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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Una società in liquidazione ha presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello. Successivamente, ha formalizzato una rinuncia al ricorso, prontamente accettata dalla controparte con compensazione delle spese legali. La Suprema Corte, preso atto dell’accordo, ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione sottolinea un principio fondamentale: in caso di estinzione per rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato, misura sanzionatoria riservata esclusivamente ai casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando si Evita il Raddoppio del Contributo Unificato

L’istituto della rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale cruciale che consente alle parti di porre fine a una controversia in modo consensuale, anche nel grado più alto della giurisdizione. Con l’ordinanza n. 4956 del 23 febbraio 2024, la Corte di Cassazione non si è limitata a prendere atto di un accordo, ma ha colto l’occasione per ribadire un principio di notevole importanza pratica: l’esclusione del raddoppio del contributo unificato in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

Il Caso: Dalla Sentenza d’Appello alla Rinuncia al Ricorso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso per cassazione presentato da una società in liquidazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. La società ricorrente contestava la decisione di secondo grado, promuovendo un giudizio dinanzi alla Suprema Corte. Tuttavia, prima che si arrivasse a una decisione nel merito, il percorso del contenzioso ha subito una svolta decisiva.

In data 24 gennaio 2024, la società ricorrente ha depositato telematicamente una formale dichiarazione di rinuncia al ricorso. A stretto giro, la società controricorrente ha depositato una dichiarazione di accettazione della rinuncia, con un contestuale accordo per la compensazione integrale delle spese legali. Questo accordo ha di fatto chiuso la disputa tra le parti, rimettendo alla Corte il solo compito di formalizzare l’esito del procedimento.

La Decisione della Corte di Cassazione

Preso atto delle dichiarazioni conformi delle parti, la Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio di legittimità. La decisione è stata una diretta conseguenza della constatazione che la rinuncia e la relativa accettazione soddisfacevano pienamente i requisiti formali previsti dal Codice di Procedura Civile.

Le Motivazioni: Perché la Rinuncia al Ricorso Non Comporta Sanzioni

Il cuore dell’ordinanza risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha escluso l’applicazione del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. Questa misura, introdotta per scoraggiare le impugnazioni pretestuose, prevede che la parte soccombente sia tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo già pagato. La Corte ha chiarito in modo inequivocabile le ragioni giuridiche di tale esclusione.

I Requisiti Formali per l’Estinzione

Innanzitutto, i giudici hanno verificato la correttezza procedurale della rinuncia. Le dichiarazioni, sottoscritte dalle parti e dai loro procuratori, e la comunicazione del deposito alla parte resistente, rispettavano le condizioni stabilite dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. Di conseguenza, sussistevano tutti i presupposti per dichiarare l’estinzione del giudizio.

L’Esclusione del Raddoppio del Contributo: Un Principio di Stretta Interpretazione

Il passaggio più significativo della motivazione riguarda l’inapplicabilità del raddoppio del contributo. La Corte ha ribadito, citando precedenti consolidati (Cass. n. 6888/2015 e n. 19562/2015), che tale misura si applica solo in casi tassativamente previsti: il rigetto dell’impugnazione, la sua declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità.

La norma ha una natura eccezionale e, lato sensu, sanzionatoria. Proprio per questo, è soggetta a un’interpretazione restrittiva e non può essere applicata per analogia o in via estensiva a fattispecie diverse, come appunto l’estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso. Dichiarare estinto un processo è un esito proceduralmente diverso dal rigettarlo nel merito o dal dichiararlo inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Parti

L’ordinanza in esame offre un’importante conferma per gli operatori del diritto e per le parti in causa. La rinuncia al ricorso, seguita da accettazione, non solo costituisce una via d’uscita efficiente da una controversia legale, ma garantisce anche di non incorrere nella sanzione del raddoppio del contributo unificato. Questa chiarezza incentiva le parti a trovare accordi transattivi anche in fase di legittimità, sapendo che la chiusura concordata del procedimento non comporterà oneri economici aggiuntivi di natura sanzionatoria, favorendo così la deflazione del contenzioso.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
Il giudizio si estingue. La Corte di Cassazione, verificata la regolarità formale della rinuncia e dell’accettazione, emette un’ordinanza con cui dichiara la fine del processo senza entrare nel merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso, si deve pagare il raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio del contributo unificato non si applica quando il giudizio si estingue per rinuncia. Questa misura sanzionatoria è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Perché il raddoppio del contributo unificato non si applica alla rinuncia al ricorso?
Perché la norma che prevede il raddoppio ha carattere eccezionale e sanzionatorio. In quanto tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere estesa per analogia a casi non espressamente previsti, come l’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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