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Rinuncia al ricorso: niente doppio contributo unificato

Una società di consulenza, dopo aver proposto ricorso in Cassazione contro una sentenza d’appello sfavorevole, ha deciso di ritirarlo. La controparte ha accettato la rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato estinto il giudizio, chiarendo un punto fondamentale: in caso di rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato previsto per i casi di rigetto o inammissibilità, poiché tale norma è di stretta interpretazione e non può essere estesa.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Niente Raddoppio del Contributo Unificato

La rinuncia al ricorso rappresenta una scelta strategica che può chiudere un contenzioso in Cassazione, ma quali sono le sue conseguenze fiscali? Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce che chi rinuncia non è tenuto a versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, comunemente noto come “raddoppio”. Questa decisione sottolinea la natura eccezionale della sanzione, applicabile solo in casi tassativamente previsti dalla legge.

I Fatti di Causa

Una società di ingegneria e comunicazione, in liquidazione, aveva avviato una causa per ottenere il pagamento di servizi di consulenza forniti a un’altra azienda. Dopo aver perso sia in primo grado che in appello, la società decideva di presentare ricorso per Cassazione. Tuttavia, in prossimità dell’udienza, la società ricorrente, tramite il suo legale, ha dichiarato di voler procedere con la rinuncia al ricorso, chiedendo la compensazione delle spese legali. La società controparte ha formalmente accettato la rinuncia alle medesime condizioni.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Con l’accettazione della controparte, la rinuncia si è perfezionata ai sensi degli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. Di conseguenza, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. Il punto cruciale affrontato dall’ordinanza, però, non riguarda il merito della causa originaria, bensì una questione puramente procedurale e fiscale: l’applicabilità del cosiddetto raddoppio del contributo unificato.

Le Motivazioni

La Corte ha fornito una spiegazione chiara e lineare. Ha richiamato l’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, una norma che impone al ricorrente che ha perso la causa di versare un importo aggiuntivo pari a quello del contributo unificato già pagato. I giudici hanno specificato che questa misura si applica esclusivamente nei casi tipici di esito negativo dell’impugnazione, ovvero: il rigetto, la declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. La norma, avendo una natura eccezionale e “lato sensu” sanzionatoria, è di stretta interpretazione. Ciò significa che non può essere applicata a situazioni non espressamente previste, come appunto la rinuncia al ricorso. Un’applicazione estensiva o analogica sarebbe contraria ai principi generali del diritto. Pertanto, con la rinuncia e la conseguente estinzione del processo, non sussistono i presupposti per imporre il pagamento del doppio contributo.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio importante per chi affronta un giudizio di legittimità. La scelta di rinunciare a un ricorso in Cassazione non solo chiude la controversia, ma evita anche l’aggravio di costi legato al raddoppio del contributo unificato. La decisione offre una maggiore certezza giuridica alle parti, che possono valutare la rinuncia come un’opzione strategica per contenere le spese legali quando le probabilità di successo dell’impugnazione sono basse, senza temere l’applicazione automatica di una sanzione economica pensata per altri esiti processuali.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra accetta?
Il processo si estingue. Ciò significa che il giudizio si conclude senza una decisione nel merito da parte della Corte di Cassazione, e la sentenza impugnata diventa definitiva.

La rinuncia al ricorso comporta sempre il pagamento del cosiddetto raddoppio del contributo unificato?
No. Come chiarito dalla Corte, la rinuncia al ricorso non fa scattare l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, poiché questa misura si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Perché il raddoppio del contributo unificato non si applica in caso di rinuncia?
Perché la norma che prevede il raddoppio ha natura eccezionale e sanzionatoria, quindi deve essere interpretata in modo restrittivo. La legge elenca specificamente i casi in cui si applica (rigetto, inammissibilità, improcedibilità) e la rinuncia non è tra questi. Non è possibile estendere la norma a casi non previsti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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