Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi dell’Ordinanza 22436/2025
La rinuncia al ricorso è un istituto processuale che consente alla parte che ha promosso un’impugnazione di porre fine volontariamente al giudizio. Questa scelta, se formalmente corretta, conduce all’estinzione del procedimento, come chiarito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza. Analizziamo insieme un caso pratico per comprendere le dinamiche e le conseguenze di tale atto.
Il Contesto Processuale: Dal Ricorso alla Rinuncia
I fatti alla base della decisione sono lineari. Un soggetto aveva presentato ricorso per cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari. Le controparti, appellate “intimate”, avevano scelto di non costituirsi nel giudizio di legittimità, ovvero non avevano presentato difese scritte né nominato un avvocato per questa fase.
In una fase successiva, il difensore del ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso. È fondamentale notare che il legale era stato specificamente autorizzato dal suo assistito a compiere tale atto, essendo stato investito del potere di “rinunciare ai motivi di gravame”.
La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso
La Corte di Cassazione, ricevuta la rinuncia, ha svolto un controllo sulla sua conformità alle prescrizioni normative, in particolare all’articolo 390 del Codice di Procedura Civile. Verificata la regolarità formale dell’atto e il potere del difensore di presentarlo, la Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto.
Di conseguenza, ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione. Questo significa che il processo si è concluso senza che i giudici entrassero nel merito delle questioni sollevate nel ricorso originario.
La Questione delle Spese Legali
Un aspetto rilevante della decisione riguarda le spese di lite. La Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese. La ragione è semplice e logica: le parti intimate non avevano svolto alcuna attività difensiva nel giudizio di Cassazione. Non essendosi costituite, non hanno sostenuto costi che potessero essere rimborsati.
Le Motivazioni Giuridiche
La motivazione della Corte si fonda sull’applicazione diretta dell’art. 390 c.p.c. Questa norma disciplina la rinuncia al ricorso e stabilisce che essa produce l’estinzione del processo. La funzione dei giudici in questo scenario è meramente ricognitiva: devono accertare che la rinuncia sia stata presentata nelle forme previste dalla legge e da un soggetto che ne abbia il potere (il ricorrente stesso o un suo procuratore speciale).
Nel caso specifico, l’avvocato del ricorrente deteneva un mandato che includeva espressamente il potere di rinunciare, rendendo l’atto pienamente valido ed efficace. L’estinzione è l’effetto automatico previsto dalla legge. La mancata pronuncia sulle spese è altrettanto coerente con i principi processuali: non essendoci una parte vittoriosa che ha sostenuto costi per difendersi (poiché gli intimati sono rimasti inerti), non c’è alcun titolo per una condanna alle spese.
Conclusioni: Implicazioni della Rinuncia al Ricorso
L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi chiave del diritto processuale. In primo luogo, la rinuncia al ricorso è un atto dispositivo che pone fine al giudizio, rendendo definitiva la sentenza impugnata. In secondo luogo, evidenzia l’importanza di un mandato legale chiaro e completo: l’avvocato può compiere atti di tale portata solo se espressamente autorizzato. Infine, chiarisce che la gestione delle spese processuali è strettamente legata all’attività difensiva svolta dalle parti. L’inerzia di una parte (in questo caso, gli intimati) la esclude dalla possibilità di ottenere un rimborso delle spese, ma la protegge anche da una condanna in caso di estinzione per rinuncia della controparte.
Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione, verificata la regolarità dell’atto, dichiara l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.
Chi paga le spese legali in caso di rinuncia al ricorso?
Secondo questa ordinanza, se le controparti (intimàti) non si sono difese nel giudizio di Cassazione, la Corte non emette alcuna pronuncia sulle spese, poiché queste parti non hanno sostenuto costi per il procedimento.
L’avvocato può sempre rinunciare al ricorso per conto del suo cliente?
No, l’avvocato può presentare un atto di rinuncia valido solo se ha ricevuto uno specifico mandato dal cliente che gli conferisce espressamente tale potere, come avvenuto nel caso di specie.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 22436 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 2 Num. 22436 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data pubblicazione: 04/08/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 218/2019 R.G. proposto da :
COGNOME, elettivamente domiciliato in ROMA, INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato COGNOME NOME COGNOME rappresentato e difeso dall’avvocato COGNOME -ricorrente- contro
COGNOME NOME COGNOME NOME COGNOME NOMECOGNOME
-intimati- avverso la SENTENZA di CORTE D’APPELLO BARI n. 2116/2017, depositata il 13/12/2017.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 4/04/2025 dal Consigliere NOME COGNOME
PREMESSO CHE
NOME COGNOME ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte d’appello di Bari n. 2116/2017.
Gli intimati COGNOME NOME COGNOME NOME COGNOME e COGNOME NOME non hanno svolto difese.
Con atto del 25 marzo 2025 il difensore del ricorrente, al quale era stato conferito il potere di ‘ rinunciare ai motivi di gravame ‘, ha depositato atto di rinuncia al ricorso.
L’atto di rinuncia è conforme a quanto prescritto dall’art. 390 c.p.c. Non vi è pronuncia sulle spese, non essendosi gli intimati difesi nel presente giudizio.
P.Q.M.
La Corte dichiara l’estinzione del giudizio di cassazione.
Così deciso in Roma, nella adunanza camerale della sezione