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Riposo compensativo: spetta l’indennità post turno?

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di alcuni infermieri a ricevere l’indennità di turno per il giorno di riposo successivo a un turno notturno di 12 ore. La Corte ha chiarito che tale giorno si qualifica come **riposo compensativo** perché serve a recuperare lo stress psico-fisico della prestazione gravosa, indipendentemente dal superamento del monte ore settimanale. L’appello dell’azienda sanitaria, che lo considerava un normale giorno non lavorato, è stato respinto.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità per Riposo Compensativo: la Cassazione fa Chiarezza

Il giorno di riposo che segue un faticoso turno di notte deve essere retribuito con l’indennità di turno? A questa domanda, che interessa migliaia di lavoratori del comparto sanità e non solo, ha dato una risposta definitiva l’ordinanza n. 26190/2024 della Corte di Cassazione. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il giorno di ‘smonto’ dopo un turno notturno prolungato va considerato riposo compensativo e, come tale, dà diritto alla relativa indennità, anche se non si è superato il monte ore settimanale. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni di questa importante decisione.

I fatti del caso: la controversia tra infermiere e ASL

La vicenda nasce dal ricorso di alcune infermiere professionali in servizio presso un ospedale pubblico. Le lavoratrici, soggette a una turnazione che includeva turni diurni e turni notturni di 12 ore consecutive (dalle 20:00 alle 8:00), avevano chiesto il riconoscimento del diritto a percepire l’indennità di turno anche per il giorno di riposo immediatamente successivo alla notte lavorata.

L’Azienda Sanitaria Locale (ASL) si era sempre opposta, sostenendo che quel giorno non fosse un ‘riposo compensativo’ – l’unica assenza per cui il contratto collettivo prevede il pagamento dell’indennità – ma un semplice giorno non lavorato all’interno della normale programmazione settimanale. Secondo l’ASL, si poteva parlare di riposo compensativo solo in caso di superamento delle 36 ore settimanali, cosa che non avveniva.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alle lavoratrici, ma l’ASL aveva deciso di portare la questione fino in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sul riposo compensativo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ASL, confermando le sentenze precedenti e consolidando un principio di diritto di grande rilevanza. Gli Ermellini hanno chiarito che la qualificazione di un giorno di riposo come ‘compensativo’ non dipende esclusivamente dal superamento dell’orario di lavoro settimanale.

Ciò che conta è la funzione del riposo stesso. Se il riposo è concesso per permettere al lavoratore di recuperare le energie psico-fisiche a seguito di una prestazione lavorativa di particolare intensità e gravosità – come un turno notturno di 12 ore – allora esso deve essere qualificato come riposo compensativo.

Le motivazioni: perché il riposo dopo il turno notturno è compensativo?

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi delle norme del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del Comparto Sanità.

1. La Funzione dell’Indennità: L’art. 44 del CCNL prevede un’indennità giornaliera per il personale che opera su tre turni, proprio per ‘ristorare’ la maggiore gravosità del lavoro. Lo stesso articolo specifica che tale indennità non spetta nei giorni di assenza, ad eccezione dei giorni di riposo compensativo. Questa eccezione, secondo la Corte, è fondamentale perché collega direttamente l’indennità al recupero da una prestazione faticosa.

2. Il Recupero Psico-Fisico: Un’altra norma chiave (l’art. 26 del CCNL) impone di prevedere ‘adeguati periodi di riposo tra i turni per consentire il recupero psico-fisico’. La Corte ha ritenuto questa locuzione ‘decisiva’. Il giorno di riposo dopo 12 ore di lavoro notturno non è un giorno libero qualsiasi, ma un periodo necessario e finalizzato a recuperare uno stress specifico e intenso. La sua funzione è, appunto, compensativa.

3. L’Intensità del Singolo Turno: La Cassazione ha superato la visione legata al solo monte ore settimanale. Ha affermato che la gravosità che giustifica il riposo compensativo può derivare non solo dal numero totale di ore lavorate, ma anche dall’intensità e dalla durata di una singola prestazione. Un turno di 12 ore, svolto di notte, è intrinsecamente più usurante di un normale turno diurno, e pertanto merita un riposo specifico che va ristorato economicamente.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza stabilisce un principio di diritto chiaro e importante: l’indennità di turno spetta per il giorno di riposo che segue un turno di servizio con modalità di particolare intensità e gravosità, come quello notturno prolungato. Tale riposo è ‘compensativo’ per sua natura, in quanto volto a tutelare la salute e il benessere del lavoratore permettendogli un adeguato recupero psico-fisico. La decisione ha implicazioni significative per tutti i lavoratori turnisti del comparto sanità e, per estensione, di altri settori con organizzazioni del lavoro simili, rafforzando la tutela del diritto al riposo come elemento essenziale della prestazione lavorativa.

L’indennità di turno spetta per il giorno di riposo che segue un turno notturno di 12 ore?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che spetta. Questo giorno di riposo è qualificato come ‘riposo compensativo’, finalizzato al recupero dello stress psico-fisico derivante dalla particolare gravosità del turno, e per tale riposo il contratto collettivo prevede la corresponsione dell’indennità.

È necessario superare l’orario di lavoro settimanale per avere diritto al riposo compensativo retribuito?
No, non è necessario. La sentenza chiarisce che il diritto al riposo compensativo (e alla relativa indennità) può sorgere anche solo dalla maggiore intensità e durata di un singolo turno di lavoro, come quello notturno di 12 ore, indipendentemente dal monte ore settimanale complessivo.

Qual è la funzione del ‘recupero psico-fisico’ menzionato nella sentenza?
Il ‘recupero psico-fisico’ è il fine essenziale del riposo compensativo. La Corte lo considera un elemento decisivo per qualificare il giorno di ‘smonto’ dopo il turno notturno come riposo compensativo, riconoscendo che la pesantezza di un turno prolungato e notturno richiede un periodo di recupero specifico, che viene ristorato economicamente tramite l’indennità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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