LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sbarco per avvicendamento: non è un licenziamento

Un marittimo con contratto a tempo indeterminato chiedeva la retribuzione per i periodi a terra. La Cassazione chiarisce che lo sbarco per avvicendamento è una sospensione legittima del rapporto, non un licenziamento, e la retribuzione non è dovuta se non prevista da un contratto in regime di continuità (CRL).

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Sbarco per Avvicendamento: Sospensione del Contratto, non Licenziamento

Nel complesso mondo del diritto del lavoro marittimo, una questione di fondamentale importanza riguarda la natura dei periodi a terra del personale navigante. In particolare, lo sbarco per avvicendamento, una prassi comune per la rotazione degli equipaggi, è spesso al centro di contenziosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che tale evento costituisce una sospensione e non una risoluzione del rapporto di lavoro, con importanti conseguenze sul piano retributivo.

I Fatti del Caso

Un lavoratore marittimo, il cui rapporto di lavoro con una società armatrice era stato precedentemente riconosciuto come a tempo indeterminato da una sentenza passata in giudicato, si è rivolto nuovamente al Tribunale. Egli lamentava l’illegittimità della sospensione unilaterale del rapporto, causata da una serie di “sbarchi per avvicendamento”, e chiedeva la condanna della società al pagamento delle retribuzioni maturate durante tali periodi a terra.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue richieste. I giudici di merito avevano affermato che lo sbarco è una modalità fisiologica di svolgimento del lavoro nautico e che, pur determinando la fine della specifica “convenzione di imbarco”, non risolve il “contratto di arruolamento” a tempo indeterminato, il quale entra semplicemente in una fase di quiescenza. Di conseguenza, in assenza di una prestazione lavorativa, non era dovuta la relativa retribuzione. Il lavoratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito la distinzione fondamentale tra il rapporto di lavoro nel suo complesso (contratto di arruolamento) e la singola fase di imbarco (convenzione di imbarco). Lo sbarco per avvicendamento incide solo sulla seconda, determinandone la conclusione, ma lascia intatto il contratto principale, che viene meramente sospeso.

La distinzione cruciale: Contratto standard vs. Regime di Continuità (CRL)

Il punto centrale della decisione risiede nella differenza tra un normale contratto a tempo indeterminato e quello in “regime di continuità” (CRL), previsto da specifici contratti collettivi. Solo quest’ultimo garantisce al marittimo la continuità del rapporto e della retribuzione anche durante i periodi di inoperosità tra uno sbarco e l’imbarco successivo. Nel caso in esame, era pacifico che il lavoratore non godesse del regime CRL. Pertanto, la sua situazione ricadeva nella disciplina generale, governata dal principio di corrispettività: l’obbligo di pagare la retribuzione sorge solo a fronte dell’effettiva prestazione lavorativa.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che lo sbarco per avvicendamento non è un atto illecito del datore di lavoro, ma una modalità operativa tipica e necessaria del settore. Esso risolve la convenzione di imbarco, ma il contratto di arruolamento a tempo indeterminato prosegue, sebbene in uno stato quiescente. Durante questa fase di sospensione, vengono meno le prestazioni principali e corrispettive (lavoro contro retribuzione), ma permangono altri obblighi e poteri, come quelli formativi per il lavoratore o disciplinari per il datore.

Secondo la Cassazione, l’assenza di retribuzione durante la sospensione è una conseguenza legittima del principio di corrispettività. Pretendere il pagamento senza lavorare sarebbe possibile solo in presenza di una specifica norma legale o, come nel caso del CRL, contrattuale. La Corte ha sottolineato che, sebbene la contrattazione collettiva possa introdurre garanzie ulteriori per i lavoratori, come il CRL, in assenza di tali pattuizioni si applica la disciplina legale generale. Di conseguenza, la sospensione del rapporto dovuta allo sbarco per avvicendamento è legittima, così come lo è la correlata assenza di retribuzione.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio chiave nel diritto del lavoro marittimo: lo sbarco per avvicendamento, in un contratto a tempo indeterminato non assistito da regime di continuità, è una legittima sospensione del rapporto di lavoro e non una sua interruzione. Questo comporta che:

1. Il lavoratore non subisce un licenziamento e il suo rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l’armatore rimane in vita.
2. Durante i periodi a terra tra un imbarco e l’altro, il lavoratore non ha diritto alla retribuzione, in applicazione del principio generale di corrispettività delle prestazioni.
3. Il diritto alla retribuzione durante i periodi di sbarco è garantito solo se specificamente previsto da un contratto collettivo che istituisce un “regime di continuità” (CRL).

Questa pronuncia offre certezza giuridica a operatori del settore e lavoratori, chiarendo che la tutela della stabilità del posto di lavoro a tempo indeterminato non si traduce automaticamente in un diritto alla retribuzione continua, a meno che non sia esplicitamente pattuito.

Lo sbarco per avvicendamento è considerato un licenziamento nel rapporto di lavoro marittimo?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che lo sbarco per avvicendamento non costituisce un licenziamento o una risoluzione del rapporto. Esso determina la fine della singola “convenzione di imbarco”, ma il contratto di lavoro principale a tempo indeterminato (“contratto di arruolamento”) rimane in vita, entrando in una fase di sospensione.

Il lavoratore marittimo ha diritto alla retribuzione durante i periodi di sbarco per avvicendamento?
Generalmente no. Secondo la sentenza, in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato standard, la sospensione della prestazione lavorativa comporta anche la sospensione dell’obbligo retributivo, in base al principio di corrispettività. Il diritto alla retribuzione durante i periodi a terra è previsto solo in regimi speciali, come il Regime di Continuità (CRL), stabilito dalla contrattazione collettiva.

Qual è la differenza tra “contratto di arruolamento” e “convenzione di imbarco”?
Il “contratto di arruolamento” è il rapporto di lavoro fondamentale e principale che lega il marittimo all’armatore, definendone la durata (es. a tempo indeterminato). La “convenzione di imbarco”, invece, è l’accordo specifico che regola un singolo periodo di servizio a bordo di una nave. La fine di una convenzione di imbarco (ad esempio, con lo sbarco) non significa necessariamente la fine del contratto di arruolamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati