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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il processo

Un’azienda in liquidazione e il suo legale rappresentante hanno presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello. Prima dell’udienza, hanno deciso di effettuare una rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che la rinuncia è un atto valido che prevale anche su una precedente proposta di definizione anticipata. Di conseguenza, non sono state applicate sanzioni per lite temeraria né il raddoppio del contributo unificato, dato che le parti avevano anche concordato la compensazione delle spese legali.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Come e Quando si Estingue il Giudizio

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale di fondamentale importanza, che consente alle parti di porre fine a una controversia in modo autonomo. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce le modalità e le conseguenze di tale atto, specialmente quando interviene in una fase avanzata del procedimento. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

Il Contesto del Caso: Dal Ricorso alla Rinuncia

Il caso ha origine da un ricorso per la cassazione di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello, promosso da un imprenditore e dalla sua società in liquidazione. La controparte, un veicolo di cartolarizzazione, si era regolarmente costituita in giudizio per resistere all’impugnazione.

Durante il procedimento, il consigliere delegato aveva depositato una proposta di definizione anticipata del giudizio, come previsto dall’art. 380-bis del codice di procedura civile. Tuttavia, prima della data fissata per la camera di consiglio, le parti ricorrenti hanno compiuto un passo decisivo: hanno formalizzato la loro rinuncia al ricorso.

Questa mossa è stata prontamente accettata dalla controparte, la quale ha aderito alla rinuncia. Contestualmente, le parti hanno raggiunto un accordo per la compensazione integrale delle spese legali, sollevando così la Corte da una decisione sul punto.

La Decisione della Corte: La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia e della relativa accettazione, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sull’applicazione diretta degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano appunto la rinuncia e i suoi effetti.

I giudici hanno sottolineato che la rinuncia, se formalizzata correttamente e accettata dalla controparte costituita, è un atto idoneo a determinare l’immediata chiusura del processo, indipendentemente dalla fase in cui si trova.

Le Motivazioni della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni che supportano la declaratoria di estinzione e chiariscono alcuni dubbi procedurali.

Validità della Rinuncia anche dopo la Proposta di Definizione

Un punto cruciale affrontato dalla Corte è la validità della rinuncia anche quando questa interviene dopo la comunicazione della proposta di definizione anticipata del giudizio. I giudici hanno affermato che la rinuncia è un atto che rimane sempre possibile, rituale e idoneo a provocare una decisione basata sulle sue specifiche regole. In sostanza, la volontà delle parti di porre fine alla lite prevale sulla sequenza procedimentale avviata con la proposta del consigliere.

Conseguenze: Niente Sanzioni né Raddoppio del Contributo

La conseguenza più rilevante della legittimità della rinuncia al ricorso riguarda l’inapplicabilità di due istituti sanzionatori. La Corte ha stabilito che, stante la rinuncia, non trovano applicazione:
1. Le sanzioni per responsabilità processuale aggravata (lite temeraria) previste dall’art. 96, commi 3 e 4, del codice di procedura civile.
2. L’obbligo di versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, il cosiddetto “raddoppio del contributo”, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002. Questo obbligo, infatti, scatta solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, non in caso di estinzione per rinuncia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce la piena autonomia delle parti nel decidere di terminare una controversia attraverso la rinuncia al ricorso, anche in fasi avanzate del giudizio di Cassazione. In secondo luogo, chiarisce in modo inequivocabile che la rinuncia legittima e accettata protegge il ricorrente dalle conseguenze economiche negative, come le sanzioni e il raddoppio del contributo unificato, che sono invece legate a un esito sfavorevole nel merito o a un vizio del ricorso. Si tratta di una precisazione fondamentale per avvocati e parti processuali che valutano l’opportunità di abbandonare un’impugnazione.

È possibile rinunciare a un ricorso in Cassazione anche dopo che è stata comunicata una proposta di definizione anticipata del giudizio?
Sì, la Corte ha stabilito che la rinuncia è un atto sempre possibile e idoneo a provocare la chiusura del processo secondo le proprie regole, anche se interviene dopo la proposta di definizione anticipata.

Quali sono le conseguenze immediate di una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte?
La conseguenza principale è l’estinzione del giudizio di legittimità, come previsto dall’art. 391 del codice di procedura civile, senza che la Corte si pronunci sul merito del ricorso.

In caso di rinuncia al ricorso, il ricorrente è tenuto a pagare il cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”?
No. La Corte ha chiarito che, poiché la rinuncia porta all’estinzione del giudizio, non si applica l’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, che prevede il versamento di tale somma solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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