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Rinuncia ex lege ricorso: estinzione per mancata istanza

La Cassazione chiarisce che la mancata presentazione dell’istanza di decisione, a seguito della proposta di definizione anticipata, configura una rinuncia ex lege ricorso. In un caso tra un professionista e una provincia, entrambi i ricorsi sono stati dichiarati estinti perché nessuna delle parti ha chiesto di procedere, rendendo inammissibili anche le questioni di costituzionalità sollevate.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

La Rinuncia ex lege del Ricorso: Quando il Silenzio Estingue il Giudizio

Nel complesso mondo della procedura civile, anche l’inazione può avere conseguenze drastiche e definitive. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale relativo alla rinuncia ex lege ricorso: se le parti, dopo aver ricevuto una proposta di definizione anticipata, non chiedono formalmente di procedere alla discussione, il loro ricorso si considera rinunciato per legge, con conseguente estinzione dell’intero giudizio. Questo caso, che vedeva contrapposti un professionista e un ente pubblico, offre un’importante lezione sull’importanza di ogni singolo passo procedurale.

Il Contesto: Un Contenzioso e una Proposta di Definizione

La vicenda trae origine da una controversia tra un ingegnere e una Provincia. Il caso, dopo un lungo iter processuale che includeva una precedente pronuncia della Cassazione con rinvio alla Corte d’Appello, era nuovamente approdato dinanzi alla Suprema Corte. Erano stati presentati sia un ricorso principale dal professionista sia un ricorso incidentale dall’ente pubblico.

In questa fase, è intervenuto il meccanismo previsto dall’art. 380-bis del codice di procedura civile. Il Consigliere delegato ha emesso una proposta di definizione anticipata, suggerendo il rigetto di entrambi i ricorsi. A questo punto, la legge prevede una scelta netta per le parti: accettare implicitamente la proposta (restando in silenzio) oppure, se intendono contestarla e proseguire, depositare un’istanza di decisione, sottoscritta dal difensore munito di una nuova procura speciale.

La Scelta Processuale e la Rinuncia ex lege al Ricorso

Di fronte a questa biforcazione, la difesa del professionista ha compiuto una scelta peculiare. Ha depositato una memoria in cui dichiarava esplicitamente di non voler presentare l’istanza di decisione e di non voler rilasciare una nuova procura. Invece di contestare nel merito la proposta, ha sollevato dubbi sulla costituzionalità della norma stessa. Anche la controparte, l’ente pubblico, non ha presentato alcuna istanza.

La Corte di Cassazione ha interpretato questo comportamento in modo inequivocabile. La mancata presentazione dell’istanza di decisione entro il termine previsto dalla legge non è una semplice omissione, ma un atto con un preciso effetto giuridico: la rinuncia ex lege ricorso. La legge, infatti, presume che il silenzio delle parti equivalga a una rinuncia, determinando automaticamente l’estinzione del processo. Poiché entrambe le parti hanno omesso di attivarsi, sia il ricorso principale sia quello incidentale sono stati considerati rinunciati.

Le Questioni di Costituzionalità: Un Tentativo Inammissibile

Il tentativo del ricorrente di convertire la propria memoria in un’occasione per sollevare questioni di legittimità costituzionale sull’art. 380-bis c.p.c. è stato dichiarato inammissibile dalla Corte.

I giudici hanno spiegato che tali questioni possono essere sollevate solo all’interno di un giudizio pendente e da un soggetto pienamente legittimato. In questo caso, al momento del deposito della memoria, il giudizio era di fatto già avviato verso l’estinzione a causa della mancata istanza. Inoltre, l’avvocato, non avendo ricevuto la nuova procura speciale richiesta dalla legge per questa specifica fase, non era più legittimato a compiere un atto così rilevante. Sollevare una questione di costituzionalità fuori da un processo attivo e senza il potere per farlo è un atto processualmente irricevibile.

le motivazioni

La Corte ha fondato la propria decisione sulla chiara previsione dell’art. 380-bis, comma 2, del codice di procedura civile. La norma stabilisce che, in assenza di un’istanza di decisione sottoscritta da un difensore con nuova procura speciale, il ricorso si considera abbandonato. Questo meccanismo integra una fattispecie di rinuncia presunta dalla legge (ex lege), finalizzata a snellire il carico giudiziario e a definire rapidamente i ricorsi per i quali le parti non mostrano più interesse a una discussione approfondita. I giudici hanno sottolineato che una volta emessa la proposta di definizione, essa non può essere revocata e produce i suoi effetti. L’inazione delle parti ha innescato una conseguenza processuale automatica e irreversibile prevista dal legislatore: l’estinzione. Di conseguenza, non esisteva più un ‘giudizio in corso’ nel quale la questione di costituzionalità potesse essere considerata rilevante.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, compensando le spese tra le parti. La sentenza rappresenta un monito significativo per avvocati e litiganti: le norme procedurali, in particolare quelle del rito di Cassazione, richiedono attenzione e un’azione proattiva. Il meccanismo della proposta di definizione anticipata non è un mero passaggio interlocutorio, ma un punto di svolta che impone una scelta strategica. L’inerzia o il tentativo di aggirare le regole, come sollevare questioni di costituzionalità senza rispettare i requisiti di forma e legittimazione, non solo si rivela inefficace ma può portare alla fine prematura e definitiva del contenzioso.

Cosa succede se una parte non presenta l’istanza di decisione dopo aver ricevuto la proposta di definizione anticipata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c.?
Secondo la sentenza, la mancata presentazione dell’istanza di decisione nel termine previsto dalla legge comporta che il ricorso si consideri rinunciato per legge (rinuncia ex lege), con la conseguente estinzione del giudizio.

È possibile sollevare questioni di legittimità costituzionale in una memoria presentata in risposta alla proposta di definizione, senza chiedere la discussione del ricorso?
No. La Corte ha stabilito che le questioni di costituzionalità sono inammissibili se proposte in un giudizio che si sta già estinguendo per mancata istanza di decisione. Per essere esaminate, devono essere sollevate in un processo pendente e da un difensore legittimato.

La richiesta di discussione del ricorso dopo la proposta ex art. 380-bis richiede una nuova procura speciale all’avvocato?
Sì. La legge richiede espressamente che l’istanza con cui si chiede la decisione sia sottoscritta da un difensore munito di una nuova procura speciale, rilasciata appositamente per questa fase. In assenza, l’istanza non è valida e, come in questo caso, l’avvocato non è legittimato a compiere ulteriori atti come sollevare eccezioni di costituzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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