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Rinuncia all’impugnazione: quando si estingue il processo

La Corte d’Appello di Bari analizza un caso in cui, a seguito di un accordo, l’appellante chiede l’estinzione del processo. La Corte qualifica tale atto come una rinuncia all’impugnazione, distinguendola dalla rinuncia agli atti, e dichiara la cessazione della materia del contendere. Viene stabilito che in tale scenario non si applica il raddoppio del contributo unificato e le spese legali vengono compensate tra le parti.

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Pubblicato il 16 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia all’impugnazione: come un accordo può chiudere un processo d’appello

Un accordo tra le parti può porre fine a un giudizio d’appello in modo rapido ed efficace. La Corte d’Appello di Bari, con una recente sentenza, offre importanti chiarimenti sulla rinuncia all’impugnazione e sulle sue conseguenze pratiche, distinguendola nettamente dalla semplice rinuncia agli atti del giudizio. Analizziamo come un’istanza basata su un accordo transattivo sia stata interpretata dalla Corte e quali sono gli effetti su spese legali e contributo unificato.

I Fatti del Caso: Dall’Arbitrato all’Appello

La vicenda ha origine da un lodo arbitrale che aveva dichiarato la cessazione della materia del contendere in una controversia. Una delle parti, insoddisfatta, decideva di impugnare tale lodo dinanzi alla Corte d’Appello, chiedendone la nullità e una nuova pronuncia nel merito. La controparte si costituiva in giudizio, resistendo all’appello e chiedendone il rigetto.

La Svolta: L’Accordo e la Rinuncia all’impugnazione

Il colpo di scena arriva quando, a processo in corso, la parte appellante deposita un’istanza con cui informa la Corte di aver raggiunto un accordo con la controparte. In virtù di tale accordo, la stessa parte chiedeva alla Corte di dichiarare la cessazione della materia del contendere e l’estinzione della procedura.
La Corte si è trovata a dover qualificare giuridicamente tale istanza. Non si trattava di una semplice richiesta di estinzione, ma di una manifestazione chiara della volontà di abbandonare la contestazione della decisione arbitrale.

L’Analisi della Corte: la differenza cruciale con la rinuncia agli atti

Il cuore della decisione risiede nella distinzione, operata dai giudici sulla base di consolidati principi della Corte di Cassazione, tra due istituti processuali:

La Rinuncia agli Atti del Giudizio

È la rinuncia al singolo procedimento. Per essere efficace in appello, richiede l’accettazione della controparte, qualora questa abbia un interesse concreto alla prosecuzione della causa per ottenere una sentenza a sé più favorevole.

La Rinuncia all’impugnazione

È un atto più radicale. Con essa, la parte non rinuncia solo al processo, ma al suo diritto sostanziale di contestare la decisione. Questa rinuncia ha un’efficacia immediata e non necessita dell’accettazione della controparte. Il suo effetto è quello di far passare in giudicato la sentenza impugnata, determinando la cessazione della materia del contendere sull’oggetto dell’appello.

La Corte di Bari ha ritenuto che l’istanza dell’appellante, fondata su un accordo e sottoscritta da un procuratore con pieni poteri, integrasse una vera e propria rinuncia all’impugnazione.

La Decisione: Cessazione del Contendere e Conseguenze sulle Spese

Sulla base di questa interpretazione, la Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere. Inoltre, ha affrontato due aspetti pratici di grande rilevanza:

1. Spese Legali: L’esistenza di un accordo tra le parti ha giustificato la compensazione integrale delle spese del giudizio. Ciascuna parte ha quindi sostenuto i propri costi legali, in applicazione dell’art. 92 c.p.c.
2. Doppio Contributo Unificato: La Corte ha escluso l’obbligo per l’appellante di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato. Tale sanzione, prevista dall’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002, si applica solo nei casi di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità dell’appello, e non in caso di estinzione per rinuncia.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta qualificazione giuridica della volontà delle parti. L’istanza dell’appellante, pur chiedendo genericamente la “cessazione della materia del contendere”, è stata interpretata come una manifestazione implicita ma inequivocabile di abbandonare la contestazione del lodo. Questa interpretazione si allinea all’insegnamento della Cassazione, che distingue la rinuncia al diritto di impugnare (un atto di merito, definitivo e non condizionato) dalla rinuncia agli atti processuali (un atto procedurale che può richiedere l’accettazione avversaria). La conseguenza diretta della rinuncia al diritto è la fine della lite, ovvero la cessazione della materia del contendere. La decisione sulla compensazione delle spese è una logica conseguenza dell’accordo sottostante, mentre l’esclusione del doppio contributo unificato deriva da un’interpretazione rigorosa e non estensiva della norma sanzionatoria, che non contempla il caso di estinzione per rinuncia.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre una guida preziosa per le parti e i loro legali. Dimostra come la formalizzazione di un accordo durante un processo d’appello possa condurre a una chiusura rapida ed efficiente della controversia attraverso lo strumento della rinuncia all’impugnazione. Sottolinea inoltre un importante vantaggio economico: evitare sia la condanna alle spese della controparte sia il pagamento del raddoppio del contributo unificato. Si tratta di un incentivo implicito alla risoluzione concordata delle liti, anche quando la controversia è già in una fase avanzata.

Che differenza c’è tra rinuncia all’impugnazione e rinuncia agli atti del giudizio d’appello?
La rinuncia all’impugnazione è una rinuncia al diritto stesso di contestare la sentenza, è immediatamente efficace e non richiede l’accettazione della controparte. La rinuncia agli atti del giudizio è una rinuncia al solo procedimento e, per essere efficace, può necessitare dell’accettazione della controparte se questa ha interesse a continuare la causa.

La rinuncia all’impugnazione comporta il pagamento del “doppio contributo unificato”?
No. La sentenza chiarisce che il presupposto per il pagamento del doppio contributo unificato non si verifica in caso di cessazione della materia del contendere a seguito di rinuncia, ma solo quando l’impugnazione è respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile.

Cosa succede alle spese legali quando il processo si estingue per un accordo tra le parti?
In questo caso, la Corte, proprio in virtù dell’accordo raggiunto che ha portato alla rinuncia, ha deciso di compensare integralmente le spese legali tra le parti. Ciascuna parte, quindi, ha sostenuto i propri costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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