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Rinuncia al ricorso: niente doppia tassa per chi cede

La Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso. Con l’ordinanza n. 7105/2024, ha stabilito che la parte rinunciante non è tenuta al versamento del doppio del contributo unificato, a differenza di chi prosegue con un ricorso incidentale infondato, che viene invece condannato al pagamento. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio principale e rigettato quello incidentale, condannando entrambi i ricorrenti in solido al pagamento delle spese legali della controparte.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Rinuncia al Ricorso: Come Evitare il Raddoppio delle Spese

La rinuncia al ricorso è uno strumento processuale che può rivelarsi strategico, non solo per porre fine a una lite, ma anche per evitare conseguenze economiche sfavorevoli. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi rinuncia all’impugnazione non è soggetto al raddoppio del contributo unificato, una sanzione prevista invece per chi vede il proprio ricorso rigettato. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Un Doppio Appello con Esiti Divergenti

La vicenda nasce da un ricorso presentato da una società di gestione del servizio idrico contro una sentenza del Tribunale di Genova. Nel giudizio si sono costituite diverse controparti, tra cui una consumatrice che ha presentato un controricorso e un’altra società idrica che ha proposto un ricorso incidentale.

Il colpo di scena si verifica quando la società ricorrente principale deposita un’istanza di rinuncia al ricorso. Tuttavia, la seconda società, autrice del ricorso incidentale, decide di non fare lo stesso e di proseguire nel giudizio, nonostante i motivi del suo appello fossero del tutto identici a quelli del ricorso principale, ormai abbandonato.

La Decisione della Suprema Corte sulla rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dovuto gestire due situazioni distinte con esiti opposti:

1. Ricorso Principale: In seguito alla formale rinuncia, il giudizio relativo a questo ricorso è stato dichiarato estinto, come previsto dall’articolo 390 del codice di procedura civile.
2. Ricorso Incidentale: Non essendo stato oggetto di rinuncia, è stato esaminato nel merito. La Corte ha rilevato che i suoi motivi erano identici a quelli di altri ricorsi già rigettati in precedenza con decisioni ampiamente motivate (richiamando la Cass. ord. 20361/2023 e altre conformi). Di conseguenza, il ricorso incidentale è stato rigettato per infondatezza.

La differenza fondamentale tra i due percorsi processuali si è manifestata soprattutto sul piano delle conseguenze economiche.

Le Motivazioni

La Corte ha delineato con chiarezza le diverse implicazioni in materia di spese e contributo unificato. In primo luogo, ha stabilito che la parte che ha dato causa alle spese, ovvero la ricorrente principale con la sua impugnazione iniziale, deve rifonderle alla controparte vittoriosa. Significativamente, ha condannato in solido anche la ricorrente incidentale, poiché il suo appello, definito “adesivo”, ha contribuito a mantenere in vita il contenzioso.

Il punto cruciale della decisione riguarda il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, il cosiddetto “raddoppio”. La Corte ha spiegato che, in caso di rinuncia al ricorso, questa sanzione non si applica. Citando precedenti consolidati (Cass. n. 23175/2015), ha ribadito che il raddoppio è una misura eccezionale, di natura sanzionatoria, applicabile solo nei casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Essendo una norma di stretta interpretazione, non può essere estesa per analogia alla rinuncia.

Al contrario, la ricorrente incidentale, il cui ricorso è stato rigettato, è stata condannata a versare tale ulteriore importo. La sua scelta di non rinunciare, pur a fronte di motivi di ricorso palesemente infondati secondo la giurisprudenza consolidata, ha portato a conseguenze economiche ben più gravose.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre una lezione strategica fondamentale per chiunque affronti un giudizio di impugnazione. La rinuncia al ricorso, se effettuata correttamente, non solo pone fine al procedimento, ma protegge il rinunciante dalla sanzione del raddoppio del contributo unificato. La decisione di proseguire con un’impugnazione, specialmente se “adesiva” a una principale e basata su motivi già ritenuti infondati dalla giurisprudenza, espone invece al rischio concreto di un rigetto e delle relative conseguenze economiche, inclusa la condanna al doppio del contributo versato e al pagamento delle spese legali in solido con l’originario ricorrente.

Chi rinuncia a un ricorso in Cassazione deve pagare il doppio del contributo unificato?
No, la Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato non si applica in caso di rinuncia al ricorso, poiché tale misura sanzionatoria è prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

Cosa succede a un ricorso incidentale se quello principale viene rinunciato?
Il ricorso incidentale non si estingue automaticamente ma deve essere esaminato nel merito. Se i suoi motivi sono infondati, come nel caso di specie dove erano identici a quelli di ricorsi già rigettati, viene rigettato con tutte le conseguenze legali, inclusa la condanna alle spese e al raddoppio del contributo unificato.

In caso di rinuncia, chi è tenuto a pagare le spese legali?
La parte che ha rinunciato al ricorso (ricorrente principale) è considerata colei che ha dato causa alle spese e viene condannata a rifonderle alla controparte. Nell’ordinanza, anche la ricorrente incidentale è stata condannata in solido, poiché il suo ricorso ‘adesivo’ ha contribuito alla prosecuzione della lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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