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Rinuncia al ricorso non accettata: le spese legali

La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dell’appellante. Tuttavia, a causa della mancata accettazione da parte dell’appellato, la Corte condanna il rinunciante al pagamento integrale delle spese legali sostenute dalla controparte. Il caso chiarisce che la rinuncia al ricorso, se non accettata, estingue il processo ma non esonera dal pagamento delle spese di lite.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Cosa Succede se la Controparte non Accetta?

La rinuncia al ricorso è uno strumento processuale che consente di porre fine a una controversia in Cassazione. Ma quali sono le conseguenze economiche se la controparte non accetta tale rinuncia? Un recente decreto della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto, stabilendo un principio chiaro in materia di spese legali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello. Durante il procedimento, la parte ricorrente decideva di fare un passo indietro, presentando una formale rinuncia al ricorso. Tuttavia, la controparte, costituitasi come controricorrente, non accettava questa rinuncia, lasciando aperta la questione relativa alle spese legali sostenute per difendersi nel giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Questo è l’effetto principale previsto dalla legge: la rinuncia, anche se non accettata, è sufficiente per chiudere il processo. La Corte ha verificato che l’atto di rinuncia possedeva tutti i requisiti formali richiesti dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, procedendo quindi con un decreto per dichiarare l’estinzione, come consentito dalla normativa vigente.

Le Motivazioni della Corte

Il punto cruciale del decreto risiede nella gestione delle spese processuali. La Corte ha sottolineato che, nonostante l’effetto estintivo automatico della rinuncia, la mancata accettazione da parte del controricorrente impedisce una compensazione delle spese o una loro estinzione consensuale. Di conseguenza, la parte che ha rinunciato al ricorso è stata condannata a pagare interamente le spese legali della controparte. La Corte ha liquidato un importo specifico per compensi, oltre al rimborso forfettario del 15%, agli esborsi sostenuti e agli accessori di legge. La motivazione è chiara: il controricorrente ha dovuto sostenere costi per difendersi in un giudizio attivato dal ricorrente, e la sola rinuncia non accettata non può vanificare il suo diritto a essere rimborsato di tali spese.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia al ricorso è una scelta strategica con precise conseguenze. Sebbene ponga fine al contenzioso, non cancella le responsabilità economiche verso la controparte. Chi intende rinunciare a un ricorso deve considerare attentamente la possibilità che l’avversario non accetti. In questi casi, per evitare una condanna alle spese decisa dal giudice, è consigliabile cercare un accordo preventivo con la controparte che includa anche la regolamentazione delle spese legali. In assenza di un accordo, il rinunciante deve essere consapevole che, con ogni probabilità, sarà tenuto a rimborsare integralmente i costi del giudizio alla parte avversaria.

La rinuncia al ricorso estingue sempre il processo?
Sì, secondo quanto stabilito nel decreto, la rinuncia presentata dalla parte ricorrente, se formalmente valida, produce l’effetto di estinguere il giudizio di Cassazione.

Se la controparte non accetta la rinuncia al ricorso, chi paga le spese legali?
Nel caso esaminato, la mancata accettazione della rinuncia da parte del controricorrente ha portato la Corte a condannare la parte rinunciante al pagamento integrale delle spese del giudizio di legittimità sostenute dalla controparte.

Perché la Corte condanna alle spese anche se il giudizio si estingue?
La Corte condanna il rinunciante perché la controparte ha comunque dovuto affrontare dei costi per difendersi nel processo. La non accettazione della rinuncia segnala che non c’è un accordo sulle spese, quindi spetta al giudice liquidarle, ponendole a carico della parte che ha dato causa al giudizio e poi vi ha rinunciato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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