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Rinuncia al ricorso: quando il processo si estingue

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22926/2025, chiarisce la natura della rinuncia al ricorso. A seguito della rinuncia presentata dai ricorrenti, la controparte si opponeva chiedendo una pronuncia nel merito e la condanna alle spese. La Corte ha dichiarato estinto il processo, ribadendo che la rinuncia al ricorso è un atto unilaterale recettizio che produce il suo effetto estintivo nel momento in cui giunge a conoscenza del destinatario, a prescindere dall’accettazione di quest’ultimo. La Corte ha inoltre deciso di non pronunciarsi sulle spese di lite.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Quando un Atto Unilaterale Estingue il Processo

La rinuncia al ricorso rappresenta un momento cruciale nel processo civile, segnando la volontà di una parte di non proseguire con un’impugnazione. Ma quali sono le sue conseguenze immediate? È necessaria l’accettazione della controparte affinché il processo si estingua? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, offre un’importante delucidazione, riaffermando la natura unilaterale di tale atto e i suoi effetti automatici.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato da due professionisti avverso un decreto del Tribunale di Roma. La controparte era una congregazione religiosa posta in amministrazione straordinaria. Durante il corso del giudizio, i ricorrenti si sono resi conto della sopravvenuta mancanza di interesse a proseguire la causa. La ragione era prettamente pratica: avevano constatato l’incapienza dell’attivo della procedura concorsuale, che rendeva di fatto impossibile il soddisfacimento del loro credito. Di conseguenza, hanno depositato una formale dichiarazione di rinuncia al ricorso.

La Posizione delle Parti e la Questione della rinuncia al ricorso

A fronte della rinuncia, la congregazione controricorrente ha depositato una memoria con cui, pur dando atto di aver ricevuto la dichiarazione, si è opposta all’estinzione del processo. Invece di accettare la chiusura del contenzioso, ha insistito affinché la Corte si pronunciasse dichiarando il ricorso inammissibile o rigettandolo nel merito. Inoltre, ha chiesto la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese legali.

Questa contrapposizione ha sollevato una questione fondamentale di procedura civile: la rinuncia al ricorso necessita dell’accettazione della controparte per essere efficace, o produce i suoi effetti estintivi in modo automatico una volta comunicata?

La Decisione della Corte sulla rinuncia al ricorso

La Suprema Corte ha risolto la questione in modo netto, dichiarando l’estinzione del processo. I giudici hanno chiarito che la rinuncia al ricorso è un atto unilaterale recettizio. Questo significa che produce il suo effetto principale, ovvero l’estinzione del processo, nel preciso istante in cui giunge a conoscenza del destinatario (la controparte). L’accettazione di quest’ultimo non è, quindi, una condizione necessaria.

La Corte ha specificato che l’opposizione della controricorrente non poteva impedire l’effetto estintivo già prodotto dalla notifica della rinuncia. Per quanto riguarda la richiesta di condanna alle spese, i giudici hanno ritenuto, sulla base del proprio potere discrezionale previsto dall’art. 391, comma 2, del codice di procedura civile, di non dover emettere alcuna statuizione in merito.

Le motivazioni

La decisione si fonda su un principio consolidato, richiamando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (Cass. S.u. n. 34429/2019). Il ragionamento della Corte distingue nettamente l’effetto principale della rinuncia (l’estinzione del processo) dall’aspetto accessorio delle spese di lite. La natura di atto unilaterale recettizio implica che, una volta perfezionatasi la comunicazione alla controparte, l’effetto estintivo è automatico e non può essere subordinato al consenso altrui. La controparte non può pretendere una pronuncia sul merito del ricorso, poiché il giudizio ha già cessato di esistere. L’unico interesse giuridicamente tutelato che residua per la controparte è quello relativo alla regolamentazione delle spese processuali, una decisione che spetta però alla discrezionalità del giudice, il quale può decidere di condannare il rinunciante o, come in questo caso, non provvedere affatto.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio di certezza ed economia processuale. La parte che rinuncia a un ricorso determina la fine immediata del contenzioso, senza dover attendere il consenso della controparte. Questo principio garantisce al rinunciante il controllo sulla chiusura del procedimento, evitando che la lite si protragga inutilmente. Per la controparte, la tutela si concentra sulla potenziale richiesta di rifusione delle spese legali, la cui valutazione è però rimessa alla ponderazione del giudice, che terrà conto di tutte le circostanze del caso concreto.

Qual è l’effetto legale di una rinuncia al ricorso?
La rinuncia al ricorso è un atto unilaterale che provoca l’estinzione immediata del processo nel momento in cui viene comunicata alla controparte.

È necessaria l’accettazione della controparte perché la rinuncia sia efficace?
No, l’accettazione della controparte (controricorrente) non è necessaria. Il processo si estingue indipendentemente dal suo consenso o dalla sua opposizione.

Chi decide sulle spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
La decisione sulle spese legali spetta al giudice. In questo caso specifico, la Corte di Cassazione ha esercitato il proprio potere discrezionale, come previsto dall’art. 391, comma 2, c.p.c., e ha deciso di non emettere alcuna statuizione in merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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