LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Risarcimento danno marciapiede: la responsabilità del Comune

Un pedone subisce una caduta a causa di un marciapiede dissestato e coperto da fogliame. La Corte d’Appello conferma la responsabilità oggettiva del Comune per il risarcimento danno marciapiede, escludendo la colpa del danneggiato data la natura occulta del pericolo. La sentenza, inoltre, corregge il criterio di liquidazione del danno, applicando le tabelle del Tribunale di Milano anziché quelle previste per i sinistri stradali, e condanna l’ente al pagamento della differenza residua.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 marzo 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Risarcimento danno marciapiede: la piena responsabilità del Comune

Quando un cittadino cade a causa di una buca o di un dissesto sul marciapiede, la questione del risarcimento danno marciapiede diventa centrale. Una recente sentenza della Corte di Appello di Venezia ha ribadito i principi cardine della responsabilità oggettiva dell’ente pubblico, chiarendo quando la condotta del pedone non può essere considerata causa dell’incidente, specialmente in presenza di un pericolo nascosto.

I Fatti: Una Caduta Rovinosa su un Marciapiede Dissestato

Il caso riguarda un cittadino che, camminando di sera lungo un marciapiede cittadino, è rovinosamente caduto a causa di un rialzamento della pavimentazione provocato dalle radici di un albero. L’insidia non era visibile per due ragioni decisive: la zona era scarsamente illuminata e il dissesto era completamente coperto da uno strato di fogliame e altro materiale vegetale. A seguito della caduta, il pedone ha riportato una frattura alla spalla, subendo un danno significativo.

In primo grado, il Tribunale aveva riconosciuto la responsabilità del Comune, ma aveva liquidato il danno utilizzando i parametri previsti per gli incidenti stradali, meno favorevoli per il danneggiato. Entrambe le parti hanno quindi impugnato la decisione: il cittadino per ottenere un risarcimento più equo, il Comune per vedersi liberato da ogni responsabilità, sostenendo una colpa del pedone.

La Decisione della Corte d’Appello sul risarcimento danno marciapiede

La Corte di Appello ha riformato parzialmente la sentenza di primo grado, giungendo a una conclusione chiara:

1. Conferma della Responsabilità del Comune: L’appello del Comune è stato respinto. La Corte ha confermato la sua piena responsabilità ai sensi dell’art. 2051 c.c. (responsabilità da cose in custodia).
2. Accoglimento dell’Appello del Danneggiato: È stato accolto il motivo relativo all’errata liquidazione del danno. I giudici hanno ricalcolato il risarcimento utilizzando le tabelle del Tribunale di Milano, considerate il parametro di riferimento nazionale per i danni alla persona non derivanti da sinistri stradali, determinando un importo maggiore.

Di conseguenza, il Comune è stato condannato a versare al danneggiato la differenza tra quanto già pagato e il nuovo, più corretto, importo liquidato.

Le Motivazioni: Responsabilità Oggettiva e l’Assenza del Caso Fortuito

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 2051 del Codice Civile. Questa norma stabilisce una forma di responsabilità oggettiva: l’ente che ha in custodia un bene pubblico (come un marciapiede) è responsabile dei danni che questo provoca, indipendentemente da una sua colpa specifica. Per liberarsi da tale responsabilità, l’ente ha l’onere di provare il cosiddetto “caso fortuito”.

Nel caso specifico, il Comune sosteneva che la condotta del pedone, residente in una zona limitrofa, integrasse il caso fortuito. Secondo l’ente, il cittadino avrebbe dovuto conoscere lo stato dei luoghi e usare maggiore prudenza. La Corte ha respinto categoricamente questa tesi. La presenza di foglie che nascondevano il dissesto e la scarsa illuminazione serale costituivano una vera e propria “insidia non prevedibile”. Di fronte a un pericolo occulto, non si può pretendere dal pedone un comportamento straordinariamente cauto.

La condotta del danneggiato non è stata ritenuta né causa esclusiva dell’evento né concausa, poiché la situazione fattuale non era superabile con l’ordinaria diligenza. Il Comune, al contrario, non ha fornito alcuna prova liberatoria, non dimostrando di aver fatto tutto il possibile per prevenire il danno.

Correzione del Criterio di Liquidazione Danni

Un altro punto fondamentale della sentenza riguarda il calcolo del danno. Il Tribunale aveva erroneamente applicato l’art. 139 del Codice delle Assicurazioni Private, specifico per i danni derivanti dalla circolazione di veicoli. La Corte d’Appello ha corretto questo errore, stabilendo che per il risarcimento danno marciapiede il riferimento corretto sono le tabelle del Tribunale di Milano. Queste tabelle, aggiornate annualmente, forniscono una liquidazione del danno biologico più completa e adeguata, tenendo conto di tutte le componenti del danno non patrimoniale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida alcuni principi fondamentali a tutela dei cittadini:

1. La responsabilità del custode è oggettiva: Per il Comune non è sufficiente affermare di non avere colpa; deve provare attivamente che il danno è stato causato da un evento eccezionale e imprevedibile, come una condotta palesemente imprudente del danneggiato, cosa che non si verifica in presenza di un’insidia nascosta.
2. Un pericolo nascosto esclude la colpa del pedone: Foglie, scarsa illuminazione o altri elementi che occultano un dissesto rendono il pericolo imprevedibile, e la conseguente caduta non può essere addebitata al cittadino, anche se abita nelle vicinanze.
3. Il danno va liquidato correttamente: È cruciale che il risarcimento per lesioni personali sia calcolato secondo i parametri corretti (tabelle milanesi), che garantiscono una valutazione più equa del pregiudizio subito, portando a un risarcimento potenzialmente più elevato.

Quando un Comune è responsabile per la caduta di un pedone su un marciapiede?
Il Comune è responsabile in base all’art. 2051 c.c. per i danni causati dai beni che ha in custodia, come i marciapiedi. Per essere esonerato, deve provare il ‘caso fortuito’, ossia un evento imprevedibile e inevitabile, come una condotta eccezionalmente imprudente del pedone, che interrompa il nesso causale tra la condizione del marciapiede e il danno.

La presenza di foglie o la scarsa illuminazione possono escludere la colpa del pedone?
Sì. La sentenza chiarisce che la presenza di fogliame che copre un dissesto, unita a una scarsa illuminazione, rende il pericolo occulto e non superabile con l’ordinaria diligenza. In tali circostanze, la condotta del pedone non è connotata da colpa e la responsabilità ricade interamente sull’ente custode.

Come viene calcolato il risarcimento del danno alla persona in questi casi?
Il risarcimento del danno non patrimoniale (biologico, morale e relazionale) per cadute su suolo pubblico deve essere liquidato secondo le tabelle elaborate dal Tribunale di Milano. La sentenza ha stabilito che è errato applicare i parametri previsti dal Codice delle Assicurazioni Private per i sinistri stradali, poiché le tabelle milanesi offrono una valutazione più completa ed equa del danno alla persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati