LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riposo compensativo: spetta l’indennità post turno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26191/2024, ha stabilito che l’indennità di turno spetta anche per il giorno di riposo successivo a un turno notturno di 12 ore. Tale giorno è qualificato come riposo compensativo, finalizzato al recupero dello stress psico-fisico, indipendentemente dal superamento dell’orario di lavoro settimanale. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda sanitaria, confermando che la maggiore intensità e gravosità della prestazione lavorativa giustifica il riconoscimento del riposo come compensativo e, di conseguenza, il diritto all’indennità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Riposo Compensativo: Indennità Garantita Anche Senza Superare l’Orario Settimanale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 26191/2024) ha fatto chiarezza su un punto fondamentale per i lavoratori turnisti, in particolare nel settore sanitario. La Corte ha stabilito che il riposo compensativo dopo un turno notturno particolarmente lungo e faticoso dà diritto all’indennità di turno, anche se non viene superato il monte ore settimanale. Questa decisione rafforza la tutela della salute e del benessere dei lavoratori, riconoscendo che la necessità di recupero non dipende solo dalla quantità di ore lavorate, ma anche dalla loro intensità.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di alcune infermiere professionali in servizio presso un ospedale. Le lavoratrici, impiegate in turni a rotazione che includevano turni notturni di 12 ore consecutive, avevano chiesto il riconoscimento di un’indennità economica anche per il giorno di riposo (cosiddetto “smonto”) successivo a tale turno. L’Azienda Sanitaria Locale si era opposta, sostenendo che tale giorno non potesse essere qualificato come riposo compensativo in senso stretto, poiché l’orario di lavoro settimanale di 36 ore non veniva superato. Secondo l’azienda, si trattava semplicemente di un giorno non lavorato all’interno della normale programmazione dei turni. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alle infermiere, ma l’azienda ha portato la questione fino in Cassazione.

La Questione Giuridica e il Riposo Compensativo

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione del concetto di riposo compensativo secondo il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del Comparto Sanità. La normativa contrattuale prevede che l’indennità di turno non spetti nei giorni di assenza dal servizio, con un’unica eccezione: i giorni di riposo compensativo. L’azienda sanitaria interpretava questa eccezione in modo restrittivo, legandola esclusivamente al recupero di ore lavorate in eccedenza rispetto all’orario settimanale ordinario. Le lavoratrici, invece, sostenevano una visione più ampia, basata sulla funzione del riposo: recuperare non solo le ore in più, ma anche e soprattutto la maggiore gravosità e lo stress psico-fisico derivanti da un turno notturno di 12 ore.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’azienda, aderendo pienamente alla tesi delle lavoratrici e delle corti di merito. I giudici hanno sottolineato che la finalità delle norme contrattuali, lette in combinato disposto, è quella di tutelare il benessere del lavoratore, prevedendo “adeguati periodi di riposo tra i turni per consentire il recupero psico-fisico”. La Corte ha quindi affermato che la nozione di riposo compensativo non può essere limitata al solo caso di superamento dell’orario settimanale.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio di sostanza più che di forma. Il riposo che segue un turno di 12 ore notturne non è un semplice giorno libero, ma una necessità fisiologica per compensare la “maggiore penosità” e l'”inusuale intensità” della prestazione. Il suo scopo è ristorare il lavoratore dallo stress psico-fisico accumulato. Pertanto, questo riposo ha una chiara funzione compensativa, strettamente e causalmente legata alla gravosità del lavoro svolto. Qualificarlo come una mera assenza dal servizio, come preteso dall’azienda, sarebbe incongruo e contrario alla ratio della normativa, che mira a compensare il disagio del lavoro a turni. La Corte ha stabilito che la qualificazione di un giorno come riposo compensativo dipende dalla sua funzione di recupero, non da un mero calcolo aritmetico delle ore lavorate nella settimana.

Le Conclusioni

La Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: l’indennità giornaliera per il lavoro a turni compete ogni qual volta il riposo sia chiaramente volto a consentire al lavoratore di recuperare il maggior stress psico-fisico legato a un turno di servizio di particolare intensità e gravosità. Questo diritto non è impedito dal fatto che la prestazione lavorativa, nel suo complesso, non superi l’orario contrattuale settimanale. Questa ordinanza rappresenta una vittoria importante per i diritti dei lavoratori turnisti, in quanto valorizza la qualità del riposo come elemento essenziale per la tutela della salute, riconoscendo che l’intensità del lavoro, e non solo la sua durata, merita un’adeguata compensazione.

Il diritto al riposo compensativo sorge solo se si superano le ore di lavoro settimanali?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il riposo compensativo può essere riconosciuto anche per recuperare la maggiore gravosità e l’intensità di un singolo turno di lavoro, come quello notturno di 12 ore, indipendentemente dal superamento dell’orario settimanale contrattuale.

Spetta l’indennità di turno per il giorno di “smonto” dopo un turno notturno lungo?
Sì. Secondo la sentenza, quando il giorno di riposo (“smonto”) dopo un turno particolarmente pesante è chiaramente finalizzato a consentire il recupero psico-fisico del lavoratore, esso si qualifica come riposo compensativo e dà diritto alla percezione dell’indennità di turno prevista dal contratto collettivo.

Qual è la funzione principale del riposo compensativo secondo la Cassazione in questo caso?
La funzione principale è quella di ristorare il lavoratore dal maggior stress psico-fisico legato a una prestazione lavorativa di durata prolungata e con articolazione notturna. Non si tratta di una mera assenza dal servizio, ma di un recupero necessario a causa della particolare intensità e gravosità del lavoro svolto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati