse verificata, poiché il CCNL continuava ad essere applicato dalle altre organizzazioni fondatrici.

Le Motivazioni della Cassazione: una Questione per la Sezione Lavoro

La Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Senza entrare nel merito della disputa, ha ritenuto che la controversia, avendo ad oggetto rapporti tra organizzazioni sindacali, contratti collettivi ed enti bilaterali, rientri innegabilmente nella competenza della sua Sezione Lavoro.

La Prima Sezione Civile ha quindi disposto la rimessione degli atti alla Sezione specializzata, riconoscendo la “delicatezza e particolarità della controversia”. Ha inoltre accolto la richiesta di trattazione in pubblica udienza, data la rilevanza dei principi di diritto coinvolti. La decisione finale sul se il recesso di un sindacato possa o meno portare allo scioglimento ente bilaterale è, dunque, ancora attesa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Vicenda

Sebbene la Corte di Cassazione non si sia ancora pronunciata sul fondo, le decisioni dei giudici di merito offrono importanti spunti di riflessione. Viene tracciata una netta distinzione tra il recesso di un singolo membro, che incide solo sulla composizione soggettiva dell’ente, e le cause di scioglimento previste dallo statuto, che devono essere interpretate restrittivamente.

La vicenda sottolinea come la stabilità degli enti bilaterali, strumenti cruciali di welfare contrattuale, sia tutelata rispetto alle decisioni individuali delle singole sigle sindacali. La libertà di un’organizzazione di uscire da un accordo non può tradursi nel potere di determinare lo scioglimento di un’entità che continua a svolgere la sua funzione per le altre parti sociali. La parola finale spetterà ora alla Sezione Lavoro della Cassazione, la cui sentenza sarà determinante per il futuro delle relazioni industriali nel settore.

Il recesso di un sindacato firmatario dal CCNL comporta automaticamente lo scioglimento dell’ente bilaterale collegato?
No. Secondo le sentenze di merito analizzate, il recesso di un singolo associato viene qualificato come una modifica della compagine associativa, non come una causa di estinzione dell’ente, il quale può continuare ad operare con i membri rimanenti.

Cosa accade al patrimonio dell’ente bilaterale in caso di recesso di un’organizzazione sindacale?
In base all’interpretazione data dai giudici, l’associazione recedente perde ogni diritto sul fondo comune. Non può, quindi, chiedere la divisione del patrimonio né pretendere la liquidazione della propria quota, in applicazione della disciplina per le associazioni non riconosciute (art. 37 c.c.).

Come va interpretata una clausola statutaria che prevede lo scioglimento se il CCNL perde efficacia ‘per tutti gli appartenenti alla categoria’?
I giudici di merito hanno adottato un’interpretazione restrittiva, sostenendo che il recesso di una sola delle organizzazioni firmatarie non integra tale condizione. La perdita di efficacia deve essere generale e non la conseguenza della scelta di una singola parte di dissociarsi dal contratto collettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati