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Scatti di anzianità in appalto: la Cassazione decide

Un lavoratore si è visto negare gli scatti di anzianità dalla nuova società subentrata in un appalto di servizi. I giudici di merito avevano respinto la domanda, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l’ordinanza n. 20746/2025, ha stabilito che i contratti collettivi possono imporre al nuovo datore di lavoro il riconoscimento di tutta l’anzianità maturata in precedenza, inclusa quella accertata da una sentenza, a prescindere dalla sussistenza di un trasferimento d’azienda.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Scatti di Anzianità nel Cambio Appalto: la Tutela va Oltre il Trasferimento d’Azienda

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20746/2025, ha affermato un principio fondamentale per la tutela dei lavoratori in caso di cambio appalto: il diritto al riconoscimento degli scatti di anzianità può derivare direttamente dalla contrattazione collettiva, anche quando non si configura un trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c. Questo vale anche se l’anzianità è stata accertata da una precedente sentenza.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, impiegato nel servizio di nettezza urbana, chiedeva il pagamento di una somma a titolo di scatti di anzianità alla nuova società subentrata nella gestione dell’appalto. L’anzianità in questione derivava in parte da un rapporto di lavoro a tempo determinato, successivamente convertito in tempo indeterminato da una sentenza del tribunale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la sua domanda. Secondo i giudici di merito, non si era verificato un trasferimento d’azienda, ma una mera successione nel contratto d’appalto. Di conseguenza, la nuova società non era tenuta a riconoscere l’anzianità maturata alle dipendenze della precedente, tanto meno quella derivante da una sentenza a cui era estranea.

La Questione Giuridica: Scatti di Anzianità e Successione Contrattuale

Il nucleo della controversia riguardava la possibilità di imporre alla società subentrante il riconoscimento dell’anzianità di servizio pregressa. La difesa del lavoratore sosteneva che tale obbligo non derivasse solo dalla disciplina legale sul trasferimento d’azienda, ma anche e soprattutto dalle specifiche previsioni del contratto collettivo nazionale di settore e da un accordo sindacale siglato in occasione del passaggio di consegne.

La questione era quindi stabilire se la contrattazione collettiva potesse creare un’obbligazione di riconoscimento dell’anzianità a carico del nuovo appaltatore, con un’efficacia che includesse anche i diritti accertati giudizialmente nei confronti del precedente datore di lavoro.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e delineando un percorso argomentativo di grande rilevanza.

L’Anzianità come Dato Oggettivo e il Ruolo della Contrattazione

I giudici hanno chiarito che l’anzianità di servizio è un dato oggettivo. Le norme dei contratti collettivi applicabili al caso di specie prevedevano esplicitamente il diritto dei lavoratori al mantenimento dell’anzianità maturata presso le imprese precedenti. Questo obbligo, secondo la Corte, è previsto direttamente in favore dei lavoratori e spetta loro a prescindere da un formale trasferimento di azienda.

L’Efficacia della Sentenza Precedente

Il punto più innovativo della decisione riguarda l’efficacia della sentenza che aveva accertato parte dell’anzianità del lavoratore. La Corte ha stabilito che il riconoscimento contrattuale dell’anzianità deve necessariamente includere anche quella accertata in sede giudiziale. La sentenza, pur essendo stata pronunciata tra il lavoratore e il precedente datore di lavoro, ha un’efficacia riflessa nei confronti del terzo subentrato nell’appalto. Ciò avviene per effetto della portata stessa delle norme contrattuali, che mirano a garantire una continuità di trattamento economico e normativo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Corte di Cassazione rafforza in modo significativo la posizione dei lavoratori coinvolti nei cambi di appalto. Viene stabilito che la fonte della tutela non è solo la legge (art. 2112 c.c.), ma anche la contrattazione collettiva, che può prevedere garanzie più ampie.

In pratica, quando un contratto collettivo prevede il mantenimento dei diritti acquisiti, la nuova azienda è tenuta a riconoscere tutti gli scatti di anzianità e, più in generale, l’intera anzianità convenzionale, senza poter eccepire la mancanza di un trasferimento d’azienda. Questo principio si estende fino a ricomprendere i diritti accertati con sentenza passata in giudicato, garantendo così una tutela piena e completa al lavoratore.

In caso di cambio appalto, la nuova azienda deve riconoscere gli scatti di anzianità maturati con il precedente datore di lavoro?
Sì, se il contratto collettivo applicato lo prevede. La Corte di Cassazione ha chiarito che tale obbligo può derivare direttamente dalle norme contrattuali, che vincolano la società subentrante a riconoscere l’anzianità di servizio pregressa.

Una sentenza che ha accertato l’anzianità di un lavoratore verso la vecchia azienda vale anche per la nuova?
Sì. Secondo la Corte, le clausole dei contratti collettivi che prevedono il riconoscimento dell’anzianità devono includere anche quella accertata da una sentenza. Tale sentenza ha un’efficacia riflessa nei confronti del nuovo datore di lavoro.

È necessario che vi sia un trasferimento d’azienda formale per ottenere il riconoscimento dell’anzianità?
No, non è necessario. La Corte ha specificato che il diritto al riconoscimento dell’anzianità può essere previsto direttamente dalla contrattazione collettiva, a prescindere dal fatto che si configuri o meno un trasferimento d’azienda ai sensi dell’articolo 2112 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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