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Rinuncia al ricorso: spese legali e conseguenze

L’ordinanza esamina un caso di rinuncia al ricorso in Cassazione da parte di uno studio professionale contro un istituto bancario. Poiché la controparte non ha formalmente accettato la rinuncia, la Corte Suprema ha dichiarato estinto il giudizio ma ha condannato la parte rinunciante al pagamento delle spese legali. La decisione si fonda sul principio di causalità, secondo cui chi pone fine al procedimento deve farsi carico dei costi sostenuti dalla controparte che non ha aderito alla rinuncia.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Chi Paga le Spese?

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può chiudere definitivamente una controversia, ma le sue conseguenze economiche non sono sempre scontate. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: cosa accade alle spese legali quando la parte avversaria non accetta formalmente la rinuncia? L’analisi di questo provvedimento offre spunti preziosi sulla gestione strategica del contenzioso e sul principio di causalità nel processo civile.

I Fatti del Caso

La vicenda vedeva contrapposti uno studio legale e tributario associato e un istituto bancario in liquidazione coatta amministrativa. Lo studio professionale aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza del Tribunale di Milano. Tuttavia, in una fase successiva del procedimento, lo stesso studio ha presentato un atto formale di rinuncia al ricorso, motivandola con la “cessata materia del contendere”, ovvero il venir meno dell’oggetto della disputa.

Il punto cruciale della questione, però, è emerso quando la Corte ha rilevato che l’istituto bancario, la parte controricorrente, non aveva formalmente aderito a tale rinuncia.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Di fronte alla rinuncia presentata dalla parte ricorrente, la Corte di Cassazione ha agito in conformità con la procedura: ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione. La rinuncia, infatti, è un atto unilaterale che, di per sé, è sufficiente a porre fine al procedimento di impugnazione.

La questione non si è però esaurita qui. La mancanza di un’accettazione esplicita da parte della controricorrente ha imposto alla Corte di pronunciarsi sulla regolamentazione delle spese di lite.

Le Motivazioni: Il Principio di Causalità e le Spese Legali

La Corte ha fondato la propria decisione sull’articolo 391 del Codice di Procedura Civile e sul consolidato principio di causalità. Secondo tale principio, la parte che con il proprio comportamento ha dato causa all’estinzione del processo è tenuta a sopportarne le conseguenze economiche.

Nel caso specifico, è stata la rinuncia al ricorso dello studio professionale a determinare la fine del giudizio. Sebbene la rinuncia sia un diritto, essa non può pregiudicare la posizione della controparte che, per difendersi, ha dovuto sostenere dei costi (esborsi, onorari legali). Poiché la controparte non ha accettato la rinuncia, non ha implicitamente rinunciato al proprio diritto al rimborso delle spese sostenute.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che, in difetto di adesione, la condanna alle spese deve essere pronunciata nei confronti del ricorrente che ha dato causa all’estinzione. Lo studio professionale è stato quindi condannato a rimborsare all’istituto bancario le spese di lite, liquidate in € 3.200,00, oltre accessori di legge.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce una regola procedurale di fondamentale importanza pratica. La decisione di rinunciare a un ricorso deve essere attentamente ponderata, non solo per le sue conseguenze sul merito della controversia, ma anche per l’impatto economico. Prima di formalizzare una rinuncia, è sempre consigliabile cercare un accordo con la controparte che includa anche l’accettazione della stessa e, idealmente, una rinuncia reciproca alle spese legali. In assenza di tale accordo, il rinunciante deve essere consapevole che, quasi certamente, sarà tenuto a pagare i costi del giudizio sostenuti dalla parte avversaria.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia comporta l’estinzione del giudizio di cassazione, ponendo fine al procedimento.

Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso non accettata?
In base al provvedimento, se la controparte non accetta la rinuncia, la parte che ha rinunciato (il ricorrente) è condannata a rimborsare le spese legali sostenute dalla controparte, in applicazione del principio di causalità.

L’efficacia della rinuncia dipende dall’accettazione della controparte?
No, la rinuncia è di per sé sufficiente a causare l’estinzione del giudizio. Tuttavia, l’assenza di accettazione da parte della controparte è decisiva per determinare a chi verranno addebitate le spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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