LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Risarcimento danni veicolo aziendale: la Cassazione

Un lavoratore chiede il pagamento delle spettanze di fine rapporto, ma l’azienda si oppone chiedendo il risarcimento danni veicolo aziendale per un incidente. La Cassazione conferma la responsabilità del dipendente, ritenendo estinto il suo credito per compensazione con il maggior credito del datore di lavoro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Risarcimento danni veicolo aziendale: la Cassazione chiarisce la responsabilità del lavoratore

Il tema del risarcimento danni veicolo aziendale è una questione delicata che si pone all’incrocio tra diritto del lavoro e responsabilità civile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su come viene ripartito l’onere della prova e su quando il credito del datore di lavoro per i danni può essere compensato con le spettanze di fine rapporto del dipendente. Analizziamo insieme questo caso per comprendere meglio i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un lavoratore di ottenere il pagamento delle sue spettanze di fine rapporto attraverso un decreto ingiuntivo. La società datrice di lavoro si opponeva a tale richiesta, vantando a sua volta un controcredito di importo superiore. Tale controcredito derivava dalla richiesta di risarcimento danni veicolo aziendale, a seguito di un incidente stradale in cui il dipendente, alla guida del mezzo, aveva perso il controllo durante un turno notturno su un tratto rettilineo, causando ingenti danni.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’azienda. I giudici di merito avevano revocato il decreto ingiuntivo e, accertata la responsabilità del lavoratore per l’incidente, avevano dichiarato il suo credito per le spettanze estinto per compensazione con il maggior credito risarcitorio della società.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il lavoratore, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Violazione delle norme sull’onere della prova: Secondo il dipendente, la Corte d’Appello avrebbe errato nell’attribuirgli la responsabilità, non considerando che spettava al datore di lavoro dimostrare la sua colpa.
2. Vizio di motivazione: Il ricorrente lamentava una motivazione carente riguardo al presunto pagamento dei danni da parte della compagnia assicurativa, circostanza che, a suo dire, avrebbe dovuto escludere la sua responsabilità.

Le motivazioni sul risarcimento danni veicolo aziendale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito con una motivazione chiara e sintetica.

Sulla Responsabilità e l’Onere della Prova

Il punto centrale della decisione riguarda la responsabilità per l’incidente. La Corte ha stabilito che, essendo pacifico che il lavoratore avesse perso il controllo del mezzo affidatogli su un tratto rettilineo, la sua responsabilità era di fatto acclarata. Spettava al lavoratore, e non al datore di lavoro, fornire la prova di eventuali cause a lui non imputabili, come ad esempio un difetto del veicolo (nello specifico, del rimorchio), che egli aveva indicato come possibile causa dell’infortunio. In assenza di tale prova, la responsabilità per il sinistro ricade interamente su di lui. La valutazione dei fatti compiuta dalla corte territoriale è stata considerata una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità.

Sulla Questione Assicurativa

Anche il secondo motivo è stato respinto. I giudici supremi hanno evidenziato due aspetti: in primo luogo, non vi era alcuna prova in atti che la compagnia assicurativa avesse effettivamente pagato i danni. In secondo luogo, era stato accertato che la copertura assicurativa escludeva comunque i danni al rimorchio. Pertanto, la questione del pagamento da parte dell’assicurazione è stata ritenuta irrilevante ai fini della determinazione della responsabilità del lavoratore, già accertata in sentenza.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre spunti pratici fondamentali per datori di lavoro e dipendenti. In caso di incidente con un veicolo aziendale, la perdita di controllo del mezzo da parte del conducente fa presumere la sua responsabilità. Se il lavoratore intende contestare tale addebito, è suo onere dimostrare che l’evento è stato causato da fattori esterni o da difetti del veicolo non a lui imputabili. Inoltre, l’esistenza di una polizza assicurativa non esclude automaticamente l’obbligo del dipendente di rispondere dei danni, specialmente se la copertura è parziale o se il pagamento non è provato. Infine, viene confermata la possibilità per il datore di lavoro di compensare il proprio credito risarcitorio con i crediti retributivi del lavoratore, come il TFR, una volta che la responsabilità di quest’ultimo sia stata giudizialmente accertata.

Chi deve provare la causa di un incidente con un veicolo aziendale?
Se un lavoratore perde il controllo del veicolo aziendale, si presume la sua responsabilità. È onere del lavoratore stesso dimostrare che l’incidente è stato causato da fattori a lui non imputabili, come un difetto del veicolo o un caso fortuito. In assenza di tale prova, la responsabilità ricade su di lui.

Il datore di lavoro può trattenere il TFR per coprire i danni al veicolo aziendale?
Sì. Se un tribunale accerta la responsabilità del lavoratore per i danni causati al veicolo aziendale, il credito del datore di lavoro per il risarcimento può essere utilizzato per compensare i debiti verso il lavoratore, come il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), fino a estinguerli se il danno è di importo superiore.

Il pagamento dei danni da parte di un’assicurazione esclude la responsabilità del lavoratore?
Non necessariamente. Come chiarito dalla sentenza, la questione assicurativa non influisce sul regime di responsabilità. Inoltre, se non vi è prova del pagamento da parte dell’assicurazione o se la polizza ha una copertura parziale (ad esempio, esclude alcune parti del veicolo), il lavoratore può essere comunque chiamato a rispondere per la parte di danno non coperta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati