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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6181/2024, ha dichiarato l’estinzione di un processo a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, accettata dalla controparte. La decisione chiarisce che in caso di rinuncia al ricorso non è dovuto il versamento del raddoppio del contributo unificato, poiché tale misura sanzionatoria si applica solo in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Niente Doppio Contributo Unificato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 6181 del 7 marzo 2024, offre un importante chiarimento su un aspetto procedurale cruciale: le conseguenze della rinuncia al ricorso per quanto riguarda il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. La decisione stabilisce un principio fondamentale: chi rinuncia all’impugnazione non è tenuto a versare l’ulteriore importo previsto dalla legge in caso di esito negativo del giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’azione risarcitoria promossa da alcuni cittadini nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale e della relativa Regione. Dopo che la loro richiesta era stata respinta in primo grado dal Tribunale e l’appello era stato dichiarato inammissibile dalla Corte d’Appello, i cittadini avevano deciso di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione.

Tuttavia, prima che la Corte si pronunciasse nel merito, i ricorrenti hanno depositato una dichiarazione di rinuncia agli atti, manifestando la volontà di non proseguire oltre con il giudizio. Tale rinuncia prevedeva anche la compensazione delle spese legali con l’Azienda Sanitaria, la quale ha prontamente accettato i termini, chiedendo alla Corte di dichiarare l’estinzione del processo.

La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Processo

Di fronte alla rinuncia dei ricorrenti e all’accettazione della controparte, la Corte di Cassazione non ha potuto far altro che prendere atto della volontà delle parti. Ai sensi dell’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, quando il ricorrente rinuncia e le altre parti accettano, il processo si estingue.

Questo significa che il giudizio si conclude senza una decisione sul merito della controversia. La questione principale, tuttavia, riguardava le conseguenze economiche di tale rinuncia, in particolare l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Le Motivazioni: la Natura Sanzionatoria del Doppio Contributo

Il cuore della decisione della Corte risiede nell’interpretazione dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002. Questa norma prevede che la parte che ha proposto un’impugnazione poi respinta, dichiarata inammissibile o improcedibile, debba versare un ulteriore importo pari a quello già pagato come contributo unificato. Si tratta, in sostanza, di una sanzione per aver intrapreso un’azione legale infondata.

La Cassazione, richiamando precedenti orientamenti consolidati, ha ribadito che questa norma ha una natura ‘lato sensu’ sanzionatoria ed eccezionale. Proprio per questo motivo, essa deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere applicata a casi non espressamente previsti.

La rinuncia al ricorso non rientra tra le ipotesi tassative indicate dalla legge (rigetto, inammissibilità, improcedibilità). Pertanto, applicare la sanzione anche in questo caso costituirebbe un’interpretazione estensiva o analogica non consentita per norme di carattere eccezionale. Di conseguenza, il ricorrente che rinuncia non è tenuto al pagamento del raddoppio del contributo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio di garanzia per il cittadino. La scelta di rinunciare a un’impugnazione, magari a seguito di un accordo transattivo o di una riconsiderazione delle proprie ragioni, non deve essere penalizzata con un onere economico aggiuntivo che la legge riserva solo agli esiti negativi ‘imposti’ dal giudice. Questa decisione fornisce certezza giuridica e chiarisce che la rinuncia è un atto che chiude il processo senza sanzioni ulteriori per il rinunciante, favorendo così anche la deflazione del contenzioso.

Cosa succede se un ricorrente rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
Se la rinuncia viene accettata dalle altre parti costituite, il processo si estingue. Ciò significa che il giudizio si conclude immediatamente, senza una decisione nel merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso, è dovuto il pagamento del doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia non rientra nei casi previsti dalla legge (rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione) per i quali è richiesto il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

Perché il doppio contributo unificato non si applica in caso di rinuncia?
Perché la norma che lo prevede ha un carattere sanzionatorio ed eccezionale. Come tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere applicata per analogia a situazioni non espressamente contemplate, come appunto la rinuncia volontaria al ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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