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Sbalzo di tensione: chi paga i danni? La sentenza

Un’azienda ha subito ingenti danni alle proprie apparecchiature a causa di uno sbalzo di tensione e ha citato in giudizio il fornitore di energia. Il Tribunale ha accolto la domanda, qualificando la distribuzione di energia elettrica come attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 c.c. La società fornitrice è stata condannata al risarcimento del danno, poiché non ha fornito la prova liberatoria di aver adottato tutte le misure idonee a evitare l’evento.

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Pubblicato il 30 ottobre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Sbalzo di Tensione e Danni: La Responsabilità del Fornitore di Energia

Uno degli inconvenienti più temuti da aziende e privati è il danneggiamento di apparecchiature elettroniche a causa di uno sbalzo di tensione. Ma chi paga i danni in questi casi? Una recente sentenza del Tribunale di Bari fa luce sulla questione, confermando un principio fondamentale: la distribuzione di energia elettrica è un’attività pericolosa, e la responsabilità ricade sul fornitore, salvo prova contraria molto rigorosa.

I Fatti del Caso: Danni da Sovratensione

Una società citava in giudizio il proprio fornitore di energia elettrica chiedendo un risarcimento di oltre 11.000 euro. L’azienda sosteneva che, in una specifica giornata, uno sbalzo di tensione sulla linea elettrica aveva causato ingenti danni a diverse apparecchiature necessarie alla sua attività.

La società fornitrice si difendeva negando ogni responsabilità. A suo dire, il contratto prevedeva clausole di esclusione della responsabilità, l’evento era di natura accidentale e non vi era prova di un collegamento diretto (il cosiddetto nesso eziologico) tra l’interruzione della fornitura e i danni lamentati. Inoltre, imputava i guasti a un difetto degli impianti interni dell’azienda cliente.

La Decisione del Tribunale sul Risarcimento per sbalzo di tensione

Il Tribunale ha accolto la domanda dell’azienda danneggiata. Ha dichiarato la società fornitrice unica responsabile dei danni subiti dall’attrice e, di conseguenza, l’ha condannata al pagamento di una somma pari a 11.258,85 euro, oltre IVA e interessi. La convenuta è stata inoltre condannata a rimborsare integralmente le spese legali e i costi della consulenza tecnica (CTU).

Le Motivazioni: Perché la Distribuzione di Energia è un’Attività Pericolosa

Il punto centrale della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 2050 del Codice Civile, che regola la responsabilità per l’esercizio di attività pericolose. Il giudice ha ribadito un orientamento consolidato in giurisprudenza: la produzione e distribuzione di energia elettrica, per la sua natura e per i mezzi adoperati, è considerata un’attività intrinsecamente pericolosa.

Questa qualificazione ha un’implicazione processuale importantissima: inverte l’onere della prova. Non è il danneggiato a dover dimostrare la colpa del fornitore, ma è quest’ultimo a dover provare di aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno. Si tratta di una prova estremamente difficile da fornire, nota come ‘prova liberatoria’.

Nel caso specifico:
1. L’azienda attrice ha provato il nesso eziologico: Attraverso prove testimoniali e documentali, ha dimostrato che il giorno dell’incidente si erano verificati diversi sbalzi di tensione e che le sue apparecchiature si erano danneggiate proprio in quella circostanza.
2. La società convenuta non ha fornito la prova liberatoria: Il fornitore non è riuscito a dimostrare di aver fatto tutto il possibile per prevenire il danno. La semplice affermazione che si sia trattato di un evento accidentale non è stata ritenuta sufficiente a superare la presunzione di responsabilità.
3. Il ruolo decisivo della CTU: Il Consulente Tecnico d’Ufficio nominato dal Tribunale ha ispezionato le apparecchiature e ha confermato la compatibilità dei danni con la dinamica descritta (lo sbalzo di tensione), quantificando con precisione l’ammontare economico del pregiudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Utenti e Aziende

Questa sentenza rafforza la tutela di consumatori e imprese contro i danni derivanti da disservizi sulla rete elettrica. Chi subisce un danno a causa di uno sbalzo di tensione parte da una posizione di vantaggio processuale. Per ottenere il risarcimento, sarà sufficiente dimostrare il danno subito e il collegamento temporale con il disservizio sulla rete elettrica. Spetterà poi alla società fornitrice l’arduo compito di dimostrare la propria assenza di responsabilità, provando di aver adottato ogni cautela tecnicamente possibile. È quindi fondamentale, in caso di danni, documentare immediatamente l’accaduto, conservare le apparecchiature danneggiate per un’eventuale perizia e rivolgersi a un legale per avviare la richiesta di risarcimento.

Chi è responsabile per i danni causati da uno sbalzo di tensione?
Secondo la sentenza, la responsabilità ricade sulla società che fornisce l’energia elettrica, in quanto la sua attività è qualificata come ‘pericolosa’ ai sensi dell’art. 2050 del Codice Civile, il che comporta una presunzione di responsabilità a suo carico.

Cosa deve dimostrare chi subisce il danno per ottenere il risarcimento?
La parte danneggiata deve dimostrare il nesso eziologico, ovvero il collegamento di causa-effetto tra lo sbalzo di tensione e il danno alle proprie apparecchiature. Nel caso analizzato, sono state sufficienti prove testimoniali, documentali e una consulenza tecnica d’ufficio (CTU).

Come può il fornitore di energia elettrica evitare la condanna al risarcimento?
Il fornitore può evitare la condanna solo fornendo la cosiddetta ‘prova liberatoria’, ossia dimostrando di aver adottato tutte le misure idonee e tecnicamente possibili per evitare il danno. Affermare che l’evento sia stato di natura accidentale non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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